Liberarsi dai soldi

Pubblicato il 10-05-2016

di sandro

di Sandro Calvani - «Nessun servitore può servire due pa­droni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza» (Lc 16,13). Il dilemma esistenziale citato da Gesù Cristo ha oltre duemila anni ed ha messo in moto tutte le tragedie che ha vissuto il genere umano: quando non si è trattato di conflitti personali, tra le classi sociali o tra le nazioni per l’ac­quisizione di ricchezze, erano allora conflitti di potere, orientato poi all’ac­quisizione di ricchezza.
In altre tradu­zioni della bibbia al posto di ricchezza si usa la parola mammona: una parola aramaica che significa i beni materiali, parola che per Gesù significa quell’in­sieme di tesori che possono prende­re nel cuore umano il posto di Dio.

Il pericolo costituito da mammona è che ci si possa innamorare a tal punto di essa, da impegnare tutte le proprie forze e il proprio tempo per fare sempre più sol­di. In altre storie della bibbia si racconta come il popolo di Dio adorava idoli fatti di oro. Anche mammona può diventare un ido­lo al quale sacrificare tutta la vita. Infatti, mentre le cronache di chi uccide per denaro, magari anche i propri genitori per ottenere l’eredità, sembrano a tutti terribili aberrazioni, molti vivono ogni giorno in forme e abitudini non violente, ma ugualmente asservite, al dio mammona che regola tutta la giornata, per tutta la vita.

Servire o non servire i soldi è di­venuto un dilemma globale dell’u­manità, in pratica più quotidiano ed essenziale del dilemma più famoso ma meno spicciolo dell’essere o non essere. L’esperienza di molti suggeri­sce che i due dilemmi possono essere intesi come la stessa scelta. Infatti per servire i soldi, molti vivono una vita che fa molte cose e molta fatica, ma non riescono più ad essere, nella pienezza del termine. La scelta della pienezza della misericordia proposta ai cristiani, compresa l’ipotesi di lasciare o vende­re tutto, darlo ai poveri e seguire Gesù, sembrerebbe implicare che comunque ci sarebbe qualcun altro ad acquista­re quei beni. Liberarsi dei soldi e della proprietà dei beni sarebbe dunque una scelta per pochi eletti ma non per tutti? Oppure un’umanità più intelligente potrebbe liberarsi del tutto dei sol­di e delle ricchezze e vivere una vita felice di condivisione dei beni con gli altri?

Molte sperimentazioni di nuove economie, economie circolari o di condivisione e di capitalismo etico sono immerse pie­namente nella ricerca di una risposta certa alle domande suddette. Nello stesso insieme di ricerca ed innova­zione, recentemente ha fatto notizia l’annuncio fatto dal governo giappo­nese, che sta considerando modelli di scambi legali senza denaro, basati su algoritmi elettronici chiamati block-chain, simili a quelli utilizzati dalla moneta virtuale detta bit-coin. Lo ha confermato Tomonori Kanda, respon­sabile delle questioni finanziarie del Partito Liberal-Democratico (LDP). In una intervista il leader politico ha detto che un piano per legalizzare scambi con l’abolizione del denaro come lo abbiamo conosciuto finora potrebbe arrivare presto in parlamento. Il Giappone ha già riconosciuto due anni fa le potenzialità dei sistemi simi­li a bitcoin, e ha chiesto ai membri e agli esperti di blockchain di contribui­re a creare un’autorità di autoregola­mentazione chiamata l’autorità giap­ponese delle risorse digitali (JADA). Oltre ai quattro sistemi di scambio senza soldi già operanti in Giap­pone BitFlyer, Orb, Kraken e Coincheck, parteciperanno alla ricerca anche consulenti di finanza della società De­loitte e saranno sentite le opinioni di altri dodici sistemi blockchain che operano in altre parti del mondo.

JADA dovrà ottenere la col­laborazione degli esperti di finanza tradizionale nel mini­stero dell’economia, del com­mercio e dell’Industria e della banca centrale del Giappone. Dovranno essere messi a pun­to metodi trasparenti per garantire che i sistemi di condivisione e scam­bio blockchain non vengano usati dal crimine organizzato o per il lavaggio di denaro acquisito illegalmente. Ma il fatto certo che i metodi blockchain non hanno mai subito un furto o una rapina e che non sono mai stati usati per la corruzione offre già molta speranza. E che a cercare di liberarsi dei soldi siano le autorità della terza maggiore economia del mondo non può che rendere felici i nemici di mam­mona. Sarebbe un primo passo verso l’essere felici, senza soldi.







Rubrica di Nuovo Progetto

 

 

 

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