Arsenale34

Pubblicato il 03-08-2017

di Redazione Sermig

Estratto del video "Avevamo un sogno"


Questi sono giorni particolari per gli Arsenali del Sermig. A Torino, a Madaba in Giordania e a San Paolo in Brasile abbiamo scelto di vivere la ricorrenza della festa di “Maria, Madre dei Giovani” con i giovani e gli ospiti degli Arsenali attraverso momenti di preghiera e condivisione. La festa è stata istituita nel 2013 dall'Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, in ricordo della fondazione dell’Arsenale della Pace nel 1983.


Tutto è iniziato il 2 agosto di 34 anni fa, era il 1983 quando Ernesto Olivero e un piccolo gruppo di amici entrarono per la prima volta nel vecchio Arsenale militare in disuso. Il luogo dove vennero costruite le armi usate dal Risorgimento alla seconda guerra mondiale era ormai un rudere, quasi impraticabile a causa degli sterpi cresciuti ovunque. A poco a poco, grazie all'aiuto di migliaia di volontari che hanno aiutato nella ricostruzione, l'antico arsenale militare è diventato un Arsenale di Pace, è diventato la nostra casa. Una casa sempre aperta per chi vuole cambiare, per chi è in difficoltà, per chi vuole cercare il senso della vita. In particolare, una casa per i giovani


Buona giornata, è il 2 agosto, è mercoledì. Mai come oggi vorrei che Chiara, Chiara Maria, Irene dalla Giordania e Simone, Lorenzo, Gianfranco, Ivan, Marco dal Brasile e tutti noi fossimo un cuor solo e un’anima sola. Mai come oggi, perché il 2 agosto del 1983 siamo entrati forse – anzi, senza forse – nella nostra storia.

C’è un proverbio che dice che l’occasione fa l’uomo: lo fa ladro, lo fa santo, lo fa dubbioso… E’ sempre l’occasione, e quindi immaginiamo che oggi è il 2 agosto 1983 e dobbiamo entrare all’Arsenale. E’ la prima volta che un piccolo gruppo entra in una fabbrica di armi con un desiderio immenso nel cuore.

Il mondo cosa ci avrebbe suggerito? Chiamate tutte le televisioni del mondo, tutti i giornalisti, tantissima gente venisse a vedere noi che entravamo dentro un arsenale… Invece niente, abbiamo scelto il silenzio. Però abbiamo voluto essere accompagnati fisicamente dalla Chiesa ed abbiamo invitato il Vicario Episcopale della Chiesa di Torino, mons. Franco Peradotto, un uomo praticamente introvabile anche al telefono. Al primo colpo lo troviamo e accetta di venire.
Noi non volevamo entrare come Sermig, non volevamo entrare solo a nome nostro, volevamo entrare come Chiesa e come uomini e donne di buona volontà, credenti e non credenti. E volevamo entrare anche a nome della sofferenza: l’occasione fa l’uomo.

Eravamo quindi di fronte ad un appuntamento che aspettavamo da anni, dal 23 gennaio 1979. Ogni giorno venivamo davanti all’Arsenale a pregare, a domandare a Dio attraverso la Madonna questa casa, e siamo entrati nel silenzio. Abbiamo avuto la gioia di ascoltare don Peradotto, che aveva aperto la Bibbia e scelto il Salmo “che gioia, quando mi dissero ‘andremo nella casa del Signore, a Gerusalemme’”…

E siamo entrati a nome dei non credenti, dei carcerati, dei sofferenti, con un crocefisso e la Bibbia in mano.
E così è iniziata una storia che non avremmo mai immaginato diventasse così com’è diventata. Ma Dio certamente la immaginava già così … Dio già stava sorridendo, dicendo ‘con quei quattro ragazzi faremo una cosa meravigliosa’…

E adesso che siamo al 2 agosto 2017 dobbiamo ringraziare Dio perché ha avuto fiducia in noi e noi da quel momento abbiamo cercato di non tradirLo mai. Siamo stati aiutati da tanta gente e da quel momento abbiamo deciso che non avremmo mai tradito nessuno”.

(dal Buona Giornata di Ernesto Olivero)


Lettera di Mons. Franco Peradotto vicario Episcopale di Torino indirizzata a Ernesto Olivero la sera stessa dell'ingresso nell'ex arsenale militare di Borgo Dora
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CURIA ARCIVESCOVILE DI TORINO
10121 – VIA ARCIVESCOVADO, 12

Torino 2 agosto 1983

Carissimo Ernesto
m’è venuto spontaneo qualche ora fa, dopo aver varcato con te, la tua sposa, il piccolo gruppo di amici del Sermig la soglia del tanto desiderato “Arsenale” accostare quel momento alla Porziuncola di San Francesco. Oggi, infatti, i francescani ricordano in modo particolare l’antica chiesetta che è il cuore del loro movimento e dove Francesco ha intuito le cose più importanti che poi ha seminato nel mondo dal 1200 ad oggi e che seminerà ancora.

Era, la Porziuncola, una chiesetta sbrecciata, cadente, abbandonata. Fu una di quelle chiese che Francesco intraprese a ricostruire e ad utilizzare ai fini di fare incontrare la gente in preghiera. La ricostruì con le sue mani e con quelle dei suoi amici. Dice la storia che, poi, periodicamente faceva venire un vecchio prete da San Damiano per la celebrazione eucaristica. Leggo in una vita di San Francesco (Pierre Leprohon – Francesco d’Assisi – Cittadella Editrice pagg. 65e ss) che su quella cappella abbandonata da tempo dai benedettini del Subasio “a Francesco fece impressione come se fosse lasciata in abbandono la madre stessa di Dio”. Cominciò dunque a metterla in sesto: “Era il terzo anno della sua conversione” scrive il Celano.

Tu sai che Francesco aveva sentito dal Signore questa voce: “Va e ripara la mia casa”. Così cominciò dalle mura cadenti. Poi si accorse che la “casa del Signore” sono le comunità cristiane. Stasera guardavo l’ampiezza dell’Arsenale; sentivo i tuoi progetti; forse mi sono permesso di suggerirtene altri. Parlavi di cappelle, di luogo di incontro, di comunità varie ivi alloggiate, di una molteplice presenza di laici, di religiosi e di preti. Ti ho ricordato che la terra su cui sorge l’Arsenale – edificio che ricorda armi, guerre, lotte sanguinose – è terra è terra di Valdocco, del Cottolengo, forse luogo non distante dalla radura in cui, appena fuori dalla Porta Palatina, vennero martirizzati Solutore, Avventore, ed Ottavio (i Santi Martiri di Torino). È terra dove giocavano i ragazzi di Don Bosco e di don Rua (che nacque a pochi passi da qui, in territorio della parrocchia di San Gioachino). È la terra dove il Cottolengo ha eretto la Piccola Casa. È la terra di molte opere della Marchesa Barola.

Mica ti ha condotto male il Signore! È anche la terra di Porta Palazzo, un poco il cuore della vecchia Torino (‘l balon) e di quella che vede ora la presenza laboriosa e faticosa di molti immigrati (quelli che hanno contribuito a far espandere la città con le loro braccia e con la loro famiglia). Davanti all’Arsenale c’è una vasta piazza, un bel giardinetto. È una zona che può interamente rinnovarsi con la presenza del Sermig e delle vostre iniziative. Lo spero proprio. Anzi lo credo.

Per questo ho pregato volentieri con voi. E ho invocato su te, i tuoi – presenti e vicini spiritualmente – la benedizione del Signore. Nel nome futuro di questo luogo vuoi introdurre la parola “Speranza”: non è solo un dono del Signore, purtroppo meno richiamato e ricordato. Il Signore è Speranza!!!

Mentre ti scrivo queste cose e mentre ringrazio il Signore per la sorpresa che oggi in maniera inattesa mi ha concesso (se non mi rintracciavi stamane per telefono mi sarebbe mancata una esperienza tanto gioiosa e piena di promesse anche per la nostra comunità cristiana torinese!) penso che siete già riuniti entro la vostra “Porziuncola” per il vostro primo “capitolo” (Francesco ha visto nascere tante cose alla Porziuncola) e affido ancora una volta al Signore i vostri progetti, come ho già fatto stasera quando abbiamo pregato insieme il salmo 121: “Quale gioia quando mi dissero: ‘Andremo alla casa del Signore’… Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: ‘Su di te sia pace!’. Per la casa del Signore nostro Dio, chiederò per te il bene!”.
Sia veramente così. Ciao! Un abbraccio fortissimo! Tuo

Don Franco


 





Vi invitiamo a guardare il video in alto, un estratto del DVD 
Avevamo un sogno,"immagini ed emozioni dei primi anni dell’Arsenale della Pace che ci aiutano a rivisitare la storia del Sermig, una storia di uomini, di donne, di giovani che credono che il bene può cambiare un pezzo di società, di mondo".

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