La monetina della vedova

Pubblicato il 19-02-2017

di Rosanna Tabasso

Rosanna Tabasso - QUELLO CHE CONTAdi Rosanna Tabasso - “L’odio non ci fermerà. Ripartiamo dall’amore” è stata la riflessione del Cenone del digiuno di Capodanno ed è il tema che ci accompagnerà quest’anno verso l’Appuntamento dei Giovani della Pace del prossimo maggio a Padova. Ma che posto ha l’odio nella mia vita? Nessuno, ma mi rendo conto che l’odio è un’onda che cresce e trova spazio in sentimenti che apparentemente paiono innocui e comunque normali: diffidenza, chiusura, disattenzione per l’altro, non rispetto, maleducazione, fino ad arrivare ad antipatia, intolleranza, razzismo… Sono sentimenti che ci entrano dentro senza che ce ne accorgiamo. Ci avvelenano l’anima e ci snaturano, allontanandoci da noi stessi e da quello che siamo. Non ci accorgiamo del confine e ad un certo punto l’odio prevale e ci distrugge e distrugge ciò che vive attorno a noi. Fermare quest’onda è il nostro primo impegno per la pace, come scriveva Giovanni Paolo II: “Tutto lavora per ferirci, per toglierci ogni capacità di sorridere ma tu non devi lasciarti derubare né della tua forza, né del tuo amore, né dei tuoi sogni, mai! Ricordatelo”. Ripartiamo dall’amore: è la vera battaglia che vale la pena combattere, come scriveva Annalena Tonelli: “Solo l’amore libera l’uomo da tutto ciò che lo rende schiavo, solo l’amore fa respirare, crescere, fiorire, solo l’amore fa sì che non abbiamo più paura di nulla”.

Ripartiamo dall’amore: è la vera opera della pace, alla portata di ognuno di noi, dai più piccoli fino agli anziani, un impegno che non esonera nessuno. Non possiamo decidere della guerra in Siria ma possiamo disseminare la nostra strada di gesti, azioni, parole, pensieri e preghiera, che diano pace a qualcuno attorno a noi, che riportino pace in una famiglia, che restituiscano il senso della pace ad un gruppo, ad un quartiere, ad una città. Non poter arrivare a tutti e a tutto non ci dispensa dall’essere operatori di pace nel nostro vivere quotidiano. “Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9) resterà per sempre una Parola di Gesù per noi che vogliamo vivere il Vangelo come nostra regola di vita. Chi ha detto “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” (Gv 14,27) ha portato la promessa di Dio “pace in terra agli uomini che Dio ama” (Lc 2,14) nascendo nel silenzio di una notte, tra la sua gente più povera e morendo abbandonato da tutti sulla croce. Nessuno più di lui conosce l’umiltà e la fatica che l’opera della pace comporta. E ora ci dice di non spaventarci di vivere questa pace, senza scoraggiarci perché a suo tempo lui la porterà a compimento per tutti. E non sarà solo assenza di guerra, ma pienezza di vita per ciascuno, armonia del creato, fraternità tra gli uomini.

Il card. François-Xavier Van Thuan nei suoi 13 anni di prigione per la sua fede scriveva: “Nel buio della notte, in mezzo a questo oceano di ansietà, di incubo, pian piano mi risveglio: devo affrontare la realtà. Sono in prigione, se aspetto il momento opportuno per fare qualcosa di grande, quante volte nella mia vita mi si presenteranno simili occasioni? No: afferro le occasioni che mi si presentano ogni giorno per compiere azioni ordinarie in modo straordinario. Gesù, io non aspetterò, vivo il momento presente colmandolo di amore”.

È in questa pace che continuiamo a credere ed è per questa pace che continuiamo ad impegnarci con grande consapevolezza, con determinazione e con convinzione.
L’impegno per questo 2017 che non si annuncia facile per le sorti dell’umanità e per la pace è sicuramente quello di abolire dal nostro vocabolario e dalla nostra testa il “ma tanto a cosa serve” o il “tanto per come vanno le cose” che continuamente frenano il nostro agire di operatori di pace del quotidiano. Sono pensieri ed espressioni che non dovremmo più tenere in considerazione per non spegnere la speranza dell’oggi e del domani. I potenti del mondo firmano i trattati di pace ma la strada la prepara l’opera silenziosa e nascosta di uomini e donne di buona volontà che nessuno mai saprà chi sono se non Dio. Lui scrive con noi la storia della salvezza, la storia del Regno dei Cieli in mezzo a noi. Nell’economia del Regno, la monetina della vedova, che è tutto ciò che può dare, vale quanto la più grande ricchezza, anzi di più. I nostri gesti, le nostre azioni di pace sono la monetina della vedova, ma all’umanità e a Dio servono e dunque vanno dati a piene mani come scrive Ernesto Olivero:

Dio ci dice
Buttalo il seme
non aver paura
di nessun terreno.
Il seme
non tenerlo fra le mani
lancialo
lancialo in continuazione
in qualsiasi terreno
porterà frutto
anche in quelli maledetti
in quelli impossibili
anche lì voglio creare
comunione anche lì
può nascere
una bellezza infinita.
Lancialo il seme
non è spreco
buttarlo.
Lancialo
fallo con mano larga
e generosa.
Tu butta il seme
al resto
penso Io.

Seminiamo a piene mani gesti di pace. Non sono inutili, non sono sprecati. Sono la logica di un amore ostinato che non si arrende. Sono la nostra responsabilità verso tanta gente che ha solo noi per non perdere la speranza. Quest’anno diciamo basta al senso di impotenza che ci ha pervasi un po’ tutti e affrontiamo la notte davvero buia accendendo piccole luci di una pace dal basso, una pace ri-scelta e vissuta con determinazione, come e dove sia possibile, in pochi, in tanti. In una notte davvero buia sono piccole luci che illuminano angoli di mondo e sono la speranza di molti!

Rosanna Tabasso
QUELLO CHE CONTA
Rubrica di NUOVO PROGETTO

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