La strada maestra

Pubblicato il 19-06-2016

di Guido Morganti

di Guido Morganti - Di fronte a iniquità, violenze, sopraffazioni, soprusi il perdono è cosa giusta? Come mettere d’accordo misericordia e giustizia? Ne ha parlato papa Francesco nell’udienza generale in Piazza San Pietro il 3 febbraio. Ha sottolineato che «la Sacra Scrittura ci presenta Dio come misericordia infinita, ma anche come giustizia perfetta. Come conciliare le due cose? Come si articola la realtà della misericordia con le esigenze della giustizia? Potrebbe sembrare che siano due realtà che si contraddicono; in realtà non è così, perché è proprio la misericordia di Dio che porta a compimento la vera giustizia. Ma di quale giustizia si tratta?». Nella società «chi si ritiene vittima di un sopruso si rivolge al giudice in tribunale e chiede che venga fatta giustizia. Si tratta di una giustizia retributiva, che infligge una pena al colpevole, secondo il principio che a ciascuno deve essere dato ciò che gli è dovuto». Però, evidenzia il papa, «questa strada non porta ancora alla vera giustizia perché in realtà non vince il male, ma semplicemente lo argina. È invece solo rispondendo ad esso con il bene che il male può essere veramente vinto». È una affermazione valida anche a livello umano. Ma allora cosa si può realizzare la vera giustizia? «Ecco allora un altro modo di fare giustizia che la Bibbia ci presenta come strada maestra da percorrere. Si tratta di un procedimento che evita il ricorso al tribunale e prevede che la vittima si rivolga direttamente al colpevole per invitarlo alla conversione, aiutandolo a capire che sta facendo il male, appellandosi alla sua coscienza. In questo modo, finalmente ravveduto e riconoscendo il proprio torto, egli può aprirsi al perdono che la parte lesa gli sta offrendo». Un percorso sicuramente non immediato e facile, perché «richiede che chi ha subìto il torto sia pronto a perdonare e desideri la salvezza e il bene di chi lo ha offeso. Ma solo così la giustizia può trionfare, perché, se il colpevole riconosce il male fatto e smette di farlo, ecco che il male non c’è più, e colui che era ingiusto diventa giusto, perché perdonato e aiutato a ritrovare la via del bene. E qui c’entra proprio il perdono, la misericordia».

Papa Francesco evidenzia che questo è il modo di agire di Dio verso di noi peccatori. «Il Signore continuamente ci offre il suo perdono e ci aiuta ad accoglierlo e a prendere coscienza del nostro male per potercene liberare. Perché Dio non vuole la nostra condanna, ma la nostra salvezza». Ed ancora: «Il Signore della misericordia vuole salvare tutti! Il problema è lasciare che lui entri nel cuore. Tutte le parole dei profeti sono un appello appassionato e pieno di amore che ricerca la nostra conversione. Ecco cosa il Signore dice attraverso il profeta Ezechiele: “Forse che io ho piacere della morte del malvagio […] o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?”, quello che piace a Dio!

E questo è il cuore di Dio, un cuore di Padre che ama e vuole che i suoi figli vivano nel bene e nella giustizia, e perciò vivano in pienezza e siano felici. Un cuore di Padre che va al di là del nostro piccolo concetto di giustizia per aprirci agli orizzonti sconfinati della sua misericordia».

Questa visione più ampia di giustizia la si ritrova anche nell’Enciclica Dives in misericordia di san Giovanni Paolo II. Il senso di giustizia presente nel mondo contemporaneo basta? Ad esempio al n. 12: «In nome di una presunta giustizia (ad esempio storica o di classe) talvolta si annienta il prossimo, lo si uccide, si priva della libertà, si spoglia degli elementari diritti umani. L’esperienza del passato e del nostro tempo dimostra che la giustizia da sola non basta e che, anzi, può condurre alla negazione e all’annientamento di se stessa, se non si consente a quella forza più profonda, che è l’amore, di plasmare la vita umana nelle sue varie dimensioni». Ed ancora, al n. 14: «La via che Cristo ci ha manifestata nel discorso della montagna con la beatitudine dei misericordiosi, è molto più ricca di ciò che a volte possiamo avvertire nei comuni giudizi sul tema della misericordia. Tali giudizi ritengono la misericordia come un atto o processo unilaterale tra colui che usa misericordia e colui che ne viene gratificato,tra chi fa il bene e chi lo riceve. Di qui deriva la pretesa di liberare i rapporti interumani e sociali dalla misericordia e di basarli solamente sulla giustizia. Tuttavia tali giudizi sulla misericordia non avvertono quel fondamentale legame tra la misericordia e la giustizia del quale parla tutta la tradizione biblica e, soprattutto, la missione messianica di Gesù Cristo. L’autentica misericordia è la fonte più profonda della giustizia. Se quest’ultima è di per sé idonea ad “arbitrare” tra gli uomini nella reciproca ripartizione dei beni oggettivi secondo l’equa misura, l’amore invece, e soltanto l’amore, è capace di restituire l’uomo a se stesso».

E l’amore si declina in fatti concreti che permettono di realizzare una società a misura d’uomo, nella giustizia e nella pace. Di fronte alla spietatezza con cui le relazioni umane sono portate avanti è urgente impegnarsi a fondo per il riconoscimento dei diritti di tutti, lottare per la giustizia, in pratica restituire a chi è stato defraudato dai suoi diritti di uomo, dalla possibilità di vivere nella pace, dalla ineludibile esigenza di sperare.

 

 

 

 

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 Foto: Renata Busettini

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