Tutti al mare

Pubblicato il 30-01-2013

di Flaminia Morandi

Persone in spiaggia che praticano acquagymLe vere trasgressioni oggi sono quelle che riguardano il corpo: non tenersi in allenamento, non “star bene”, non tenere alla “linea”. La salute e la bellezza sono valori fondamentali, ma intesi nel loro significato elementare, apparente, “orizzontale”: la salute è un corpo che funziona, la bellezza è un’armonia di forme e di volumi.

Per i cristiani invece il corpo nello stesso tempo esprime e nasconde, rimanda a qualcos’altro. Nella Bibbia il corpo è una tunica di pelle ma anche una veste di luce. Finché vivono in Dio, Adamo ed Eva non provano vergogna del proprio corpo; ma quando la relazione viene meno la ferita produce una scissione. Il corpo diventa un segno ambiguo, estraneo di cui l’uomo arrossisce: perché teme che la sua identità personale venga confusa con la generica apparenza della specie.

Gli organi fisiologici sono simboli spirituali: le viscere sono il simbolo della compassione e della misericordia, le reni del desiderio, il cuore il luogo delle scelte e delle intenzioni pure. Il sesso risveglia il ricordo di Dio. Quando Mosè torna in Egitto per liberare il popolo, e il Signore gli si fa incontro per farlo morire, sua moglie Zippora prende una pietra tagliente, recide il prepuzio del figlio e con quello tocca i piedi di Mosè dicendo: Tu sei per me uno sposo di sangue. Dio, ora che gli viene offerta la vita che ha donato, recede dal suo proposito. Yvette Chopard Rossinelli, Il frutto dell'amoreIl sesso è il luogo dove il massimamente carnale si incontra con il massimamente spirituale, la soglia dove la carne s’inoltra nel mistero della vita e del divino, dunque dell’amore autentico: il dono di sé, la fecondità, l’esistenza.

Neanche la giovinezza e il benessere sono quello che sembrano. Il corpo è fango animato da un soffio, diceva Ireneo di Lione. Quando il fango si screpola, compaiono le rughe della vecchiaia, premonizione della lacerazione della crisalide: che si spacca per far uscire la farfalla, cioè perché l’uomo viva finalmente la sua seconda e vera nascita. Nel dolore e nella malattia il corpo da obbediente diventa ribelle, incontrollabile, ossessivo. L’uomo si accartoccia all’ascolto del proprio corpo, ne diventa prigioniero, lo vive come un nemico, un altro da sé. Nel greco c’è un’assonanza significativa fra soma, corpo, e sema, tomba. Ma c’è un’assonanza anche fra la malattia e l’interiorità, fra il dolore e la nostalgia che ci abita. È come se gli organi, sensibili e compassionevoli, rispondano al nostro grido di aiuto: Kafka diceva, si ammalano perché sono solidali con il nostro profondo e umano malessere.
Ma soprattutto la bellezza ha una doppia chiave di lettura. Dio si riveste di bellezza, l’albero nel Paradiso è bello perché la bellezza ha il compito di affascinare, attrarre verso Dio, come segno visibile di una realtà invisibile. La bellezza salverà il mondo!, grida Dostoievskij. Ma quale bellezza? Benczúr Gyula, NarcisoLa bellezza isolata, separata dal bene, conduce alla pazzia, ricorda Olivier Clément citando Holderlin, Nietsche, Van Gogh. Se il segno viene scambiato per il tutto, e se l’uomo se ne vuole appropriare, la bellezza da potenza salvatrice si trasforma in una realtà ambigua che a sua volta ha bisogno di essere salvata e protetta.
Il tob della Bibbia, cioè buono e bello, viene tradotto dai Settanta con il greco kalon, bello. Solo un volto illuminato dallo Spirito è veramente bello. Solo questa bellezza può far presagire il Dio vivente: un Dio che, per guarire la ferita della scissione, sceglie un corpo come luogo della sua incarnazione, una tomba per la sua resurrezione.


Flaminia Morandi
NP agosto/settembre 2004

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