Giù le mani dal futuro

Pubblicato il 20-05-2015

di Gabriella Delpero

di Gabriella Delpero - Giada è un’intelligente e disinvolta ragazzina di 13 anni che frequenta la terza media. Figlia unica, è al centro dei pensieri dei suoi genitori che, pur lavorando entrambi tutta la giornata nel loro laboratorio artigianale, hanno cercato di esserle sempre vicini oltre a non farle mancare nulla. La mamma mi racconta che alcuni giorni fa Giada le ha confidato di non sentirsi affatto preoccupata per la scelta della scuola superiore (a cui – come tutti i suoi coetanei – deve pre-iscriversi proprio in questi giorni) perché tanto ha già deciso di interrompere qualsiasi percorso di studio a 16 anni. Assolto l’obbligo, infatti, intende presentarsi a una delle più note trasmissioni televisive che selezionano giovani promesse dello spettacolo perché vuol “diventare una famosa cantante”.

Trascorre molto tempo ad ascoltare musica, questo è vero, ma non ha mai chiesto di imparare a suonare uno strumento, né di studiare canto: pare anzi che non sia neppure troppo dotata… d’orecchio! I genitori, quindi, si sono molto sorpresi per queste sue categoriche affermazioni e per l’assoluta ingenuità e superficialità con cui pensa di poter realizzare il suo sogno. Non si pone il problema di come si faccia ad accedere alla suddetta trasmissione, né se ci siano dei requisiti minimi richiesti per essere accettati, ma si preoccupa fin d’ora dell’abbigliamento, della pettinatura e del trucco che dovrà esibire sul palcoscenico.

A scuola è sempre stata piuttosto scarsa in inglese, ma sostiene che andrà a vivere a Londra. Ha poco senso pratico e un’autonomia personale ancora incerta, ma è sicura di saper girare il mondo con facilità. Ha avuto fin da bambina qualche difficoltà nell’instaurare e mantenere amicizie significative e durature, ma si dichiara certa del sostegno incondizionato delle compagne attuali e di quelle future. Insomma nelle sue affermazioni i paradossi non mancano, ma pare che Giada non riesca assolutamente a coglierli. Si limita a ripetere che ormai ha deciso quale sarà il suo avvenire e che nessuno al mondo potrà farle cambiare idea. Nel frattempo – per prepararsi – chiede in continuazione soldi per avere accesso a ciò che considera fin d’ora indispensabile: scarpe e borse griffate, cosmetici e cellulari di ultimissima generazione, alimenti e bevande di qualità, oltre a continue giustificazioni sul diario scolastico per assenze di comodo e pretestuosi impedimenti a preparare interrogazioni e verifiche. Chiaramente per la mamma è sempre più faticoso e complicato opporsi alle pretese di Giada e anche trovare un varco nella sua mente per poterla indurre a fare un migliore esame di realtà. È sconvolta e spiazzata, si sente una madre fallita e terribilmente impotente.

Ma siamo sicuri che questo scenario fosse davvero così imprevedibile come fanno intendere le sue continue espressioni d’incredulità? Certo, di tratti di estrema immaturità in questa ragazzina ce ne sono, e a guardar bene forse non solo quelli: un serio approfondimento della sua conoscenza potrà fornire elementi utili a chiarire meglio la diagnosi. Ma rimane il fatto che è sicuramente sfuggita ai suoi genitori l’importanza di un’efficace azione educativa volta a prevenire il radicarsi di un incantesimo. Parlo del messaggio che sempre più presto arriva ai bambini di oggi da parte della società circostante, inviato attraverso i canali di comunicazione e i loro metodi sempre più invasivi e subdoli: “Tu sei venuto al mondo per apparire. Lo scopo della vita è arrivare all’eccitazione di essere guardati. Il mondo è un palcoscenico”. Ma perché fin dal primo giorno di vita si pone un’estrema attenzione all’alimentazione dei bambini e a ben pochi viene in mente che altrettanta cura andrebbe posta nella scelta e nel controllo di tutto ciò che entra nei loro occhi e nelle loro orecchie?

Psyche - Rubrica di Nuovo Progetto

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