Difenderci dal male

Pubblicato il 06-02-2013

di Rosanna Tabasso

La tentazione più grande che ci può prendere è mettere il nostro io al posto di Dio.

 

La sensazione che si respira oggi è di essere aggrediti da ogni parte da un male dilagante, che ci assale da dentro, nelle scelte della nostra vita, nelle relazioni più solide, sul lavoro, nella vita sociale, fin quasi alla situazione del pianeta. È la sensazione di essere rinchiusi in una gabbia e che un male diffuso nell’aria ci avveleni l’esistenza. Non che in passato non ci fossero problemi, ma ciò che oggi ci fa sentire più forte il male è la mancanza di prospettiva, la mancanza di speranza. Adulti e giovani siamo vissuti per troppo tempo senza affrontare il tema del male e senza attrezzarci per affrontarlo. Il nostro io, il nostro corpo, il nostro benessere, la fuga dalla fatica e dalla responsabilità, il potere e tanto altro sono cresciuti a dismisura e ci siamo dimenticati di guardare il nostro limite di creature, di figli di Dio. A che serve Dio? Bastiamo noi, il nostro sapere, il nostro fare. Tutto si può comprare, persino la vita e la morte, la fuga in oasi che anestetizzano coscienza e cervello.

A volte penso che noi che abbiamo conosciuto il Dio della bontà, della pazienza, della misericordia, cadiamo nel rischio di valutare il suo essere Amore con le categorie del mondo che in fondo considera bontà, pazienza, misericordia come indici di debolezza… È lo scandalo della croce che ancora una volta ci allontana da Dio. Presi dalla mentalità del mondo e tiepidi nella fede, anche noi credenti in Gesù Cristo abbiamo smesso di vigilare su noi stessi e il male ci ha presi.

Eppure sappiamo che anche Gesù Cristo, il Figlio di Dio, ha dovuto fare i conti con il male. I vangeli ce lo ritraggono, all’inizio della sua missione, tentato dal diavolo (Mt 4). Può dimostrare di essere Figlio di Dio ordinando che le pietre diventino pane, gettandosi dal monte affinché gli angeli lo salvino e può possedere tutti i regni della terra se si prostra ai suoi piedi e lo adora. La risposta di Gesù è decisa: “Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”.

Quando allontaniamo Dio dalla nostra vita non lasciamo semplicemente un vuoto, ma offriamo un posto a colui che ha il potere di insinuare il sospetto su di lui, di dividerci da lui e tra di noi. Le difese si indeboliscono, smettiamo di vigilare, il male avanza e si fa più forte, più esteso, nei modi e nelle forme più diverse.

La nostra Regola ci mette in guardia da tutto questo e ci consiglia di risvegliare la speranza, di rinforzare il legame con il Signore per avere la forza di affrontare il male come ha fatto Gesù: facendo crescere il bene, perché la luce annulla il buio; riconoscendo la nostra debolezza e scegliendo di aderire a Gesù senza se e senza ma; scegliendo di “non lasciarci dominare dall’orgoglio per essere come lui miti e umili di cuore”; scegliedo di mettere al centro della nostra vita Gesù e la sua Parola.

Senza il costante confronto tra la sua Parola e la nostra vita, non siamo in grado di difenderci da un male che “spesso si presenta come bene”. La sua Parola che educa e plasma la nostra coscienza ci insegna a distinguere l’inquietudine dalla pace del cuore, ci insegna ad affrontare il male con le armi della preghiera incessante e della comunione con persone buone e sagge che ci orientano verso la logica del vangelo.  

La scelta del bene come difesa dal male è sempre personale. Nessuno può esonerarsi da questa lotta che non estirperà mai tutta la zizzania dal campo, ma permetterà almeno al grano di non essere soffocato. Per proteggere la buona semina del nostro campo bisogna scegliere l’amore più grande. Solo per un amore più grande si può rinunciare a qualcosa che ci attrae, che ci lusinga, che ci appaga per un momento, ma poi ci porta lontano dalla logica di Dio.

Il bene che deriva dalle nostre scelte si riversa su tutti, specialmente sulle persone con cui viviamo: le nostre famiglie, le nostre comunità, i bambini e i giovani con i quali veniamo a contatto. Se il bene dilaga in questi ambienti e si fa strada attraverso buone abitudini, buone regole, tutti diventiamo più forti e più determinati, più uniti tra noi nella speranza.

dalla rubrica di NP LA REGOLA DEL SERMIG

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