Se il ghiaccio si scioglie?

Pubblicato il 14-08-2012

di sandro

di Sandro Calvani - Una regione di ghiaccio essenziale per l’umanità. Se si scioglie… La chiamano il terzo polo del Pianeta.
Il nome curioso della regione Hindukush-Himalaya si deve alla sua accessibilità molto difficile, simile al polo Nord e al polo Sud, e ai suoi enormi ghiacciai che attraversano 4,3 milioni di chilometri quadrati in sette Paesi oltre alla regione del Tibet: Afghanistan, Bangladesh, Cina, India, Myanmar, Nepal e Pakistan. La gente che vive nella regione la chiama invece la torre dell’acqua, perché dalle 14 montagne più alte del mondo nascono 14 tra i più grandi fiumi del mondo che forniscono acqua a oltre 1,3 miliardi di persone che vivono a valle, oltre a cibo ed energia per oltre 3 miliardi di persone, più di metà della popolazione totale del mondo.
È evidente dunque che il terzo polo è infinitamente più importante degli altri due dal punto di vista dei diritti economici e sociali dell’umanità intera, per esempio in termini di produzione di acqua potabile, di acqua per l’irrigazione e dunque per la sicurezza alimentare di mezzo mondo, e infine per la produzione di energia elettrica in un’area del mondo che non ha altre fonti importanti di energia. Sono tutte risorse essenziali e dunque questioni che scottano sul piano politico, commerciale e religioso.

Chi conosce un po’ di storia orientale può facilmente associare una cultura, una guerra, una religione ad ognuno dei quattordici fiumi imponenti che nascono nell’Himalaya: Amu Darya, Brahmaputra, Chao Phraya, Fiume Giallo, Fiume Rosso, Gange, Indus, Irrawaddy, Mekong, Salween, Syr Darya, Tarim, Xunjiang, Yangtze. Culture, religioni, economie, conflitti di mezzo mondo sono tutti legati a quelle montagne che custodiscono insieme 112.000 chilometri quadrati di ghiacciai. Quei ghiacciai sono la seconda più grande riserva di acqua dolce al mondo dopo il polo Nord, ma la prima praticamente utilizzabile ed utilizzata, dato che nessun fiume e nessun acquedotto si alimenta direttamente dai ghiacciai del polo Nord. Se pensiamo poi all’enorme interazione economica, finanziaria, di produzioni e commerci della Cina e dell’India con tutto il resto del mondo si può ritenere che il terzo polo è in realtà il primo polo della Terra. Se attorno al polo Nord e al polo Sud gira il pianeta fisico, attorno al polo innevato dell’Hindukush Himalaya girano invece le risorse essenziali per l’economia e per la crescita dell’umanità intera. È dunque a partire da questi numeri e queste considerazioni che la comunità internazionale guarda con forte preoccupazione all’impatto del cambio climatico su quelle montagne.
Gli scalatori lo chiamano il tetto del mondo perché la regione racchiude 14 cime oltre gli 8.000 metri slm: Everest, K2, Kangchenjunga, Lhotse, Makalu, Cho Oyu, Dhaulagiri, Manaslu, Nanga Parbat, Annapurna, Gasherbrum I, Broad Peak, Gasherbrum II, Shishapangma. Insieme ad altre sei vette dell’Hindukush-Himalaya oltre i 7.000 metri, sono considerate tra le montagne più difficili al mondo da scalare. I portatori e le guide del posto che aiutano le scalate più ardimentose sono chiamati sherpa, una definizione tibetana che significa semplicemente gente dell’est.
Sono uomini così coraggiosi e forti che in Occidente, nel linguaggio comune della politica e del management, sherpa indica l’assessore che aiuta un leader preparando il lavoro difficile che richiede maggiore sforzo o maggiore fatica. Ma gli sherpa del posto non possono far nulla per salvare queste montagne dallo sciogliersi preoccupante dei loro imponenti ghiacciai. In Nepal ad esempio la temperatura media annuale è già cresciuta di 0,6°C negli ultimi dieci anni, mentre era cresciuta invece di 0,7°C nei precedenti cent’anni. Quei ghiacciai che stanno arretrando danno il riso di tutti i giorni, compresa l’acqua e l’energia per cuocerlo a oltre tre miliardi di persone che vivono in Afghanistan, Bangladesh, Bhutan, Cambogia, Cina, Laos, Nepal, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Malesia, Myanmar, Pakistan, Singapore, Tajikistan, Thailandia, Turkmenistan, Uzbekistan e Vietnam.



Un grado centigrado di temperatura in più può significare un’alluvione devastante come quella registrata l’anno scorso in Pakistan
. Dato che i ghiacciai che si sciolgono non si riformano poi l’anno dopo, un po’ di riscaldamento in più sulle montagne dell’Himalaya significa anche desertificazione crescente nelle terre a valle dell’Asia Centrale. In alcune parti dell’Hindukush gli esperti prevedono un aumento di temperatura da 3,5°C a 4°C entro il 2050. Se anche una minima parte di tali previsioni si avverasse le cronache dei prossimi decenni registrerebbero decine di veri e propri diluvi, con frane di città intere, perdita di biodiversità, crescita della miseria per le popolazioni di montagna, siccità grave in vaste regioni, migrazioni di milioni di persone e probabilmente conflitti ed instabilità politica incontrollabili. Ad esempio il cambio climatico globale ha già causato un calo di produzione di cereali con conseguente aumento dei prezzi all’ingrosso ed al dettaglio tra lo 0,6 e lo 0,9%. Ma nella regione dell’Hindukush-Himalaya si prevede un impatto locale sull’aumento dei prezzi dei cereali tra il 18 ed il 22%. L’acqua che viene dell’Himalaya rende possibile il 55% della produzione di cereali dell’Asia, cioè il 25% della produzione mondiale. La sicurezza alimentare di molti Paesi africani dipende pesantemente dalle importazioni di cereali dall’Asia del Sud e del Sud-Est. Gli sherpa del G8 avevano previsto alcuni anni fa che la Cina avrebbe superato il Giappone come seconda economia mondiale nel 2015.
È già successo invece nel 2011. Un fatto che lascia sospettare che le altre previsioni del G8 potrebbero essere state ancora troppo ottimiste per l’Occidente mentre l’Oriente diviene più rapidamente del previsto il principale motore della storia e dell’economia del primo secolo del terzo millennio. Ad esempio un altro studio del G8 prevede che già nel 2030 solo una delle otto economie più grandi al mondo sarà una Nazione europea, e potrebbe succedere anche prima. Sono tutti indicatori convergenti che attorno al terzo polo della Terra, riconoscibile come il primo polo in termini di popolazione e di economia, gira il futuro delle prossime generazioni dell’umanità intera. Per far sì che tale cambio di importanza dell’Oriente rispetto all’Occidente sia una trasformazione armoniosa con il passato servono però milioni di sherpa, pronti ad ardimentose fatiche, soprattutto in Occidente, per riuscire a minimizzare gli effetti del cambio climatico causato da consumi sregolati di cibo, energia e risorse non rinnovabili.

Articolo pubblicato su Nuovo Progetto

Sandro Calvani - Direttore del Centro ASEAN sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite (arcmdg.ait.asia). Vive e lavora a Bangkok

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok