Madre Teresa Santa

Pubblicato il 08-09-2017

di Gian Mario Ricciardi

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Servizio del TGR con Ernesto Olivero in studio a parlare degli incontri con Madre Teresa di Calcutta


Pensiero di Ernesto Olivero su Santa Madre Teresa di Calcutta

Articolo di Gian Mario Ricciardi su "La Voce e il Tempo" di domenica 3 settembre 2017
Il ricordo della "matita di Dio", scomparsa il 5 settembre 1997, nelle parole del fondatore del Sermig Ernesto Olivero, che la conobbe nel 1976 e nel 1978: "Una cristiana autentica, dalla santità umile e ordinaria"
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Intervista su AVVENIRE di Roberto Folena ad Ernesto Olivero sull'amicizia con Santa Teresa di Calcutta


La sintonia spirituale e l'unità d'intenti fra Sermig e la santa di Calcutta "Bastava uno sguardo per instaurare con la Madre una sorta di rapporto mistico". La sua testimonianza"invita all'essenziale"

E lei mi disse: "Cerca i giovani per portarli in una casa sicura"

Bastò uno sguardo, uno solo.
E tra madre Teresa ed Ernesto Olivero scoppiò una sintonia spirituale, un’unità di intenti, che non sarebbe venuta mai meno. Oggi il fondatore del Sermig racconta i suoi incontri  con madre Teresa con grande pudore, misurando le parole e scandendo i silenzi. A tratti commovendosi. Bastò uno sguardo per il primo incontro. Ma ci volle anche la complicità di un grande uomo di Chiesa…

Ernesto Olivero, come comincia l’amicizia con madre Teresa?
Siamo negli anni Settanta, a Torino, in prossimità dell’ostensione della Sindone. Per il Sermig erano stati tempi duri. Fondamentale per noi fu l’arcivescovo, il cardinale Michele Pellegrino, che ci affidò la chiesa dell’Arcivescovado. Alla mia timida obiezione aveva replicato: «So chi siete. E nella casa di un cardinale è bene che accadano anche certe cose». Pellegrino era vivo e curioso. Una volta mi chiese di poter incontrare frère Roger di Taizé, e io glielo portai. Un giorno mi disse: “Vorrei qui a Torino madre Teresa”. «Ci penso io» replicai immediatamente.

Era così semplice?
Non lo so. So soltanto che andai a Roma e non feci nessuna fatica per convincerla. La accompagnai a Torino proprio materialmente, con la mia automobile.

Quindi la vostra amicizia è cominciata facendole da autista?
Tutta una tirata fino a Chieri, a casa mia. Prima la commozione mia in automobile, con madre Teresa al mio fianco. Poi la commozione di mia moglie e dei nostri figli ad averla a cena da noi. Madre Teresa desiderava partecipare alla messa, così domandai al viceparroco se fosse disponibile a celebrare. Ovviamente ne fu felice. Fu così che cominciò la nostra amicizia e il mio sentirmi suo figlio spirituale.

Da allora, vi siete incontrati più di quindici volte. Quali sono stati gli incontri più significativi, quelli indelebili nel suo cuore?
Sono stati almeno tre. Il primo… be’, era un momento terribile per via di certe calunnie nei confronti del Sermig. Vado a trovarla a Roma. Ricordo che scoppio in lacrime. Io piango, lei sorride. A un certo punto mi prende la mano e se l’avvicina al cuore: «Ernesto – mi dice – il problema non è tuo. Ognuno ragiona in base al marciume che ha dentro di sé». Quella frase, da allora, è per me una bussola. Se per caso mi scopro a pensar male di qualcuno, riaffiora immancabilmente.

E il secondo incontro?
L’ultimo. Madre Teresa sentiva che stava per morire. Andai a Roma a portarle la bandiera del Sermig, con la parola “Pace” che campeggia su tutte le bandiere di tutti i paesi del mondo. Fu la prima a riceverla in dono. La accettò con gioia e disse che avrebbe voluto ci fosse in tutte le sue comunità.

E il terzo?
È un incontro di cui parlo sottovoce. Io ritengo di avere una fede da bambino, anche alla mia tenera età. E come un bambino, un giorno chiesi a Gesù di scrivermi una lettera.

E che cosa desiderava che vi fosse scritto?
Io vivo una situazione paradossale. Sono laico, marito, padre e nonno. Ho con me famiglie, giovani, volontari, consacrati. Gestisco la Provvidenza che arriva nella trasparenza più assoluta. E credo sia normale, anche dopo tanti anni, chiedermi se davvero questa sia la mia strada.

Domandava una conferma?
In parte sì. Fatto sta che accade un fatto stupefacente. Esattamente due minuti dopo aver formulato la mia preghiera viene da me Annamaria, la segretaria storica del Sermig, che mi dice: «Ernesto, ho qui una lettera autografa di madre Teresa, senza data».

Senza data, senza busta. E da dove era sbucata?
In realtà non lo sappiamo, non ricordo quando me l’avesse data. Madre Teresa era morta da cinque o sei anni. Diciamo che si trattò di una singolare coincidenza.

La può leggere?
È in inglese. La traduco: «Caro Ernesto Olivero, grazie per tutto il bene che stai facendo per Gesù. Penso che dobbiamo prendere la Madonna con noi e insieme a Lei andare alla ricerca dei bambini, dei giovani, per portarli a casa. Pregherò molto per te e per quello che fai per Gesù. Il Signore ti benedica. Madre Teresa».

Portarli a casa. Quale “casa”?
“Casa” è dove ci sono tranquillità, spiritualità, principi, sicurezza. Il richiamo a Maria credo sia alla grande spiritualità materna che ci viene chiesto di avere nel cuore, per aiutare i giovani a tornare a sognare. Qualunque sia l’origine di quello scritto, per me era ed è una lettera dal Paradiso.

Lei ha scritto che bastava uno sguardo per entrare in comunione con madre Teresa.
Ho avuto la fortuna di incontrare alcuni “santi”: Luciano Pedro Mendez de Almeida, Helder Camara, Giorgio La Pira, frère Roger… Bastava uno sguardo per capirci e instaurare una sorta di rapporto mistico. Così accadeva anche con madre Teresa. Era, credo, lo stesso sguardo di due innamorati di Gesù e del Vangelo.

Che tipo di santa sarà madre Teresa per la Chiesa di questi anni?
Un punto di luce e di speranza. Ricordo che un giovane del Sermig a Torino le chiese: «Chi è Gesù per lei?». Lei rispose: «È il mio, il nostro Gesù, il Gesù con il quale entriamo in relazione». Madre Teresa ci richiama tutti all’essenziale: entrare in una relazione personale, stretta, d’amore con Gesù e aiutare così la Chiesa a tornare nel Vangelo, una “chiesa scalza”.

Roberto Folena


4 settembre 2016, piazza S.Pietro - Roma: Canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta





Madre Teresa venne a Torino tre volte

Nel 1966 fu invitata dalla «Quaresima di fraternità» iniziata da alcuni coraggiosi pionieri, tra i quali l'ingegner Giorgio Ceragioli. Le altre due volte fu invitata dal Servizio Missionario Giovanile di Ernesto Olivero. Nel 1976 visitò i malati della Piccola Casa, pregò al santuario della Consolata, parò ai giovani. Tornò nel 1978 alla fine della straordinaria ostensione della Sindone. Mi disse: «Ho riconosciuto nella Sindone il volto del Signore» ... 


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Madre Teresa - Un Nobel diventa Santo - A cura di Pina Cataldo


MADRE TERESA

Ci sono incontri
guidati da Dio
sin dai tempi della creazione.
Uno di questi
è quello con Madre Teresa.
In lei ho visto
la bellezza della normalità,
dell'esserci sempre.

Ernesto Olivero
4 settembre 2016


Ultima lettera di Madre Teresa al Sermig

 

 

 

 

 

 

 






Caro Ernesto Olivero,
grazie per tutto il bene che stai facendo per Gesù.
Penso che dobbiamo prendere la Madonna con noi
e insieme a Lei andare alla ricerca dei bambini,
dei giovani, per portarli a casa.
Pregherò molto per te
e per quello che fai per Gesù.
Il Signore ti benedica

Madre Teresa

 

SPECIALE MADRE TERESA E IL SERMIG

 

 

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