La nostra storia

Pubblicato il 27-06-2010

di Guido Morganti


LA NOSTRA STORIA: QUANDO CI SI COMMUOVE

È possibile vivere una profonda passione per i più deboli caricandoseli sulle spalle, camminando insieme a loro, costruendo insieme a loro un futuro di dignità, giustizia, tutela dei diritti umani? In un mondo globalizzato, dove i “poteri forti” finanziari, economici, militari, politici condizionano pesantemente la società e i rapporti internazionali, sembrerebbe difficile. Eppure succede.
Un piccolo gruppo come il Sermig, u
na esperienza in una miriade di altre esperienze, è riuscito a dare speranza e dignità di vita a milioni di persone: non le ha illuse, non le ha sfruttate. Il suo cammino è stato segnato dal concatenarsi di intuizioni significative. Testimonia che è possibile incontrarsi, rispettarsi, camminare insieme, coinvolgere milioni di persone in un rapporto di reciprocità e di condivisione, intrecciare le speranze, le responsabilità, le vite.
Vediamo alcuni fotogrammi di questo cammino.

a cura di Guido Morganti

 

Nasce il Sermig
E’ il 1964. Un gruppo di ragazzi e ragazze si radunano attorno ad Ernesto Olivero, decisi a debellare la fame nel mondo con opere di giustizia e di sviluppo. Cercano un nome significativo e decidono di chiamarsi Servizio Missionario Giovani. Tra le forze reali e il grande sogno da realizzare, una sproporzione enorme: il non temerla diventerà una costante del Sermig.

Coinvolgere e coinvolgersi
Il contatto con gli amici missionari nel Terzo Mondo ci apre alla mondialità, ci fa imparare che lo spreco di risorse negli armamenti e nel consumismo sfrenato, le ingiustizie che si abbattono sulla pelle di tante persone sfregiano la dignità dell’uomo, bloccano la pace. E allora: pace sì e comincio io!

Nascono le cene del digiuno, serate in cui si prega, si condivide con i miseri l’equivalente di una cena e si riflette. Si provano così sulla propria pelle gli stimoli della fame, anche se per un attimo. Di giorno, contemporaneamente, si organizzano campi di lavoro, ideati per trasformare la raccolta del “di più” in riflessione sulla solidarietà e sulla civiltà degli sprechi.

Una giornata di lavoro per gli altri

Arriviamo agli anni ‘70. Parte un nuovo e coinvolgente progetto di lungo periodo: condividere con i miseri l’equivalente in denaro di una giornata lavorativa. La proposta viene accolta da tantissime persone, anche da artisti, che offrono uno spettacolo.
E poi iniziative nelle piazze delle città, per allargare la solidarietà attraverso mostre, dibattiti, incontri. E poi ancora interventi, decisi nell’arco di una giornata, in situazioni drammatiche per soccorrere popoli colpiti da calamità naturali. L’immediatezza negli aiuti diventa una caratteristica costante ed emblematica della filosofia del Sermig: non l’emozione che dura quanto uno speciale tv, ma l’apertura sempre più convinta ad una commozione che sa trasformarsi in fatto a favore di chi soffre.

La restituzione, per vivere e far vivere la dignità
Siamo nel 1976. All’interno del Sermig il cammino di crescita si va radicando sempre più sulla spiritualità. Ci diciamo che tutta la nostra vita, 24 ore su 24, deve lasciarsi coinvolgere dai grandi ideali. Nasce il concetto di restituzione, una parola che condensa la proposta di uno stile di vita, fatto di scelte continue. Non ciò che è più del necessario, ma proprio quello che uno è, quello che uno ha, il tempo, le risorse materiali, spirituali, intellettuali, diventano strumento per dare (e darsi) vita. E’ un ideale di riferimento non confezionato a tavolino: sboccia dal continuo impastarsi con i più poveri e, negli anni, aiutata dalla fantasia a servizio del bene, si arricchisce sempre più di significato.

Re.Te. (Restituzione Tecnologica)
Nel 1981, risvolto pratico della restituzione, si costituisce un gruppo di persone di competenze tecniche diverse, la Re.Te.. Il suo ruolo: individuare risposte tecniche concrete per realizzazioni in Terzo Mondo, funzionali quanto semplici e adatte sotto vari punti di vista (basso costo, semplice manutenzione, possibile autorealizzazione in loco...) alle realtà cui sono destinate. Obiettivo: colmare un bisogno affrancando quanto più possibile dalla dipendenza, avvalendosi però delle risorse che la tecnologia mette a disposizione.
“Arsenali” per partecipare e coinvolgere
Dal 1983 in avanti il lavorare “insieme” con la gente si fa ancora più evidente con la ristrutturazione dell’ex Arsenale Militare di Torino, trasformato dal Sermig in Arsenale della Pace e Casa della Speranza. Anche i successivi Arsenale della Speranza a San Paolo in Brasile e Arsenale dell’Incontro di Madaba in Giordania continueranno ad essere luoghi di risposte concrete a tante persone in cerca di speranza (accoglienze, intervento nelle emergenze e nelle calamità, progetti di sviluppo e sussidi tecnologici), punto di riferimento e di formazione per tanti giovani.
La CIS: una novità
La passione di coinvolgere la gente ha caratterizzato anche la riflessione sul tipo di collaborazione con il “Terzo Mondo”. Nel 1987 il Sermig dà vita alla CIS (Cooperativa Internazionale per lo Sviluppo), che in Brasile prenderà il nome Assindes, per gestire le attività in Terzo Mondo. Il metodo: sostenere o far nascere comunità con una solida base spirituale che coordinino sul posto i progetti.
Vita ai bambini
Abbiamo conosciuto in diretta tanti drammi, ma il dramma dei bambini affamati, abbandonati, sfruttati, menomati dalle guerre è certamente il più terribile. Come dom Luciano Mendes de Almeida, vescovo di Mariana-Brasile e cofondatore della CIS, ricorda incessantemente, “il bambino di strada non è il problema, ma la soluzione dei nostri problemi, se ci apriamo a capire cosa lo porta in strada, se accettiamo di coinvolgerci, di vivere semplicemente perché tutti possano, semplicemente, vivere”.
Nasce l’iniziativa Vita ai Bambini, per i bambini in miseria ma anche per affrontare alle radici il problema della miseria. Giovanni Paolo II ha dato ad Ernesto Olivero il mandato di “essere l’amico fedele di tutti i bambini del mondo”.

I Giovani della Pace
Siamo alla fine degli anni ’90. C’è fame di pane, fame di valori, fame di giustizia. I giovani che si incontrano all’Arsenale della Pace decidono di costituire un loro movimento, per cambiare il mondo a partire dai giovani e dalla pace. Nel loro impegno al primo posto è la lotta contro la fame – dicono “Basta!” ai 30.000 morti per fame quotidiani – e i bambini ne diventano il baricentro. Dal loro 2° Appuntamento Mondiale (Asti - 3 ottobre 2004) si sono dati l’obiettivo di salvare almeno centomila bambini nel mondo. Salviamo almeno 100.000 bambini è diventato lo slogan che ora accompagna l’iniziativa Vita ai bambini.

Siamo arrivati alla fine della scansione di alcuni fotogrammi che hanno caratterizzato la vita del Sermig. Un’esperienza di quarant’anni che è diventata vita, che ha abbracciato amorevolmente milioni di persone, e, grazie all’aiuto di tantissime persone di buona volontà, le ha strappate all’angoscia e alla miseria.


a cura di Guido Morganti

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