Unica al mondo

Pubblicato il 26-11-2014

di Marco Grossetti

SENZA

A Safaa sono successe un sacco di cose che ad una bambina non dovrebbero succedere. Safaa è nata senza le braccia forti di un papà fatte per proteggerla, senza le mani delicate di una mamma pronte a coccolarla, senza il rifugio sicuro di una casa costruita per diventare dolce, senza l’amore di qualcuno che le dava il benvenuto al mondo dicendole che lei era la bambina più bella di tutta la Terra. Quando era ancora nella pancia della mamma, sentendo la tempesta che agitava il mare che stava attraversando, Safaa ha sentito che le acque si stavano rompendo già fuori e che non potevano rompersi anche dentro, era meglio rimanere il più a lungo possibile in un rifugio sicuro. Safaa è uscita dalla pancia di una mamma ancora troppo bambina per prendersi cura di una bambina pochi giorni dopo il suo arrivo in Italia.

Invece di finire tra le sua braccia, ha imparato a gattonare, camminare e parlare con le suore che lavoravano nell’ospedale dove era nata.

MAMMA

Un giorno sua mamma è tornata. Solo che non le avevano insegnato ancora bene come si faceva la mamma. La casa dove abitavano non era il castello di una fiaba di cui lei era la principessa, ma un porto di mare dove lei era l’ultima arrivata, l’ospite indesiderato con cui nessuno voleva stare, giocare, parlare. C’era gente che entrava e usciva a ogni ora del giorno e della notte, una porta che si chiudeva con dentro la mamma e lei che rimaneva fuori con tante persone che non conosceva. Safaa era fragile ed indifesa, solo come una minuscola bambina di cinque anni poteva esserlo. Tutti erano mille volte più forti e più grandi di lei. Quella porta chiusa da cui veniva allontanata a malo modo le poche volte che provava a bussare, era la resa incondizionata di Safaa davanti ad una vita che doveva ancora incominciare, era l’insegnamento più brutto che potesse ricevere: non chiedere aiuto a nessuno perché tanto sono tutti nemici. Anche la mamma.

GUERRA

Quando Safaa ha iniziato ad andare a scuola ha scelto il posto più lontano dalle maestre e per tenere il più distante possibile anche tutti gli i suoi compagni ha subito riempito il suo banco con tutto quello che sarebbe dovuto finire nel cestino. Era la sua trincea per difendersi da tutti i nemici che avrebbero potuto farle male. Le maestre e gli altri bambini non potevano essere forti come gli uomini brutti e cattivi con cui aveva combattuto: questa volta avrebbe vinto lei. Le penne e le matite fatte per riempire di colori, numeri e parole i libri e i quaderni hanno incominciato a coprire la sua faccia e i suoi vestiti. Durante l’intervallo gli altri bambini facevano merenda e giocavano. Insieme. Lei mangiava la colla e i pennarelli. Da sola. Davanti ai brutti voti o alle note sul diario, sorrideva orgogliosa: erano le medaglie d’onore che si metteva sul petto a fianco agli scarabocchi che faceva sul grembiule. Safaa tornava a casa ridendo. Stava vincendo la guerra.

CACCA

Il primo giorno in cui Safaa è arrivata al Sermig per partecipare alle attività dell’Arsenale della Piazza è stata una bambina perfetta. Educatissima, gentilissima, bravissima. Forse aveva paura che se avesse fatto vedere davvero tutto il male che poteva fare, non l’avrebbero più fatta andare a combattere in quel posto. Il secondo giorno si è tolta la maschera da brava bambina. Per Safaa era normale passare più tempo sdraiata per terra che seduta su una sedia, riempire di parolacce le persone che dovevano aiutarla a fare i compiti senza scrivere una parola sul quaderno e riempirsi i capelli di sabbia e di terra. Safaa faceva tutto il contrario di quello che doveva fare, diceva ai grandi e ai piccini che invadevano il suo rifugio che erano una cacca perché tutti l’avevano sempre trattata come una cacca. Non ascoltava nessuno perché pensava che nessuno le volesse bene.

AMORE

Un giorno mentre stava giocando con una bambina più piccola di lei davanti all’Arsenale, Safaa ha visto 20 euro appoggiati dentro una macchina. Insieme a lei ha preso un filo di ferro per terra e ha provato a forzare la serratura facendo finta di giocare lì vicino, fino a quando non è arrivato correndo il suo proprietario. Safaa aveva otto anni e degli occhi grandissimi pieni di innocenza e di divertimento per come era finito quel gioco, pieni di attesa e di sfida per sapere cosa sarebbe successo dopo. Non c’era neanche una briciola di paura. Se la vita era una guerra, Safaa era un generale pluridecorato che si stava riempiendo il petto di medaglie, una supercattiva pronta a sconfiggere qualsiasi supereroe.

Safaa non aveva bisogno di nessuna domanda ma di un mare di risposte. Di un amore talmente grande da farle capire che non era una bambina uguale a centomila altre bambine. Che anche lei era unica al mondo.

TREGUA

Safaa ha incominciato ad ascoltare insieme a tutti gli altri bambini le favole di un Paese dove tutti erano amici per sempre, i bruchi si trasformavano in farfalle, le stelle scendevano sulla terra e i sogni diventavano realtà. Bastava volerlo veramente con tutto il cuore. Safaa ha avuto bisogno di anni prima che il rumore dei passi e il suono della voce delle persone che si sarebbero prese cura di lei, potessero diventare la melodia che la faceva uscire dalla trincea dove si era nascosta e non l’allarme che la faceva scappare nel suo rifugio.

Safaa ha avuto bisogno di giorni e giorni passati a correre, studiare, ridere, pitturare, cantare, litigare, recitare, ascoltare, ballare, giocare con tutti gli altri bambini, prima di smettere di sentirsi una cacca circondata soltanto da nemici che volevano farle male.

PACE

La sua maestra racconta che è stato un lento, lento, lento miglioramento, fatto di piccoli impercettibili passi. Safaa è diventata sempre un po’ più precisa, un po’ più responsabile, un po’ più accettata dalle sue compagne. Safaa e la mamma oggi vivono in una casa tutta loro dove non c’è più nessuna porta e nessun nemico a dividerle. La guerra è finita. E quando tutto il male che ha ricevuto le fa vedere di nuovo il mondo pieno di cattivi, passa un’altra bimba diventata sua amica a prenderla per mano e a dirle che che anche lei può diventare una bellissima farfalla tutta colorata, diversa da tutte le altre farfalle del mondo. Proprio come succedeva in quelle favole. Basta volerlo veramente con tutto il cuore.

Speciale Riparto da me 3/5 - NP gennaio 2014

Ognuno ha una storia fatta di gioie e slanci, ma anche di ferite e condizionamenti. Eppure, il passato non è una prigione. Chi lo accoglie, chi ha il coraggio di fare pace, può diventare una persona migliore. A volte, un maestro.

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