Le paure dei bambini

Pubblicato il 09-07-2015

di Gabriella Delpero

di Gabriella Delpero - “No che non ci vengo, no, no e poi no. Sono stufo, hai capito? Voglio andare via, voglio sparire, andiamo a casa… Basta! Te l’ho detto che non volevo venire, ma tu non capisci... È sempre la stessa storia, mi dici sempre le stesse cose… bla bla bla… I grandi sono solo capaci a... bla bla bla… Non voglio più sentire niente!”. Mentre urla con violenza tutto questo alla mamma, Diego si tappa le orecchie con le mani e va deciso verso la porta, cercando di aprirla per scappare: sembra letteralmente terrorizzato e molto, molto arrabbiato. La mamma non sa cosa fare: cerca di convincerlo a rimanere e gli parla con tono apparentemente calmo, ma si vede che soffoca un grande disappunto. Con un misto di imbarazzo e vergogna per la spiacevole scena che si sta svolgendo in sala d’aspetto, cerca di presentare al bambino tutti gli argomenti che a suo parere dovrebbero convincerlo ad accettare di entrare nella mia stanza.

Mi ha presentata come la dottoressa dei giochi, ma è più che evidente che a Diego dei miei giochi non interessa proprio niente, mi vive solo come una minaccia e il suo unico pensiero è quello della fuga. Diego soffre di tremendi incubi. Nelle ultime settimane ha anche cominciato a rifiutare il cibo ed è dimagrito di quasi 4 chili. Ha 9 anni e frequenta la terza elementare: le maestre lo descrivono come un alunno capace ma troppo preoccupato di sbagliare, molto chiuso in se stesso, solitario e perennemente triste. Non si fida di nessuno, non chiede mai nulla, odia le novità e trasmette l’impressione di sentirsi sempre impotente, indifeso: è assolutamente incapace di reagire a qualsiasi provocazione dei compagni. Ha un atteggiamento perdente verso la vita e la rinuncia è diventata la sua risposta prevalente, anche di fronte a persone o situazioni del tutto favorevoli.

I bambini usano molte e diverse strategie quando si tratta di fuggire da qualcosa e di tirarsi indietro: alcuni smettono di parlare e si ritirano nel silenzio, altri si ritraggono in un mondo fantastico di amici immaginari, altri passano ore e ore da soli nella loro stanza o davanti al computer. Evitare qualcosa, nascondersi o scappare può sembrare l’unica cosa da fare. Molti bambini, infatti, non sanno che quella che provano è paura: la loro protesta suona quindi come un “non voglio”.

Sono bloccati in uno stato di estrema difesa. Ma, rimanendo attaccati solo a ciò che sentono sicuro e che conoscono bene, rischiano di perdersi tante cose buone e arricchenti, tante opportunità. Si perdono la gioia di nuove amicizie, le avventure condivise, le risate, il divertimento, le esplorazioni. La mamma di Diego cerca continuamente di convincerlo a uscire a giocare al parco con altri bambini, ma lui risponde che l’unico posto in cui vuol stare è dentro casa sua. Kafka (in Metamorfosi e altri racconti – 1933) descrive bene il modo di essere sempre in guardia che contraddistingue Diego: “La prudenza stessa richiede che io debba avere un piano per andarmene da un momento all’altro, se fosse necessario... perché, malgrado tutta la mia attenzione, non potrebbe accadere che qualcosa mi attacchi da dove meno me lo aspetti? Mi sento tranquillo nelle stanze più recondite della mia casa, e nel frattempo il nemico sta forse aprendosi lentamente, di nascosto, la sua strada verso di me”.

Non sarà facile capire che cos’è che blocca e preoccupa così tanto Diego: quello che è certo è che ha un gran bisogno di aiuto. Il primo problema da affrontare è il fatto che lui però non ha neanche idea di poter essere aiutato, non sa che è possibile parlare delle proprie emozioni, l’ultima cosa che pensa di fare è raccontare a qualcuno di cosa ha paura.

Ha bisogno di una consistente e urgente esperienza di bontà, vicinanza e ascolto per cominciare ad abbattere il muro di difesa dietro cui è barricato. Non c’è altra via. Solo la bontà è disarmante!



Psyche - Rubrica di Nuovo Progetto

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