Un vento di cambiamento

Pubblicato il 25-01-2017

di Annamaria Gobbato

di Annamaria Gobbato - Cottolenghino, fratel Marco Rizzonato da pochi giorni è anche Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. È uno dei 40 italiani premiati da Sergio Mattarella per la loro azione a favore degli ultimi, offerta in tanti ambiti diversi.

55 anni, da oltre 35 alla Piccola Casa della Divina Provvidenza, fratel Marco si racconta. “Sono della provincia di Milano, a diciannove anni sono venuto a Torino al Cottolengo a far volontariato. Mi hanno messo nel reparto di sclerosi multipla e Parkinson. Sono rimasto quindici giorni e sono bastati per farmi innamorare del carisma della Piccola Casa.

Dai primi mesi del 1981 sono qui e mi sono dedicato da subito al mondo della disabilità. In particolare nel ‘94 mi hanno affidato un gruppo di sensoriali, sordomuti e ciechi. Una psicologa ci aveva proposto di fare teatro insieme. Detto, fatto: dopo qualche mese abbiamo messo in piedi una compagnia teatrale, con uno spettacolo, Outsider, che poi ha dato il nome alla nostra futura Associazione.

Aiutati da una regista della scuola di Strehler e Ronconi abbiamo realizzato un cortometraggio, Dust (polvere). La vita che vorrei, che in questi giorni è stato presentato al Torino Film Festival, vincendo anche il 1° premio al Festival del Corto; prima era stato a Berlino, in Bielorussia, in Libano, in Turchia, ad Amman, addirittura a New Delhi tramite l’Unesco... Ora stiamo preparando Il giardino dei ciliegi di Cechov in versione spettacolo e film.

La nostra associazione è presente inoltre nel settore arte, ha partecipato con il progetto Liberi di guardare a Paratissima 11 e 12, e il settore musica, con il progetto Drum Theatre.

Nel 2000, l’anno del Giubileo, si è aggiunta anche una iniziativa portata avanti con i carcerati. Dopo il secondo incontro avuto con loro, avendomi sentito parlare dei progetti con i sensoriali, mi hanno chiesto di venire a fare volontariato al Cottolengo. “Non è possibile – dissi – per venire da me dovreste uscire dal carcere, e questo non si può fare”. Poi ho pensato: se loro, anche a causa delle pene molto alte (si trattava di brigatisti, ed esponenti della malavita organizzata), non possono uscire, vorrà dire che porterò io i miei ragazzi dentro il carcere. Mi sono inventato una strada nuova per riuscire ad entrare: un corso di braille e uno di lettura dei segni. La presenza dei sensoriali in carcere ha portato un vento diverso... Ogni giovedì pomeriggio lì dentro ci fanno festa, è un vento di cambiamento che coinvolge anche la direzione e gli agenti di custodia. E questo grazie al legame di amicizia veramente stretto che si è creato. Ora stiamo lavorando ad altri progetti... Se volete, vi terrò al corrente!”.

www.associazioneoutsider.it


 



Rubrica di Nuovo Progetto

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