Buona Pasqua

Pubblicato il 15-02-2012

di dom Luciano Mendes de Almeida


Quando un amico deve compiere un lungo viaggio, desideriamo con simpatia che sia felice, che faccia un Buon Viaggio. Nella visione cristiana, il saluto Pasquale ha lo stesso significato: Buona Pasqua!


 
Pasqua è «Passaggio». Viaggio finale dal tempo all’eternità, dalla morte alla Vita. Felice risurrezione. Ma questo passaggio deve compiersi fin d'ora attraverso una profonda e continua conversione del cuore. Passiamo dall'egoismo all'amore, dall'individualismo al servizio fraterno, dal peccato alla vita nella grazia, comunione con Dio e con i fratelli. E che cosa può permettere questa conversione radicale, il passaggio alla vita, questo viaggio esistenziale e lieto? È questo che la Settimana Santa ci viene a ricordare. Gesù Cristo, Dio e Uomo, passando attraverso la morte in croce, l'ha vinta con la sua risurrezione. Ha dimostrato che il peccato e la morte non sono barriere insuperabili. Gesù Cristo è il perdono del peccato da parte di Dio. È il primo uomo a vincere la morte col suo atto di obbedienza e amore al Padre. È il Pastore che va avanti per primo, va oltre la morte, apre una via e conduce alla vita. Fa della morte una porta per la quale è possibile passare. È il cammino autentico per la vita (Gv 14,6). Adesso, anche noi possiamo, con la forza di Cristo, superare il peccato e passare attraverso la morte. Per noi uomini di ogni tempo, è possibile un «felice viaggio».

C'è un altro aspetto che motiva la felicità della Pasqua. L'ammalato che è in ansia per la propria salute si sente felice nel sentire che sta superando il suo male e le sue angustie! Buona Pasqua è augurio e certezza per noi ammalati che la nostra salute interiore sta per essere recuperata. La Risurrezione di Cristo è la prova che la vita che Dio ci promette vince il peccato, il dolore dell'egoismo, dell’invidia e dell’ingiustizia. È salute e vita per il mondo sofferente. Buona Pasqua. Sia felice perché il dolore non ci distrugga più, il peccato non domini il cuore degli uomini, la morte non uccida, la vita vada nascendo dentro di noi. Nell’umanità viene alla luce una forza misteriosa che vince l'odio, le strutture di oppressione e manifesta segni sempre più evidenti della promessa di Dio. Nel ripeterci “Buona Pasqua”, invitiamoci a sperimentare la gioia di coloro che hanno intravisto l'effetto della Risurrezione dì Cristo nel mondo di oggi.

Qui in Brasile, nelle nostre città di violenza, disoccupazione, di ragazzini vagabondi, intravediamo segnali di vita. Dicendo «Buona Pasqua» stiamo affermando la nostra volontà comune di contribuire affinché tutto ciò si realizzi. Nell’intenzione di Dio, la pienezza della vita promessa deve verificarsi già ora, come prova che un giorno si realizzerà. Ma per questo, ciascuno deve collaborare. «Buona Pasqua» è così parola di patto fraterno affinché venga la felicità della Pasqua, del passaggio, della conversione interiore, del superamento delle ingiustizie e del rinnovo della società.
« Buona Pasqua» è allo stesso tempo speranza della Risurrezione, e impegno di annunciare, già ora, un’esistenza piena, per la costruzione di una città senza odio, senza violenza e profitto, nella quale si impara a condividere e promuovere la vita del prossimo.

In giorni di crisi, di impasse e disorientamento, di carestia e di angustie, vale la pena di ripeterci gli uni gli altri il messaggio della Risurrezione di Cristo, della vita che Dio promette e concede alla umanità. La speranza che sta nella certezza che il mondo non è perduto né abbandonato alla malvagità degli uomini. Tra di noi già si realizza la vita di Dio, l'amore tra gli uomini, i gesti di solidarietà, nascosti nel fermento della grande città. Pensiamo al lavoro e alla fatica di milioni di persone di buona volontà. Pensiamo alla lotta dei disoccupati e sottoccupati per condizioni di vita più dignitose. Pensiamo al servizio ai bambini, agli anziani, agli ammalati.

Pensiamo ai nostri sforzi affinché l'intera struttura sociale venga trasformata. Non basta confortare un bambino che soffre: è necessario che non vi siano più bambini abbandonati (in Brasile ci sono 36 milioni di bambini in stato di necessità, di cui 1 milione completamente abbandonati a se stessi - n.d r.). Non basta tendere la mano al disoccupato: è necessario che una nazione si organizzi e garantisca lavoro per tutti. Dio è al servizio della vita degli uomini. In mezzo ai tetti di lamiera delle favelas, dai camini e dai panni stesi ad asciugare nei cortiços, deve nascere, ogni giorno più forte, il sole della Risurrezione di Cristo.
Buona Pasqua a tutti.

dom Luciano Mendes de Almeida
 
 
 

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