Cambio di passo

Pubblicato il 06-09-2016

di Corrado Avagnina

di Corrado Avagnina - Ci sono fenomeni sociali che sembrano inattaccabili. Si dice, non senza qualche pruderie, che quello è il mestiere più vecchio del mondo, quasi a far passare un’idea di immutabilità del fenomeno. Come se la prostituzione non dovesse cambiare mai, né ridursi, né essere sradicata. Oggi il tema cruciale, delicato e deludente torna di attualità perché – come è già avvenuto in Francia qualche mese fa – anche nel nostro Paese si vorrebbe varare una legge che prova ad agire sul cliente per scoraggiare questa pratica in cui con i soldi si compra il corpo di una donna per le proprie soddisfazioni od i propri capricci sessuali. Si tratta di un tentativo partito da tempo, nei Paesi del Nord Europa, ponendo al centro – per sanzionarne i comportamenti – la figura dell’uomo in particolare che vuole usare la donna per le sue pulsioni legate al sesso.

Lo scenario umano e sociale ha una sua complessità che non può essere affrontata unicamente con sanzioni mirate. Si può pensare che questo è un punto di partenza. Chiamando in causa questi nove milioni di cosiddetti clienti (tanti sarebbero in Italia, di tutte le estrazioni sociali, di tutte le età, di tutte le condizioni personali e familiari). Perché gli elementi in gioco sono tanti e pure inconfessabili, senza tacere la logica dello sfruttamento che esiste e resiste, e si tinge di disumanità nei confronti di situazioni in cui troppe donne finiscono in questa rete ed in questi giri.

Ne sanno qualcosa, ne scrivono, ne parlano (con rispetto e ovviamente con discrezione) i volontari delle comunità Papa Giovanni XXIII che spesso nottetempo si affiancano appunto alle prostitute, molte straniere, sulla strada, per ascoltare le loro storie, e loro vicende, le loro amarezze. Tentando difficili (ma possibili) riscatti da un mondo che per certi versi fa anche paura, perché si miscela con la tristissima pratica della tratta. La tendenza oggi – giustamente – è quella di partire da questa richiesta abnorme di prestazioni sessuali a pagamento.

Le sanzioni sono un modo concreto per risalire a chi è convinto di potersi permettere, con il denaro, questi incontri nel segno del sesso consumato e pagato. Indubbiamente, oltre alla disponibilità di soldi, c’è uno spaccato di umanità in affanno, con falle marcate in termini di affettività, di sessualità consapevole, di legami di coppia… in cui parecchio è franato, magari in misura inconsapevole, contagiati dall'abbinamento tra denaro e potere sugli altri, dal degrado in cui è finito spesso il corpo della donna commercializzato come una cosa da consumare prima con gli occhi, dalla carenza di una positiva relazione fra i sessi. Insomma va posto in evidenza un nodo od un vuoto di consapevolezza. Le sanzioni ai clienti possono ribaltare appunto il problema, che non va solo affrontato in termini repressivi. Si comincia di lì, per chiedere il conto in umanità (o disumanità, a seconda) a questi 9 milioni di clienti al mese, perché si guardino nell'animo, si misurino con i loro gesti e le loro abitudini, si confrontino con le loro derive personali senza mascherarsi dietro troppi pretesti o presunte scusanti.

Sono loro innanzitutto il problema. Nei Paesi del Nord dove si è avviato questo cambio di passo, si è anche e soprattutto cercato di operare sul piano educativo, pure per uomini ultracinquantenni, a cui chiedere di ripensarsi spassionatamente daccapo, rispetto a queste spinte a vivere il sesso a pagamento. Partendo dal primo assunto, per nulla scontato purtroppo, secondo cui non si dovrebbe comprare il corpo di un’altra persona, mai. Le statistiche mostrano che nei Paesi del Nord un’azione culturale di questo tipo sta dando dei frutti. Non è impossibile cambiare sul terreno del mestiere più vecchio del mondo.







Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

 

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