Colloqui con la coscienza

Pubblicato il 30-01-2013

di Flaminia Morandi

di Flaminia Morandi - C’è una voce dentro di noi. Se ce la facciamo amica, diventa la guida più sicura.

Gruppo di ragazzi, immagine sfocata Perché l’hai fatto? Non lo so. Perché mi andava. Perché fanno tutti così. Perché me lo sentivo. Perché me l’ha detto lui. Perché, che problema c’è? Di queste e simili risposte, i genitori degli adolescenti hanno una certa esperienza. Le cose si fanno così, perché vanno, perché capitano, perché la vita è un flusso che trasporta; raramente per scelta consapevole. Coscienza e consapevolezza sembrano due termini in dismissione.
Mala tempora currunt? Di buoni non ce ne sono mai stati. Anche i Padri del deserto avevano il loro bel da fare per risvegliare la coscienza dei novizi. Una volta un giovane fratello andò a dire a un anziano che gli aveva prospettato una dura lotta del cuore: Non mi pare proprio che nel mio cuore ci sia qualche conflitto. Il monaco anziano gli rispose: Tu sei come una casa aperta ai quattro venti, chiunque può entrare e uscire senza che tu te ne accorga. Se tu avessi una porta sola da sbattere in faccia ai pensieri perversi, allora ti accorgeresti di loro e dovresti combattere.

Ma l’idea di coscienza non è specificamente cristiana; è interreligiosa, e ha la stessa età dell’uomo. Di coscienza si parla nell’antico Egitto, nelle religioni dell’India, nel taoismo, nel confucianesimo, nella spiritualità rabbinica e musulmana, e la conoscevano bene pitagorici e stoici. Si dice che Confucio ogni giorno facesse l’esame di coscienza ponendosi tre domande: Mi sono occupato degli altri con la stessa attenzione che ho per me stesso? Sono stato sincero con gli amici? Ho messo in pratica quello che ho imparato? Nel taoismo, prima di cominciare una cura medica, il malato doveva riflettere su tutti i suoi peccati. Una concezione apparentemente igienica della coscienza, ma non tanto lontana da quello che predica la moderna psicosomatica: sono i pensieri che ci opprimono, le nevrosi che ci legano a provocare, prima o poi, la malattia, la quale altro non è che la sofferenza dell’anima che si riverbera sul corpo. Gli antichi avevano ben chiaro che non siamo fatti a pezzi, l’anima di qua, il corpo di là, ma che la persona è un’unità. Secondo i cristiani, che hanno adottato la concezione di Platone, siamo fatti di tre dimensioni, corpo, anima e Spirito, il timbro di Dio, il segno della sua Presenza in ognuno di noi.

Qui sta il significato cristiano di coscienza: la coscienza, che ha sede nel cuore, altro non è che il Maestro interiore, il Censore interiore come dicono certi psicanalisti, colui che è capace di unificare le tre dimensioni coinvolgendole in un’unica direzione, concentrandole su un unico scopo: la salita al cielo, che poi è una discesa nella stessa coscienza, dove Cristo ci aspetta. È con lui perciò che va fatto l’esame di noi stessi. Ma saggiamente i grandi spirituali consigliano di non fissarsi sulle mancanze-colpe-peccati.

Ron DiCianni, The cleansing streamSant’Ignazio suggeriva l’esame particolare: segnare su un foglio pensieri e sentimenti senza giudicarli con un occhio moralistico, ma obiettivamente, notare quali ricorrono di più e concentrare su quelli l’attenzione.
Anche Giovanni Climaco raccomandava di concentrare gli sforzi su un vizio dominante e poi combatterlo, ma sempre uno per volta. Può darsi che non si riesca a cambiare, neanche lungo gli anni. Può darsi che tocchi convivere con le proprie zone oscure per molto tempo. Può darsi che la lotta apparentemente inutile costerà molta umiliazione e tanta fatica. Ma quello che conta è non troncare mai il colloquio con la coscienza, dove Cristo trepidamente ci aspetta, timidamente talvolta bussando un poco, rispettoso com’è della libertà di ciascuno. Può darsi che toccherà presentarci a lui con il fardello del nostro vizio ancora sulla coscienza. Ma può darsi che lo vedremo venirci incontro con i fratelli e le sorelle a cui abbiamo fatto del male, che il Signore della trasfigurazione avrà trasformato per loro in bene. Può darsi che allora scopriremo che il nostro vizio, per noi, è stato il motivo della nostra salvezza.




MINIMA – Rubrica di Nuovo Progetto

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok