Coltelli che disarmano

Pubblicato il 10-02-2017

di Simone Bernardi

di Simone Bernardi - A Natale è più facile che qualcuno telefoni anche all'Arsenale della Speranza per fare una donazione. Così è arrivata la telefonata di Monica con la richiesta: “Di cosa avete bisogno?”. “Il nostro refettorio serve oltre duemila pasti al giorno e avremmo proprio bisogno di sostituire forchette e coltelli perché sono già molto consumati...”. Monica ascolta tutto con attenzione e poi ci racconta il motivo che l’ha portata da noi: “Tutto è nato dal desiderio di incontrare i vecchi amici di scuola per fare una festa. Abbiamo fatto una raccolta fondi tra di noi che ci ha permesso di pagare il DJ, le bevande, il cibo. È stata una bella festa, piena di bei ricordi. Abbiamo avanzato dei soldi e ho suggerito che quel denaro fosse donato ad una istituzione e qualcuno ha fatto il nome dell’Arsenale della Speranza. Ed eccomi qua...”. Pochi giorni dopo Monica ci ritelefona dicendo che aveva fatto un preventivo ed aveva scoperto che il denaro avanzato era sufficiente per comprare tutti i coltelli.

Così succede che si presenta in Arsenale con le casse di coltelli. Mentre ascolta i nostri ringraziamenti, ci risponde che le sembra quasi ingiusto l’aver donato solo dei coltelli: chi avrebbe pensato alle forchette? Cerchiamo di tranquillizzarla. Prima di salutarci, osserva il quadro all'entrata della portineria. Mostra decine di coltelli che molti ospiti hanno accettato di lasciare prima di entrare all'Arsenale. Rimane a leggere le parole scritte in basso: “Un giorno, le armi saranno trasformate in strumenti di lavoro”, poi sorride e ci saluta.

A pochi giorni dal Natale, riceviamo una telefonata: è Monica, la signora dei coltelli. Non trattiene tutta la sua gioia: “Abbiamo anche le forchette!”. Ci racconta di come non sia stato facile. Molti le dicevano che aveva già fatto abbastanza, che non poteva risolvere tutti i problemi del mondo, che il Paese è in crisi... Poi uno, due, cinque degli amici di infanzia si sono lasciati coinvolgere. Prima di andarsene punta l’indice al quadro e ci dice: “Non smetto di pensare che possiamo disarmare il mondo. Non potevo fermarmi ai coltelli”.

Obrigado di Simone Bernardi
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