Lettera agli amici - 26 aprile 2015

Pubblicato il 29-04-2015

di Ernesto Olivero

Sindone 2015


L’amore più grande

Non cerco tra i morti il Vivente.
Gesù è il Vivente
quando amo per amore suo,
quando taccio per amore suo
quando il mio io sparisce
per amore suo
quando nell'altro
nel carcerato, nell'affamato, nello straniero
amo e vedo Lui.
La Sindone che mi sta davanti
certamente ne ha avvolto il corpo
e ringrazio di poterlo osservare
con commozione.
Ma Gesù, il Vivente
è in mezzo a noi
quando due o tre di noi
sono uniti nel suo nome
Gesù è in mezzo a noi
nell'eucarestia
Gesù è in mezzo a noi
quando la sua parola viva
vive in me.

Cari amici,
in questi giorni la nostra città è invasa da tantissima gente che viene per vedere, pregare, sostare di fronte alla Sindone. Tantissimi passano anche dall’Arsenale e mi piacerebbe che vedessero in noi dei risorti, che vedessero nei nostri atteggiamenti Gesù il vivente. In fondo noi cristiani dovremmo rassomigliare a Gesù Cristo e il nostro amore dovrebbe essere la dimostrazione che non amiamo un morto, ma il Risorto che, per amore, ha dato tutto, inchiodato dal male, ed ha accettato di morire in croce. Uno che si è preso addosso tutti i nostri dolori, grandi e piccoli e pur di non accusare nessuno ma per scusare tutti, ha accettato di morire fra le risa e il disprezzo di tanti ed è stato liberato da ogni morte. Ecco perché ci piacerebbe vivere con Lui da risorti.

Mi piacerebbe che chi cerca vedendoci dicesse: abbiamo trovato dei cristiani che rassomigliano al loro Gesù, non sono migliori degli altri, ma ti accolgono con bontà e anche se ricevono sgarbi non sono vendicativi, non sono ladri, non sono bugiardi, sono buoni. Mi piacerebbe che la gente intuisse nel cuore che non siamo adoratori di un morto, di un ricordo del passato ma che siamo gli amici di un Vivente.

Mi piacerebbe che la gente di noi dicesse: quelli sono amici di Dio. Forse non sono migliori degli altri però sono sempre pronti a voler bene, su di loro si può sempre contare. A vederli danno consolazione.

Cari amici,
davanti a Gesù le parole si fanno silenzio. Lo contempliamo nel suo dolore, nella sua solitudine, nel suo non essere capito neanche dai suoi, eppure pieno di misericordia, capace di parole e di gesti che guariscono, perdonano, salvano. Davanti a Gesù cresce nel cuore di ognuno di noi la sua stessa compassione e insieme il desiderio di essere come Lui, con il Suo aiuto. Davanti a Gesù accettiamo la nostra umanità fragile e ferita, ma sentiamo di poter andare oltre, di essere persone nuove. Guardando Gesù, nostro compagno di strada, risorto e vivo, desideriamo essere testimoni di ciò che ha fatto in noi e in mezzo a noi.

E’ da tempo che ripeto serenamente e con grande convinzione che il meglio della pazienza, del silenzio della comprensione dobbiamo viverlo tra noi. Non lo ripeto come una frase fatta ma perché non dobbiamo smettere di crederci e di chiedere che lo Spirito Santo faccia in noi la novità di una vita davvero fraterna. Per me il “ti amo”, il “ti voglio bene” è nuovo ogni volta ed ogni volta il mio respiro lo sente nuovo. Abbiamo un’opera di Dio tra le mani. Vorrei che in noi tutti fosse forte il desiderio di farla rimanere opera di Dio per sempre. Nuovamente, da ora a sempre.

L’ostensione della Sindone mi fa desiderare di essere ancora più trasparenza di Dio, Sua immagine da ora a sempre, e un desiderio intimo mi prende e cresce dentro di me: vorrei che la gente dicesse “guardate come si vogliono bene, guardate dei cristiani”. E’ l’amore più grande di cui ci racconta l’Uomo della Sindone.

Beneditemi e anche io vi benedico,


Ernesto

Torino, 26 aprile 2015 


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