Immagini di luce

di Chiara Dal Corso - Una caratteristica importante delle icone, cui magari non si fa caso, è l’assenza delle ombre. Non solo, ma più interessante ancora è come si comporta la luce, come illumina le cose, i volti, gli abiti... Se guardiamo una foto qualunque o un bel dipinto, possiamo intuire dove si trovi la fonte di luce, proprio dalla disposizione delle ombre. In un’icona non riesco invece ad identificare un luogo di provenienza distinto. Perché? È semplice, perché non c’è. O meglio, la fonte luminosa non è esterna ai corpi, ma li pervade, attraversa ogni cosa, e nel caso delle persone, emana dal loro interno illuminandone i volti, i gesti, le mani... con effetti molto particolari. La luce rappresenta la grazia divina stessa, l’energia vitale di Dio, il suo amore che sostiene, riempie le sue creature, le trasfigura completamente e si comunica dalle stesse. E viene tradotta nelle icone in modi diversi.

Per esempio non solo le architetture, ma gli stessi abiti dei personaggi sembrano fatti di pietre preziose, dove le luci (trasparenti e progressivamente più chiare) hanno forma geometrica, proprio come la Gerusalemme celeste dell’Apocalisse (cap. 21), costruita interamente di cristalli, diaspri, zaffiri, smeraldi, onici... la materia che più si lascia attraversare dalla luce. Anche i volti non hanno un colore naturale, ma ambrato e si illuminano nei punti più prominenti, i più vicini all’osservatore (naso, zigomi, fronte, mento...). Non mancano mai le luci taboriche, le più luminose: sottilissimi tratti di colore chiarissimo, disposti come piccoli lampi, in punti particolari, indicano il bianco della trasfigurazione, e conferiscono all’immagine quell’effetto vibrante, dichiaratamente astratto. Ci sono altre tecniche ed espedienti per raffigurare la luce, ma il risultato comune a tutte le icone è una luce diffusa, spirituale, interiore, che illumina tutti gli elementi e li fa avanzare verso l’osservatore.

Uova e colori – Rubrica di Nuovo Progetto