Inquietudine e felicità

Pubblicato il 10-05-2016

di sandro

a cura della redazione - Un’occasione di riflessione su come affrontare il cambiamento di epoca che stiamo vivendo è stata all'Arsenale della Pace la presentazione del libro di Sandro Calvani Misericordia, inquietudine e felicità, un mix di valori, comportamenti, modi di essere interdipendenti. Chi è misericordioso ha sempre l’atteggiamento del buon samaritano, quel farsi prossimo che fa non solo vedere ma anche ascoltare e cercare tutto quello che non permette ad ogni singolo e alla società di vivere in piena dignità; è sempre darsi da fare, mai fermi, mai arrivati, mai ripagati dalla convinzione di aver fatto abbastanza. E chi cammina su questa strada trova motivi di felicità.

L’autore, rispondendo alle domande, ha offerto spunti significativi in ambito generativo da parte del volontariato. Non sembra funzionare più un mondo organizzato rigidamente in tre settori di attività: imprese che fanno profitto, governi che fanno pagare le tasse alle imprese per poi fornire servizi (energia, acqua, trasporti, educazione, salute…); e il terzo settore che fa da tappabuchi, per chi viene lasciato indietro dagli altri due settori.

Ma il destino del non-profit è continuare a fare il tappabuchi o dovremmo invece comprendere tutti che l’impresa moderna deve essere responsabile, educare, occuparsi di salute pubblica, rispettare l’ambiente e allo stesso tempo continuare a fare profitto?

Quelli che erano chiamati senza fine di lucro oppure a fine di lucro in alcune parti del mondo sono divenuti through-profit (per mezzo di lucro); si tratta cioè di istituzioni che hanno il profitto come mezzo invece che come obiettivo. Attraverso il profitto creano capitale da reinvestire nel bene comune. Ad esempio nella fondazione thailandese Mae Fah Luang, la più grande impresa sociale dell’Asia, sono impegnate milleseicento persone per generare profitto per il bene comune. Una delle sue attività è la vendita diretta del caffè in tazzina, invece che fermarsi alla produzione dei chicchi o del macinato. Vendendo il caffè DoiTung nei propri bar giapponesi, il profitto viene massimizzato fino a 300 dollari al chilo, invece che il prezzo del caffè in ambito rurale che vale circa 3 dollari al chilo. Si tratta di un modo di fare il bene facendo affari.

Un’alta redditività delle imprese sociali permette loro di accelerare l’uscita dalla povertà di comunità di minoranze etniche in gravi difficoltà al confine tra Thailandia e Myanmar. Il profitto come strumento principale dell’impresa per perseguire i propri obiettivi rende l’impresa una protagonista essenziale nella costruzione e nella buona gestione dei beni comuni.

Calvani ha ricordato anche gli esempi citati nel suo libro che vengono dagli Stati Uniti, Paese campione del capitalismo, che sta ripensando le sue contraddizioni.

In California, il through-profit è il settore imprenditoriale dove più cresce l’occupazione e quello che più influisce sulle scelte del governo, quindi che più fa politica, nel senso che si fa carico delle scelte comuni.

Nel Minnesota, partito democratico e repubblicano insieme, hanno approvato delle leggi sulle B-corporation, incoraggiando e riconoscendo così le imprese per il bene pubblico, il social good.

In pratica, in tempi di quarta rivoluzione industriale, il buon-samaritanismo viene re-interpretato. Cambia profondamente e si rinnova per non essere un supplente degli altri settori, come imprese private e servizi pubblici, ma addirittura elimina le divisioni tra tali settori ed offre anche delle soluzioni a grandi problemi oltre i confini nazionali. Infatti molti dei problemi che creano paura e disagio nelle nostre società civili, come le migrazioni, il cambio climatico, la disponibilità di energia e di acqua, e tutti i nuovi conflitti generati da tali instabilità globali, non possono più essere affrontati da un solo settore, i governi o gli eserciti, ma devono essere una responsabilità comune di tutti, comprese le imprese e il terzo settore.

Nasce così un nuovo umanesimo per il mondo che sembra essere l’unico possibile, quello in cui la misericordia non è un’opzione, ma un obbligo. Un nuovo umanesimo, come se ci svegliassimo ogni giorno in un ospedale da campo, sembra superare addirittura la logica della parabola del buon samaritano, perché si sta cancellando la libera scelta di chi come il sacerdote e il levita passano senza farsi prossimi. La misericordia esercitata da tutti, e non solo da un terzo dei presenti o da un terzo delle attività umane, è l’unica via che questa umanità, questo pianeta, hanno per poter sopravvivere.

Secondo Calvani viviamo un’epoca in cui in cui tutti gli ismi, cioè tutte le ideologie e anche le religioni, che volevano proporre un modello di ri-creazione della felicità, più o meno hanno fallito. Perché? Forse di fronte alle urgenze e alle trasformazioni del mondo non c’è stata sufficiente inquietudine per innovare abbastanza rapidamente i nostri modi di vivere. La misericordia invece è veloce e dirompente, ristruttura le relazioni tra i settori delle attività umane e tra le nazioni. Salteranno i confini tra le nazioni e il sistema di impresa-non impresa, per profitto e non-profitto. Per superare la dittatura del potere finanziario su ogni altra scelta umana, perfino le banche cominciano a considerare che bisognerà superare il denaro, inteso come strumento garantito dall’oro della banca centrale. Esse stanno studiando altri sistemi di garanzia per i pagamenti e gli scambi basati sulla fiducia, simili agli algoritmi dei bit-coin. Il potere finanziario esagerato e senza controllo è la principale causa della crisi di fiducia della gente e del sistema economico: lo affermano alcuni candidati delle campagne elettorali degli Stati Uniti e in Gran Bretagna.

Ad esempio a Conjunto Palmeiras, una poverissima regione del Brasile, è stato inventato il palmas, una moneta locale non supportata dall’oro della Banca Centrale, garantita solo dalla fiducia della gente che ogni scambio di merci o servizi fatto con il palmas sarà riconosciuto in tutte le transazioni che seguiranno. In Indonesia nelle comunità più povere di Yogiakarta si notano già degli scambi con coupons locali registrabili anche sul telefonino dove un algoritmo fa da garante registrando tutte le transazioni.

Nel mondo ci sono già oltre centoventi monete locali, garantite dalla gente invece che dai sistemi finanziari o dalle banche centrali, sia nei Paesi ricchi che in quelli poveri. Ri-disegnare allo stesso tempo le reti di imprese umane, le reti di solidarietà e le pratiche di buon governo della cosa pubblica significa facilitare e massimizzare l’ottenimento della felicità; in pratica le comunità locali, nazionali e l’intero genere umano diventano felici aiutandosi a vicenda.

In un processo di ripensamento del ruolo di ciascuno sarà reinventato anche il ruolo del lavoro retribuito, il tempo dedicato da ciascuno alla propria famiglia e ad altri bisogni della comunità. Ad esempio, di fronte a fenomeni epocali come le nuove migrazioni non è pensabile che siano solo i nuovi buoni samaritani o il settore umanitario ad occuparsi di salvare le vite di milioni di persone: sarà invece l’insieme di nuove imprese responsabili, governi solidali e collaborativi e società civili a dover prevenire o portare soccorso a chi resta indietro nelle grandi trasformazioni del mondo.

Ci sono numerose prove scientifiche del fatto che la solidarietà, la relazionalità, la misericordia in ogni loro espressione dello stare insieme ed aiutarsi a vicenda generano felicità sostenibile e per tutti (cfr anche articoli di Sandro Calvani su NP n. 8/2015 I termometri della felicità; n. 1/2016 Me l’ha ordinato il medico).

I valori e gli ideali che animano il terzo settore contano altrettanto per gli altri settori e favoriscono nuove opportunità mai viste prima per rispondere ai bisogni. Ma gli ideali contano anche a livello economico e nella borsa dei valori gli investitori privilegiano le imprese responsabili.

Come scrive l’autore nel libro citato “il terzo settore è diventato ben più di quelli che aiutano gli altri, è ormai un vero e proprio motore della crescita economica e dell’innovazione sociale e riesce perfino a regolare il settore del profitto, orientando significativamente le forme di produzione della ricchezza e la sua distribuzione”.

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