Divise di stile

Pubblicato il 13-03-2018

di Chiara Genisio

di Chiara Genisio - Un marchio e una fabbrica speciali.
Le nuove divise degli agenti di polizia penitenziaria, quasi trentamila in tutta Italia, saranno realizzate a Biella. Uniformi firmate da Ermenegildo Zegna, uno dei marchi più prestigiosi del made in Italy. Fin qui niente di straordinario considerato che questo angolo del nord Piemonte è sede del più importante distretto tessile del Paese.
Ciò che rende unica questa esperienza è l’ubicazione della fabbrica. Con un investimento di un milione e 700mila euro del dipartimento di amministrazione carceraria verrà costruita dentro all’istituto penitenziario di Biella.

Non un semplice laboratorio artigianale, ma uno stabilimento attrezzato con macchinari moderni, dove 65 operai-detenuti saranno assunti come tessitori, per disegnare, tagliare e cucire, confezionare giacche, pantaloni, gonne, camice. Tutto ciò che compone la divisa degli agenti (uomini e donne). Prima iniziativa di questo genere in Italia materializza le tante parole intorno al vero recupero di chi sta scontando una pena.

Un’opportunità unica per donare un futuro a chi quasi non ha più la neanche la forza di sperare in un domani migliore.
Ma tutto questo rischia di non vedere la luce in tempi brevissimi per i “soliti” ritardi burocratici. I detenuti sono pronti, formati con l’ausilio dei sarti della casa di moda biellese.
In due aule attrezzate già da alcuni mesi stanno imparando ad usare i macchinari e i segreti del mestiere. «Dovevamo iniziare la produzione già nel 2017, ma – riferisce la direttrice del carcere Antonella Giordano – siamo ancora in attesa del risultato del bando europeo per il capannone. Confidiamo di riuscire a rispettare le scadenze e di partire entro pochi mesi.

I ritardi – ammette – creano disagi e aspettative nella popolazione carceraria che attende l’avvio di questo lavoro come una grande opportunità ».
La produzione di questi capi prevede il coinvolgimento, secondo quanto stabilito dal ministero di Grazie e Giustizia, non solo di detenuti, ma anche di professionalità esterne. Per la realizzazione delle divise verranno assunti un manager ed un esperto di produzione scelti non all’interno del carcere ma dal mondo del lavoro esterno.
Gli operai-detenuti, terminata la pena detentiva, potranno segnare nel loro curriculum un’esperienza significativa, un carta vincente per reinserirsi circuito produttivo.

Un plauso per questo progetto arriva dal garante regionale piemontese dei detenuti Bruno Mellano: «Progetti come questo qualificano in maniera radicale le strutture carcerarie».
L’augurio è che non rimanga un caso isolato, ma sia l’inizio di un vero cambiamento della pena detentiva.

Chiara Genisio
SENZA BARRIERE
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

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