Una sentenza storica

Pubblicato il 17-05-2016

di R. Bonomo

di R. Bonomo - V. Turinetto - Il verdetto che ha condannato il generale Bemba è stato letto anche in due delle lingue delle sue vittime, in Sango, dialetto del Centrafrica e in Lingala, lingua congolese. Il Tribunale internazionale dell’Aia ha infatti posto fine con una condanna all'inchiesta che ha riguardato il congolese Jean Pierre Bemba (foto) per i fatti avvenuti nella repubblica del Centrafrica tra il 2002 e il 2003. Bemba era accusato di aver ordinato alle sue truppe di utilizzare sistematicamente la violenza sessuale come arma di guerra. Dopo oltre cinque anni di processo con più di trecento giorni di udienza, il racconto di 74 testimoni e di oltre cinque mila vittime è arrivata finalmente la condanna.

La sentenza è giustamente da considerare storica perché farà giurisprudenza. Mai prima di questo pronunciamento infatti la violenza sessuale era stata considerata alla stregua di un crimine di guerra. Proviamo a ricostruire i fatti: nel 2002 le truppe del Movimento per Liberazione del Congo del generale Bemba furono chiamate a combattere in Repubblica Centrafricana per difendere il presidente Patassé dal tentativo poi riuscito di colpo di stato da parte di Bozizé. Dopo cinque mesi, Bemba venne sconfitto e decise di vendicarsi sulla popolazione civile istituendo questa feroce pratica dello stupro sistematico. Bemba, che dopo i fatti menzionati era diventato addirittura vicepresidente della Repubblica Democratica del Congo, venne poi arrestato nel 2008 in Belgio.

Due anni dopo, una volta giunti tutti i documenti e le testimonianze, iniziò il processo. Un ulteriore elemento che dona speranza per il futuro è che la sua condanna rappresenta il primo giudizio del genere per un militare di alto rango in Africa.







Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

 

 

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