Città teleriscaldate

Pubblicato il 19-03-2013

di Carlo Degiacomi

di Carlo Degiacomi - Un impianto appena inaugurato a Torino rappresenta una ulteriore attenzione della città verso una maggiore sostenibilità. Una realizzazione concreta. In corso Regina Margherita, all’imbocco della tangenziale, un nuovo grande impianto, una centrale termoelettrica, per produrre elettricità e teleriscaldamento. Si rafforza così la posizione di Torino come città più teleriscaldata d’Italia e tra le metropoli più teleriscaldate d’Europa. Si arriva a 55 milioni di metri cubi di volumi allacciati, per un totale di 550 mila abitanti, pari al 55% degli edifici della città.

Al Museo A come Ambiente di Torino si può conoscere questa ulteriore buona pratica, come si andasse a visitare in loco lo stabilimento, ci si può informare, avere risposte alle proprie domande. L’exhibit (la macchina della divulgazione) ci aiuta a trattare il tema: si può diventare direttori della centrale, fare l’operaio tecnico addetto, vedere gli effetti in città del funzionamento… Toccando piccoli schermi touch, leve, sensori, si mette in moto la centrale termoelettrica fino a produrre energia mettendo in moto la turbina, vedendo la sezione di uno scambiatore di calore, giocando e comprendendo il funzionamento di una grande struttura di questo tipo, con grandi tubi e con luci, con varie sezioni e trasformazioni. Da che cosa è un alternatore fino a capire che cosa fanno i trasformatori e anche che cosa sono i tubi coibentati per trasferire il calore nelle case attraverso una enorme ragnatela sotto le strade. Un Museo della contemporaneità: con modalità interattive, ancora una volta parla di attualità, spiega, diverte, fa capire che tipo di operazioni a favore dell’ambiente è possibile fare oggi e che cosa vuol dire collegarsi a un sistema che viene offerto ai cittadini e ai loro condomini.

Teleriscaldamento? È il trasporto a distanza di calore ad uso riscaldamento urbano ed acqua calda sanitaria: un sistema semplice, pulito, economico e sicuro per riscaldare gli edifici. Questo calore viene comunque prodotto per fare elettricità (cogenerazione) e quindi andrebbe perduto se non utilizzato per questa funzione. Come funziona un impianto di questo tipo: 1) la turbina a metano produce energia elettrica; 2) i gas di scarico finiscono nel generatore di vapore (emissioni minime); 3) il vapore a 500/600° alimenta una seconda turbina a vapore per produrre ulteriori 120 MW di energia elettrica e 120 MW di calore in cogenerazione per il teleriscaldamento. L’acqua a 120° viene quindi immessa nella rete: in ciascun condominio, tramite scambiatori, il calore passa dall’acqua al circuito dell’edificio, nei termosifoni, tornando poi indietro allo stabilimento di partenza intorno ai 70°.

Con la nuova Centrale Torino Nord (realizzata da IREN) si può riscaldare una volumetria di 18 milioni di metri cubi, corrispondenti a circa 180.000 persone. Il nuovo impianto fornisce anche calore ai 3 milioni di metri cubi di volumetria edificata, sino ad ora serviti dalla Centrale Vallette funzionante con nocivi oli combustibili, che ha cessato di funzionare e sarà smantellata. L’area liberata inoltre verrà adibita a verde pubblico. L’avvio della Centrale Torino Nord assicura così un forte contributo al miglioramento della qualità dell’aria soprattutto nell’area metropolitana torinese Nord Ovest. Il collegamento tramite il teleriscaldamento di centinaia di condomini permette di chiudere tante fiammelle locali con le proprie emissioni. L’efficienza energetica è molto alta. La Centrale è alimentata a metano ed è in grado di produrre, a regime, una potenza di 270 megawatt, ossia 270 milioni di watt. Inoltre ospita un impianto di integrazione e riserva e un impianto di accumulo del calore cogenerato durante le ore notturne da 5.000 metri cubi. Si realizza nell’insieme in una grande città come Torino una rete di teleriscaldamento (realizzata da AES) che collega le due centrali di Moncalieri e Torino Nord con gli impianti di integrazione e riserva distribuiti sul territorio (Politecnico, Mirafiori Nord e Bit), con accumulatori di calore/acqua calda, con stazioni di pompaggio e ripompaggio. Sono presenti sei accumulatori di calore: come boiler della capacità di 5 mila metri cubi, in grado di accumulare la sovrapproduzione notturna (altrimenti inutile) e di restituirla al mattino quando vi sono i picchi di richiesta. La rete conta 450 km di tubi.

È così possibile allargare il teleriscaldamento nelle aree della Città non ancora servite e nei Comuni limitrofi interessati. L’obiettivo è portare sull’intera città il teleriscaldamento in tempi brevi. Un nuovo ulteriore Progetto Torino Nord Est, una volta realizzato, consentirebbe di servire ulteriori 150.000 abitanti. Ci sono le possibilità di sfruttare il teleriscaldamento del termovalorizzatore. Insomma si procederà e sarà da osservare come.

Inoltre, il nuovo impianto Torino Nord per le proprie emissioni è dotato di evoluti sistemi di catalizzazione delle emissioni in atmosfera, in grado di ridurre il rilascio di ossidi di azoto. Una curiosità: il cuore di ogni centrale termoelettrica è la turbina a gas (costruita da Ansaldo energia a Genova) – 300 tonnellate di peso, 15 metri di lunghezza e 2,5 di diametro – talmente grande da poter essere trasportata solo via mare, circumnavigando la penisola per poi risalire il Po fino a dove è navigabile e poi trasportata nell’impianto. Nessun trasporto speciale sarebbe stato in grado di trascinarla oltre il dislivello delle montagne che separano Piemonte e Liguria.

L’investimento è stato importante: 500 milioni di euro, di cui 300 per la centrale e 200 per la nuova rete di tubi (120 chilometri). Un grande investimento della Città di Torino, che certo pesa sul bilancio. Un miracolo per i tempi? Realizzato in due anni di lavoro, tre anni se si calcolano i tempi rispettati delle autorizzazioni. In termini energetici la centrale Torino Nord consente un risparmio annuo di 100 mila tonnellate di petrolio equivalente che si aggiungono alle 200 mila annue risparmiate con la centrale di cogenerazione di Moncalieri. Traduciamo ancora di più in benefici ambientali i dati: il nuovo impianto consente una riduzione annua di 130 tonnellate di ossidi di azoto, 400 tonnellate di ossidi di zolfo e 17 di polveri.

Ma c’è anche una novità: tra un anno sarà possibile cominciare ad utilizzare su questa rete anche il teleraffrescamento. Calore d’inverno, fresco nei mesi più caldi? È possibile per le medie e grandi utenze dotate di un impianto di condizionamento (centri commerciali, poli universitari, ospedali, enti pubblici, etc.) il 5-10% di quelle servite dal teleriscaldamento, tramite una macchina frigorifera ad assorbimento. Si tratta di uno scambiatore da montare presso un certo tipo di utenze che potranno farne richiesta (oggi su tutta la rete ne usufruisce solo il Palazzetto dello Sport a Parco Ruffini), in grado di raffreddare l’acqua a temperatura immessa nelle tubature e impiegata per il teleriscaldamento.

Se si allarga l’orizzonte a livello italiano si scopre che c’è molto da fare
: metà della produzione di elettricità nel nostro Paese non si accompagna alla produzione di alcun ulteriore uso di calore. Eppure la strada della cogenerazione – recuperare la dispersione di calore utilizzato per la produzione elettrica – è molto interessante dal punto di vista ambientale e il rendimento arriva in media a circa il 60% o anche percentuali maggiori (66%). Anche città e impianti di dimensioni minori stanno procedendo in questa direzione. Da stupirsi: in Italia l’indicatore di rendimento medio delle centrali termoelettriche confrontato a livelli internazionale è tra i primi nel mondo, proprio grazie agli impianti di cogenerazione!

dalla rubrica di NP A COME AMBIENTE

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