Sul treno giallo della modernità

Pubblicato il 09-02-2017

di Renato Kizito

di Renato Kizito - Il primo tratto (Mombasa-Nairobi) della nuova linea ferroviaria che attraverserà il Kenya sta per essere completato ed è destinato a definire il futuro di questo paese. Costruito dalla China Road and Bridge Corporation e finanziato al 90% dalla Export-Import Bank of China. È di gran lunga il progetto più ambizioso e costoso che il Kenya abbia intrapreso dall’indipendenza ad oggi, e coloro che sono contrari accusano l’attuale governo di creare un indebitamento e una dipendenza dall’economia e tecnologia cinese per decenni a venire.

La nuova ferrovia è anche simbolo del crescente prestigio del presidente Uhuru Kenyatta, che alcuni sondaggi danno per vincente alle elezioni del 2017 con oltre il 60% dei voti. Indubbiamente è un abile politico, che è riuscito a riconciliare entro il suo partito fazioni e tensioni etniche che solo pochi anni fa sembravano irrevocabilmente avverse. Che è riuscito ad attirare investimenti e a mantenere equilibrio fra gli alleati internazionali, anche se la crescente importanza della Cina nell’economia keniana suscita non pochi malumori a Londra e Washington.

Quando è entrato nell’agone politico nel 2002, Uhuru era stato visto importante solo per il nome (suo padre Jomo Kenyatta è stato il primo presidente del Kenya) e per la consolidata ricchezza familiare, ma con gli anni si è rivelato molto abile e capace di superare ostacoli e attrarre investimenti là dove il suo predecessore Mwai Kibaki aveva fallito. Kibaki ha lasciato a Kenyatta anche la pesante eredità dell’intervento militare in Somalia, che continua a causare le rappresaglie di Al-Shabaab, e i tremendi atti di terrorismo che insanguinano il Kenya, l’ultimo pochi giorni fa a Mandera, con dodici morti e molti feriti.

La nuova ferrovia sarà anche il segno visibile della dipendenza dalla Cina, di cui si è già parlato. Un’intera generazione di ingegneri andrà in Cina a studiare per garantire il perfetto funzionamento di tutta la ferrovia, ed è facile pensare che i contratti per le compagnie cinesi continueranno ad aumentare. I cinesi rigettano le accuse di gestire in modo autonomo tutte le operazioni connesse al gigantesco progetto, e il responsabile del Public Service del Kenya, Nzioka Waita, ha recentemente precisato che durante la costruzione della ferrovia oltre 30mila keniani sono stati assunti a tempo pieno e che è in corso un processo di capacity building e trasferimento delle responsabilità.

Dal canto suo, Macharia Munane, professore universitario di relazioni internazionali, ha sostenuto sull’agenzia d’informazione cinese Xinhua, che la modernizzazione delle reti ferroviarie e stradali in Africa realizzata del governo cinese negli ultimi anni è qualcosa che nessun potere coloniale ha mai fatto e che la cooperazione fra Africa e Cina è basata sulla realistica percezione di interessi comuni ed è destinata a continuare.

Ma il grande progetto ferroviario è anche un nodo che evidenzia lo scontro fra uomo e natura. In Kenya come in poche altre parti del mondo balza agli occhi come la crescita demografica e la modernità siano in competizione con l’ambiente naturale, e l’ambiente, gli animali in particolare, siano sempre perdenti.

Articolo completo su www.kizito.org

Renato Kizito
JAMBO
Rubrica di Nuovo Progetto

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