Anche il Brasile ci sta!

Pubblicato il 15-08-2012

di Simone Bernardi

di Simone Bernardi - È stato uno di quegli incontri che non smetti di pensarci, di raccontare, che vai a dormire con quel pensiero e che se arrivi mentre qualcun’altro ne sta parlando ti spiace per esserti perso qualcosa...
 
 
 
Sabato 22 maggio 2010, l’Arsenale della Speranza ha vissuto UN MOMENTO SPECIALE, la prima edizione del “CONTA COMIGO”, frutto prezioso di mesi e mesi di incontri nelle scuole, di riunioni con i volontari e di centinaia di azioni di solidarietá insieme ai nostri accolti, motivati dall’idea della “FORESTA CHE CRESCE ”.
 
Solo chi capisce che il mare è fatto di gocce sa cogliere la vera portata del “piccolo” fiume che l’altro ieri ha bagnato l’Arsenale. Un fiume di giovani che non avrebbero MAI pensato di varcare, un giorno, la porta di una casa da loro “s-conosciuta” come una casa per “moradores de rua” (letteralmente “abitanti della strada”). Ma sabato mattina – che qui in Brasile non è giorno di scuola – hanno iniziato ad arrivare, in piccoli gruppi, con sacchi di alimenti e prodotti di igiene, curiosi – così come noi che li accoglievamo – di sapere cosa sarebbe accaduto...
 
Un sorprendente sole mattutino – sempre piú raro con l’approssimarsi dell’inverno – ci ha permesso di riceverli nel nostro grande cortile: gli amici accolti, disposti su due ali, ritmavano un OOOOOOOOOOOOLÉ ad ogni gruppo che entrava; volontari e volontarie registravano i nomi, distribuivano i cartellini, annotavano le email, simpaticamente “interrotti” dagli attori del circo dell’Arsenale che, ad un certo punto, hanno invitato tutti a dirigersi al primo momento della giornata, quello dedicato alla “FORESTA CHE CRESCE”.
 
L’iniziativa, nata tre anni fa per amore ai giovani, si è radicata attraverso la disponibilitá dei nostri ospiti che vi hanno trovato, molto spesso, un’opportunitá di riscatto e per iniziare a scalfire il muro di pregiudizi che li circonda. Quel muro, sabato mattina, lo abbiamo sistemato nel bel mezzo di un grande salone e, dopo averlo usato come schermo per proiettarci un video sulle tante azioni di solidarietà, all’improvviso si è spezzato e sono comparsi i protagonisti di tanto bene fatto senza far rumore...
 
Spontaneamente i ragazzi si sono alzati in piedi ed hanno iniziato ad applaudire come se fossero entrate delle star. È stato un momento fortissimo, certamente una delle cose più belle accadute in questa casa che accoglie. Un attimo di cui ci alimenteremo per molto tempo, per continuare a credere in quella rivoluzione possibile di fare dell’Arsenale non un ghetto, ma un luogo d’incontro in cui chiunque, anche una persona per molti senza più valore, può contribuire ad un bene grande e può testimoniare ad altri che il MONDO SI PUÓ CAMBIARE.
 
Le TESTIMONIANZE sono state il cuore della seconda parte, in cui ogni gruppo di giovani ha raccontato agli altri un’esperienza di solidarietà, di accoglienza, di contatto con situazioni difficili e di com’è possibile rimboccarsi le maniche per trasformarle in opportunità di cambiamento. Parole, gesti, immagini si alternavano in uno spazio ricavato tra le macerie di muri sbrecciati o recentemente abbattuti, che alcuni di loro hanno poi colorato per simboleggiare una distruzione che – con l’impegno di tanti – può tornare a dare vita e speranza. Qui abbiamo ricordato RAFAEL, un giovane che dal 22 maggio di tre anni fa non c’è più, ma che vive nella commozione dei genitori e delle sorelle – presenti all’incontro – e in ogni giovane che vuol credere che la vita è preziosa e non va sprecata.
 
Dopo tre ore molto intense, abbiamo proposto il PRANZO DEI POPOLI, un “gioco di ruolo” ancora tutto da esplorare (ed eventualmente riadattare) in una metropoli in cui mondi completamente diversi si “incrociano” anche solo lungo la strada che conduce all’Arsenale: chi non ha nemmeno una maglietta per coprirsi e chi paga 4.000 reais al mese per frequentare l’università. Questi “mondi”, sabato, sono entrati per un momento in contatto, forse senza rendersene troppo conto, senza riconoscersi o capirsi del tutto, ma con la disponibilità di iniziare a cambiare alcune abitudini di pensiero e di abitare la propria casa, la propria città, questo Paese, il mondo in un modo diverso... Era questo il punto, il primo (speriamo!) di una lunga serie di punti che affronteremo ancora con mille e mille giovani.
NOI CI S(T)IAMO.
Simone Bernardi
 
 
 
 
 

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