Dietro i simboli

Pubblicato il 30-01-2013

di Flaminia Morandi

Sotto i nostri occhi, nelle chiese dove andiamo a pregare, si nascondono una quantità di enigmi. L’arte cristiana parla attraverso simboli che spesso non siamo più in grado di decifrare. Se nella formella di un battistero c’è un cervo con in bocca una serpe, pensiamo che sia un decoro come un altro. Invece un tempo si credeva che i rettili mettessero sete agli animali che li mangiavano, e l’immagine è il simbolo dell’anima del catecumeno che ha divorato il male-serpente ed estingue la propria sete nell’acqua del battesimo. Il simbolo non è un accessorio: è la rivelazione dell’essenza universale, il vero significato delle cose che ha il suo corrispettivo nell’anima umana. In sostanza, solo il simbolo dice la verità, e la nostra coscienza lo sa; ma in un’epoca in cui tutto viene svelato, gridato, volgarizzato, il mistero si nasconde.

I simboli antichi del battesimo nei riti delle chiese orientali erano delle vere messe in scena, che servivano a capire la realtà del male e l’entità della salvezza di Cristo. C’è un libro di Maria Campatelli che lo racconta in modo affascinante. Il catecumeno nudo e scalzo come uno schiavo, coperto solo da una tunica, stava in piedi su un cilicio, ad indicare la sua miseria. Faceva la sua rinuncia a Satana con la mano tesa, lo stesso atteggiamento che si teneva in un atto ufficiale solenne, che può vagamente assomigliare alla mano alzata con cui oggi si giura in tribunale. Il battezzando la pronunciava rivolto verso occidente, dove tramonta il sole, il luogo delle tenebre, il buio abitato dal male. La diceva con le parole e il tono dell’imprecazione: “Ti rinnego, ti rinnego, ti rinnego!”, e nel rituale bizantino accompagnava le parole con soffi e sputi. La promessa a Cristo invece veniva fatta verso oriente, come del resto le preghiere. Ma fino a questo punto, la scena si svolgeva fuori della chiesa: il catecumeno è ancora l’uomo vecchio.

L’ingresso in chiesa era solenne come un ingresso nel Paradiso, significato dalla forma ottagonale del battistero: l’ottavo giorno, la vita eterna. Nella chiesa siriana il battezzando veniva spogliato del tutto come si spogliava della sua mortalità. Era la fine della vergogna di Adamo: quando pecca si scopre nudo, ora invece torna la fiducia e la libertà del tu per tu con Dio nell’Eden. Le unzioni erano due, prima e dopo la discesa nella vasca del battesimo. La prima unzione è un esorcismo: l’olio era usato come medicina, le malattie avevano un’origine diabolica, l’olio era dunque un mezzo per scacciare i demoni. E poi l’atleta veniva unto prima della battaglia in modo che le mani di chi lottava con lui non trovassero presa, scivolassero via: come dovranno scivolare via, dopo il battesimo, gli artigli del demonio.

La triplice immersione nell’acqua della vasca: la morte e la risurrezione con Cristo, l’uscita dall’Egitto e la traversata del mar Rosso, la vittoria sul male. Era preceduta da una triplice domanda drammatica: “Credi?”, e seguita dalla formula battesimale. Passiva, però: Pietro è battezzato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, perché Dio solo battezza. La seconda unzione era la confermazione, il sigillo, il marchio dello Spirito, accompagnata da un fazzoletto legato intorno alla testa: la corona di gloria. Anche se i gesti erano divisi nel tempo, non c’è un prima e un dopo nell’effusione dello Spirito. Nei tre atti del rito è sempre lo Spirito che agisce: l’uomo ri-creato dallo Spirito (prima unzione), muore con Cristo ed è ri-generato dallo Spirito (immersione), perché possa sviluppare in sé la vita nuova (seconda unzione). L’esito è la figliolanza divina, lo Spirito che ci permette di chiamare Dio Padre: solo uscendo dalla piscina battesimale i neofiti potevano recitare per la prima volta il Padre Nostro. Prima dell’immersione, l’unico padre nostro dell’umanità era nel buio dello sheol: Adamo.

Oggi non è più così. La confermazione è diventata un rito a parte nell’età dell’adolescenza: perché quando la diffusione del cristianesimo ha reso impossibile la presidenza del vescovo, l’oriente ha scelto l’unità del rito e ha lasciato che fosse il sacerdote a celebrarli tutti, l’occidente invece ha conservato la presenza del vescovo per il compimento del rito e la confermazione ha assunto un valore di iniziazione alla vita adulta. Il battesimo non si fa più da adulti ma da bambini appena nati. è la manifestazione evidente di quello che avviene sempre: Dio ci precede, non importa quando arriva il nostro sì. La sua grazia ci anticipa, ci accompagna, ci sostiene, ci fascia e ci ha già trovati: perché noi, ora, possiamo cercarlo.


Flaminia Morandi
NP giugno/luglio 2007

 

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