Messaggio di pace

Pubblicato il 20-04-2017

di Ale & Eva

di Chiara Genisio - Un lungo applauso, quasi un senso di liberazione sgorgato dal cuore. Un sabato mattina di febbraio al carcere di Ivrea è andata in scena una bellissima esperienza. Tre associazioni: Itaca di Biella, Rinnovamento nello Spirito Santo di Piemonte e Valle d’Aosta e Prison Fellowship Italia hanno organizzato una intensa giornata. Sotto lo slogan Uniti è più bello, coniugato per l’occasione e stampato sul fronte delle magliette verde, i volontari hanno animato un incontro nel segno del perdono e dell’incontro.

Con la disponibilità e la collaborazione della direttrice della casa circondariale Assuntina Di Rienzo affiancata dall’educatrice ministeriale Elisabetta Demuro, la polizia penitenziaria e tutto il personale la mattinata si è aperta con la rappresentazione teatrale Sbarre di carta, un musical tratto dal libro di padre Giovanni Alberti in cui si narra la storia di Alessandro Serenelli, il ragazzo che violentò e uccise la giovanissima Maria Goretti (per tutti Marietta), del suo travaglio, della sua trasformazione avvenuta grazie al perdono. Sul palco il gruppo teatrale Perla d’oriente, il laboratorio artistico del gruppo Pentecoste di Rinnovamento nello Spirito di Nettuno. Dei 200 detenuti oltre la metà ha scelto di assistere allo spettacolo, a luci spente, con il faro puntato sul palco, la scena ricordava quella di un normale teatro. La commozione, l’emozione dei detenuti era forte. Lo hanno confessato loro stessi al termine della rappresentazione.

Hanno espresso il ringraziamento per aver potuto vivere una giornata diversa, la loro meraviglia per questa storia di perdono, la gioia di non essere lasciati soli. “Vogliamo portare – ha detto padre Alberti, presentando lo spettacolo – un messaggio di pace e di riconciliazione”. Un messaggio che ha colpito molto gli ospiti del carcere eporediese. I volontari hanno voluto offrire anche un pranzo per tutti coinvolgendo l’Istituto biellese Gae Aulenti. Docenti e ragazzi hanno cucinato dentro il carcere per tre giorni, lavorando a fianco dei reclusi. “Ci siamo subito ambientati, èstato come essere in qualsiasi altra cucina”, raccontano gli studenti. Un bilancio positivo dentro le mura di un penitenziario sotto accusa per la struttura decadente. Il cambiamento avviene anche grazie all’arte e allo spettacolo, ma è necessaria una rete che colleghi la società civile, il carcere, le istituzioni.

“Occorre lavorare insieme – rimarca la senatrice Nicoletta Favero, che ha partecipato alla giornata – partire dal buono che esiste, valorizzandolo. Ma prima di tutto conoscere la realtà carceraria. Ogni parlamentare dovrebbe almeno due o tre volte all’anno visitare una prigione per rendersi conto di persona di questa realtà”.

Chiara Genisio
SENZA BARRIERE
Rubrica di NUOVO PROGETT

 

 

 

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