Il segreto di Dio

Pubblicato il 19-04-2016

di Flaminia Morandi

Franco Nocera, Adamo ed Evadi Flaminia Morandi – "Adamo dove sei?". Il grido di dolore di Dio, quando l’uomo mette in moto il meccanismo del male con le sue tragiche conseguenze, risuona lungo tutta la Bibbia. Dio si mette in cerca dell’uomo, ma senza superare il limite che lui stesso mette alla sua onnipotenza: il confine della libertà umana. L’Amore non può costringere nessuno ad amare. Può agire delicatamente solo se l’uomo apre uno spiraglio di disponibilità.

Sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce…”, così Giovanni descrive l’umile discrezione che usa Dio con noi. Il destino pensato da Dio per Adamo era ben altro che il suo rotolarsi nella paura facendo morti e feriti a cominciare da se stesso. Era un destino divino, il compimento fino alla pienezza del marchio dello Spirito con cui aveva impastato il suo corpo di terra e la sua anima, carattere, personalità.
Un’attesa, quella di Dio, che dura fino a che non trova una ragazzina, libera come l’aria dal proprio ego, pagina vergine su cui può scrivere la sua Sapienza. In lei finalmente può sperare, e da lei Dio nasce uomo. Nell’icona della Natività il bambino Dio non è avvolto nelle fasce dei neonati, ma con le bende usate per le sepolture, ed è coricato in una grotta nera come la pece: attraverso la verginità della Madre, Dio raggiunge l’uomo nel buio della sua condizione separata. Se l’uomo ha scambiato il dono della divinità con l’oggetto-albero, il Dio fatto uomo si farà appendere all’albero della croce purché Adamo lo guardi e comprenda, e per sconfiggere per sempre inchiodandolo all’albero, il male che lo aveva illuso di potersi salvare da solo.

Con pudore l’icona della Discesa agli inferi rivela il senso della resurrezione: la figura di Cristo avvolta in vesti splendenti irrompe negli inferi, lo stato interiore dell’uomo caduto. Afferra con forza Adamo ed Eva per i polsi e li strappa dalla morte, lui che l’ha vinta per sempre. Ma è vinta anche la paura che accompagna il vagare angoscioso dell’umanità. Nella voragine nera degli inferi restano, spuntati per sempre, gli attrezzi di tortura fabbricati dagli uomini per torturarsi, con cui hanno crocifisso Dio.
Ora non c’è più morte per Adamo, c’è la dormizione, negazione categorica di ogni disincarnazione: l’anima non ha più la funzione di animare il corpo, ma resta nello Spirito come organo della coscienza; la separazione temporanea dal corpo non significa la sua perdita. Il purgatorio, stato intermedio di purificazione, indica che l’anima può ancora spogliarsi di ogni peso che opprime il suo spirito.

La parola eternità in ebraico viene da alam, nascondere. Dio ha avvolto nell’oscurità il destino dell’uomo oltre la tomba. È un segreto divino. Ma i Padri affermano che il tempo tra la resurrezione e il ritorno di Cristo non è vuoto. La vita, passando attraverso l’apparenza della morte, continua. La morte è il dono che Dio ha fatto all’uomo dopo la sua caduta nella spirale del male, per proteggerlo da una rovina definitiva ed eterna.
Ogni giorno il Signore risorto ci ricorda che il nostro destino non è una fine, è il suo ritorno: è la nostra pienezza, la nostra realizzazione in lui.


MINIMA – Rubrica di Nuovo Progetto

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