La carità di Francesca

Pubblicato il 15-06-2017

di Annamaria Gobbato

di Annamaria Gobbato - A 12 anni Francesca Bussa de’ Buxis de’ Leoni, nata a Roma nel 1384 da una ricca e nobile famiglia, inizia tra le lacrime la sua vita da adulta.

Il padre, per un gioco di alleanze politiche, le impone il matrimonio con Lorenzo de’ Ponziani, commerciante in bestiame e granaglie. La ragazzina, che aveva in mente di consacrarsi a Dio, cade in una profonda depressione che la porta sulla soglia dell’anoressia. Ne viene guarita da un sogno in cui le appare Sant’Alessio, “Tu devi vivere… Il Signore vuole che tu viva per glorificare il suo nome”.

A 16 anni ha il suo primo figlio, e riesce, pur nei limiti della sua epoca, poco indulgente all’indipendenza femminile, a continuare le sue opere di carità, visitando poveri e ammalati, molto numerosi a causa dell’abbandono di reggitori pubblici (Roma era già stata saccheggiata dal Re di Napoli e devastata dai conseguenti disordini cittadini).

La gente muore di fame e quando, alla morte della suocera, Francesca diventa padrona di casa, le dispense di casa in pochi mesi rimangono vuote, salvo poi riempirsi misteriosamente pochi giorni dopo. È la Provvidenza che viene in aiuto alla poverella di Trastevere, chiamata così dal popolo per gli abiti dimessi e l’assenza di gioielli.

Il dolore continua a visitarla: il marito, comandante delle truppe pontificie, rimane semiparalizzato in battaglia, la casa viene saccheggiata, i beni sequestrati e il figlio Battista preso in ostaggio. Appena rilasciato, scoppia la peste che le porta via gli altri due figli.

Raddoppia allora la carità e la preghiera, con alcune amiche fonda la confraternita delle Oblate Olivetane di Maria a Tor de’ Specchi. Rimasta vedova, si ritira nel convento delle Oblate prendendo il secondo nome di Romana, come segno di affezione al popolino cui rimase sempre legata. Ceccolella muore il 9 marzo 1440 ed è da subito venerata come santa.

Annamaria Gobbato
TERRA&CIELO
Rubrica di NUOVO PROGETTO

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