Valori smarriti

Pubblicato il 04-05-2016

di Michelangelo Dotta

di Michelangelo Dotta - Se nel nostro inconscio l’Africa ha sempre rappresentato un pericolo­so mix di fascinazione e paura, una sorta di calamita che, a seconda di come l’avvicini, è in grado di attrarre e respingere con la medesima forza, oggi, più debole, divisa e impoverita dalla lunga crisi dell’Occidente, quel meraviglioso mondo sta cadendo a pezzi nelle mani dei signori del terrore.

Più che ogni altro, il continente nero è sempre stato vissuto come una sorta di miniera/supermercato da saccheg­giare a poco prezzo e, dagli anni della schiavitù a quelli del coltan, passando per avorio, oro, diamanti e petrolio, è stato rapinato dai cosiddetti Paesi sviluppati e costretto ad una rincorsa perenne e senza possibilità di riscatto verso un futuro pieno di promesse e di aspettative tradite. L’Africa geogra­ficamente più vicina a noi, quella che si affaccia sul Mediterraneo, è passata da dittatori e regnanti spietati alle mol­teplici facce delle rivoluzioni arabe per giungere, nel caos più completo, alle guerre tribali e alle spartizioni politiche che hanno creato l’humus perfetto per far germogliare le diverse sigle del ter­rorismo.

Ma è il cuore del continente, l’Africa nera dei romanzi e dell’avventura, dei sogni proibiti e dei segreti nascosti, la grande Madre Ancestrale che seduce nel suo abbraccio misto di odio/amo­re, quella che si sta deteriorando nel profondo, che sta lentamente perden­do la sua fisionomia più genuina per inabissarsi nel cono nero e paludoso della paura. Nella morsa della violen­za fratricida imposta da un integrali­smo religioso cieco quanto spietato e dell’istigazione e promozione di un odio verso il mondo occidentale che si traduce nel sistematico sterminio dei turisti, anche l’anima più pura rischia di disgregarsi e perdersi.

L’Africa del­le comunità tribali che garantivano e proteggevano gli individui, l’Africa te­orizzata da Nyerere, quella dell’uja­maa, dell’uguaglianza, l’Africa dove la vita aveva un prezzo alto, ma sem­pre e comunque veniva apprezzata in ogni suo aspetto e forma, sta cedendo alla violenza di chi taglia i ponti con il passato, di chi vuole cancellare le tra­dizioni con il sangue degli innocenti. I migranti che fuggono da quell’orrore non sono solo in ceca di lavoro, be­nessere e tranquillità, non inseguono un mondo che loro non appartiene né per razza né per cultura, ma sicu­ramente sognano di poter un giorno ritornare a vivere nella loro terra ritro­vando e ricostruendo i valori che sono andati smarriti; questo è il vero aiuto che il mondo occidentale dovrebbe ini­ziare a produrre per costruire stabilità e convivenza tra gli individui... gli altri sono solo esibizioni di muscoli.


Rubrica di Nuovo Progetto

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok