Turchia. Il seme della speranza

Pubblicato il 27-03-2017

di Redazione Sermig

presentazione a Chivasso"Il vescovo ha una parola per tutti. Avvicinabile, aspetta la gente seduto in un angolo del chiostro. Ha potuto viaggiare, ma il mondo visto da questo monastero é diverso, specie se sei la guida di una comunità piccolissima, di un pugno di persone. 'Me ne rendo conto ogni giorno. Siamo rimasti in pochi e siamo una minoranza. Questo però non toglie che siamo gli eredi di questa terra'". A parlare così é Mor Filuksinos Ozmen, vescovo del monastero Zafferano, a Mardin, in Turchia. Un tempo in questo angolo montuoso di Mesopotamia i monasteri di rito siriaco erano centinaia, veri focolai di fede e cultura destinata ad arricchire anche l'occidente.

presentazione al SermigBasti dire che negli anni 700-800 d.C. i cristiani siriaci tradussero dal greco al siriaco e poi all'arabo l'Opera Omnia di Aristotele, oltre a molti altri testi di medicina, letteratura, astronomia. Testi che, durante la dominazione araba in Spagna, una volta tradotti in latino diventarono la base dei movimenti culturali europei dei secoli successivi. Ma poi tutto è cambiato: il vento nazionalistico che ha attraversato la Turchia agli inizi del Novecento ha stravolto ogni cosa. I monasteri attivi ora si contano sulle dita di una mano e i cristiani si sono dispersi per tutto il mondo.


Nel libro "La terra perduta" (Effatà Ed.ce) arrivato alla V edizione, il giornalista Rai Matteo Spicuglia ha raccolto le testimonianze dei pochissimi ritornati in patria dopo quasi un secolo. Il genocidio attuato dal triumvirato dei Giovani Turchi nel 1915 non ha lasciato scampo o quasi a coloro che parlano tuttora la lingua di Gesù, i cristiani siriaci aramei. "La Turchia ai turchi" fu lo slogan che giustificò il genocidio, pari come numero a quello degli armeni. Come loro, chi scampò la vita perse ugualmente tutti i beni. L'esilio in Europa e in America fu il destino comune ad ambedue i popoli.

Ora sono i loro nipoti della diaspora ritornati nei luoghi di origine che ne raccontano la storia tra commozione e rabbia. “La nostra storia è incredibile – sussurra Naile alla coppia che adesso abita la casa della sua infanzia – siamo come un pugno di grano nelle mani di un contadino. Quando lo spargi in un campo, non sai più che fine fa. Un chicco di qua, uno di là, uno mangiato dagli uccelli, uno piantato. Ecco, a noi è successa la stessa cosa”.

Con il marito Sabri ha lasciato la casa in Svizzera dove abita con i tre figli mossa dal passato che reclamava uno spazio nella sua vita ricostruita. Il suo è un ritorno solo temporaneo, lo spazio di una rapida visita: anche per lei, in questo momento è troppo difficile tornare e mettere radici. Il clima politico e culturale non lo consente ancora, la diffidenza reciproca è ancora forte, il ricordo dei torti subiti ancora troppo bruciante.

E poi, dove sistemarsi? Dopo tanti anni, grazie alla prassi dell’usucapione, la terra dei bisnonni è legalmente di chi l’ha coltivata. Non può più essere reclamata da chi l’ha abitata per tanti secoli. Se nel frattempo le cose non cambieranno, quella terra per loro rimarrà perduta. Rimane la speranza, rappresentata dal coraggio di Mor Gregorius Melke, vescovo di Adiyaman. 

la terra perduta in polacco

Il suo e quello dei suoi fedeli è per forza di cose – nella cittadina recentemente hanno scoperto un centro di reclutamento dell’Isis - un cristianesimo sottotraccia, ma comunque esiste. E poco importa che quasi nessuno di questi cristiani”sommersi” conosca il siriaco, e preghi in turco o in arabo. Grazie a loro, la fede in Gesù seminata già nel primo secolo dopo Cristo dall’apostolo Taddeo si inserisce profondamente nella logica di un ritorno che tutto supera e tutto accoglie. Grazie a loro, il seme della speranza è già stato seminato.

La terra perdutaUn viaggio nel cuore dei cristiani del Medio Oriente. 
La terra perduta. Presentazione al Sermig

Matteo Spicuglia - La terra perduta - Effatà 2015  
Disponibile nelle librerie, su Amazon e i circuiti on line.

facebook.com/laterraperduta

 



La terra perduta in lingua polacca

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