Non c’è tempo per fermarsi

Pubblicato il 12-06-2013

di Carla Zichetti

di Carla Zichetti - Chi vive la sofferenza come può ancora rendersi utile? Come può vincere lo scoraggiamento o semplicemente superare le barriere dell’infermità per avvicinarsi o farsi avvicinare dagli altri?

Confesso che non sono capace di rispondere a queste domande.
Vivo la sofferenza fisica e di conseguenza anche morale da più di 60 anni, senza mai essermi fatta queste domande. È avvenuto e avviene solo perché amo, non importa se non sono ripagata. Non so cosa vuol dire rendersi utile. Forse chi mi ha posto queste domande è una persona che va molto in fretta, che corre… che si ferma poco ad ascoltare… che non si è messa nei panni del malato.

Queste domande non le ho trovate nel Vangelo, dove invece ho trovato un comando, l’unico: “Amatevi come io vi ho amato”. Lui non ha parlato di sofferenza, di come soffrire, ma di amore. Lui si è assunto la nostra sofferenza per portarla con noi. Tutto qui. Cosa vuol dire essere utile agli altri? Forse costruire cattedrali, viaggiare per il mondo… predicare… realizzare grandi progetti? Gesù ci ha salvato sulla croce con le mani inchiodate, annientato, umiliato, non poteva far niente e si è anche lamentato dell’abbandono di Dio… lì era uno di noi, uomo come noi e ci ha salvato così, non con i miracoli.

Per questi motivi non sono capace di rispondere alle domande che mi avete fatto. Non mi sento di insegnare a nessuno “cosa si deve fare” per avvicinare gli altri o farsi avvicinare. Dico solo che basta l’amore, ma quello vero, quello che si spende senza chiedere nulla, senza pretendere che l’altro la pensi come me, quello che si ferma come il Samaritano e si “carica sulle spalle” il fratello, perché uno solo è il Maestro. Io ho solo da imparare dagli ammalati, specialmente quando si lamentano e allora mi domando: “Sono forse io la causa dei loro lamenti?”. Li capisco e li amo tanto più, quanto più non sono capiti. So cosa vuol dire.

Se non amo fino a dare la vita per l’altro, sono io l’inutile anche se costruisco grattacieli. Nella visita che Gesù fece a Marta e Maria, chi fu quella che scelse la parte migliore? Maria, e non faceva niente, ascoltava. A Marta, affaccendata, cosa ha detto Gesù? “Marta, ti affanni per troppe cose, Maria si è scelta la parte migliore, quella che non le verrà mai tolta”. C’è troppa gente che fa, fa, fa e non ascolta, perché manca l’amore vero e così si uccide la speranza. È questa mancanza che fa piegare. E chi è il più utile o inutile allora? Oggi vale chi corre di più e fa più cose: correre, correre, correre sempre… non c’è tempo per fermarsi e ascoltare, si perde tempo. Poveri noi! Non ho altro da dire. L’amore non si insegna, si vive. Signore, aiutaci a cambiare: fermaci.

Scrivete a Carla Zichetti (nella foto con Giovanni Paolo II)
nuovoprogetto@sermig.org
Info: bricioledisperanza.it

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