Senza le donne

Pubblicato il 30-01-2013

di Flaminia Morandi

San Benedetto nel Sacro Spelo di SubiacoGregorio Magno chiude la Vita di san Benedetto con il racconto di un miracolo post mortem: una donna malata di mente, vagante nei monti di Subiaco, capita al Sacro Speco e vi passa la notte. La mattina si sveglia guarita, né darà mai più segni di squilibrio. Il fatto che si tratti di una donna rivela il significato.
Per guarire è bastato passare la notte nel luogo dove Benedetto, pregando e lottando contro il male, aveva ottenuto per sé l’unificazione della persona, integrando la parte maschile e femminile dell’anima.

Leggendo qua e là nei testi classici e nei Padri viene da pensare che senza le donne e senza gli uomini che hanno risolto in se stessi il grande scisma ontologico della separazione tra maschile e femminile, non ci sarebbe stata intuizione religiosa. In epoca pagana per esempio le Sibille, vergini ispirate giovani o anziane, profetizzano Gesù.
Sant’Agostino riporta tre versi della Sibilla Eritrea, che parlano di un re venuto dal cielo che vivrà nei secoli: nell’originale greco le prime lettere di questi versi formano la frase: “Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore”. Anche Lattanzio riferisce la profezia di un’altra Sibilla, la Cumana: “Cadrà nelle mani degli infedeli. Lo schiaffeggeranno con le loro mani sacrileghe, lo copriranno di sputi velenosi con la loro bocca impura. Egli offrirà umilmente il suo santo dorso alle percosse e tacerà nel ricevere gli schiaffi perché nessuno sappia che è il Verbo e da dove viene, affinché parli a quelli che sono nell’inferno. Lo incoroneranno con una corona di spine, gli daranno fiele per cibo e aceto per bevanda. Questa sarà l’ospitalità che gli daranno! O gente sciocca, tu non hai compreso che il tuo Dio deve essere lodato da ogni mortale; lo hai invece coronato di spine e gli hai offerto del fiele. Si squarcerà il velo del cielo e a mezzogiorno sarà notte per tre ore; morirà e dormirà per tre giorni nel sepolcro; dopo, venuto su dall’inferno, tornerà alla luce, primizia dei risorti”.

Nel Vangelo apocrifo di Maria di Magdala, copto, scoperto nel 1945 a Nag-Hammadi, è l’apostola degli apostoli a spiegare a Pietro, Giovanni e gli altri discepoli il senso dell’antropologia che ha ricevuto da Gesù. L’uomo, dice riferendo le parole dette dal Signore solo a lei, ha una mèta: diventare pienamente umano, al di là delle qualificazioni sessuali. Per questo l’anima deve liberarsi da ogni attaccamento e giungere alla vera saggezza: amare il prossimo con amore disinteressato perché il suo desiderio è solo l’Altro.

Del dono speciale dell’intuizione spirituale dato alle donne, il vescovo di Milano sant’Ambrogio non si meraviglia affatto. La creazione della donna per lui è superiore a quella dell’uomo, perché la donna fu creata nel paradiso, e l’uomo fuori. “Troviamo così l’uomo, considerato migliore, in un luogo inferiore e la donna, considerata inferiore, in un luogo migliore”. È anche il succo della parabola cristiana.


Flaminia Morandi
NP maggio 2008

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