Amo dunque so

Pubblicato il 30-01-2013

di Flaminia Morandi

Foto di Vladimir Sergeevic Solov’ëvVladimir Sergeevic Solov’ëv era un filosofo e un mistico ortodosso russo innamorato di Cristo, morto a 47 anni nell’anno 1900. Qualche tempo prima di morire aveva compiuto un gesto profetico che pochi avevano capito e quasi tutti avevano equivocato: continuando a restare ortodosso, aveva voluto ricevere la comunione da un sacerdote cattolico. Con il suo gesto-testamento voleva dire che l’unica salvezza è l’unità. Non solo quella delle Chiese, ma quella tra la divinità e l’umanità nella persona, sul cui terreno è possibile anche l’unità religiosa.

Chissà se Solov’ëv era davvero l’uomo più colto del secolo come diceva il teologo Urs von Balthazar; di certo era un uomo appassionato, l’autore geniale di due testi-capolavoro: un saggio sul significato dell’amore e un libretto profetico, il Racconto dell’Anticristo, dove, alla fine di un drammatico confronto, solo Cristo e un piccolo gruppo di veri credenti a lui fedeli sconfiggono il male del mondo.

Solov’ëv sapeva leggere il suo tempo. Aveva previsto il dramma che stava per abbattersi sulla Russia e i guai secolari che sarebbero derivati dal razionalismo-idealismo, per il quale ogni realtà era un prodotto dell’uomo, e dall’empirismo-materialismo, per il quale ogni realtà era un semplice oggetto. Leggeva un fosco futuro anche osservando le università, questi templi dell’intelletto che presupponevano l’insegnamento del sapere universale raccolto dall’uomo nei secoli. Invece la conoscenza integrale era stata divisa in facoltà, e le facoltà spezzettate in specializzazioni. L’universale si era trasformato in un sapere a settori senza comunicazione fra loro. L’università era stata svenduta alla particolarità, al prezzo di una profonda ignoranza umana e del senso della vita.
Quel sapere non serviva più a niente. Era come una persona fatta a pezzi: da una parte il corpo, dall’altra l’intelligenza, la volontà, i sentimenti, dall’altra ancora la coscienza, il cuore e lo Spirito che lo abita. Per Solov’ëv solo la Sofia, sapienza divina, rende possibile abbracciare in un unico sguardo tutto ciò che è stato, che è, che sarà.

Mojmir Jezek, Cuore di vulcanoL’occidentale Leonardo da Vinci diceva: un grande amore è figlio di una grande conoscenza, cioè posso amare solo se conosco. I cristiani d’Oriente dicono l’opposto: una grande conoscenza è figlia di un grande amore, cioè posso conoscere solo se amo. Se uno ha il cuore disposto all’amore, può comprendere la persona che ha davanti, perché la ascolta davvero. Se uno guarda con compassione la realtà intorno, anche se è spiacevole, riesce a vedere il buono e il bello che c’è nascosto dentro. Se uno ha il cuore caldo, in ogni manifestazione del creato si commuoverà di gratitudine per la sapienza del Creatore. L’amore gli aprirà il cervello, lo appassionerà naturalmente al sapere. Allora non solo sarà un buono studente; sarà un uomo libero e saldo.



Flaminia Morandi
NP ottobre 2008

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