Vita di un iconografo

Pubblicato il 26-02-2017

di Chiara Dal Corso

Chiara Dal Corso - UOVA E COLORIdi Chiara Dal Corso - Come è un iconografo vero? Uno che crede e spende la vita nell’iconografia? Siamo andati a cercare informazioni sulla vita di uno dei più conosciuti (e sconosciuti) iconografi della Russia ortodossa, Andrej Rublev. Vissuto tra il 1360 e il 1430 circa, divenne monaco da giovane e poi padre ortodosso, pur continuando a crescere nell’iconografia lavorando in cantieri diversi e con diversi maestri, di cui uno sembra sia stato Teofane il Greco. È rinomato per i suoi numerosi capolavori su tavole e in affresco, in diverse cattedrali e monasteri russi, dove troviamo icone di santi, di feste del Signore, di Apostoli, Deesis… Per esempio diverse icone della Cattedrale di Zvenigorod, numerosi affreschi alle pareti e icone delle feste nell’iconostasi della cattedrale dell’Annunciazione del Cremlino... Dal 1408 con Daniele il Nero (dapprima maestro quindi compagno iconografo) affresca la cattedrale della Dormizione della Madre di Dio a Vladimir. Inoltre sono sue diverse icone imponenti della cattedrale di Vladimir, una Deesis per la cattedrale della natività della Madre di Dio presso Mosca e numerose altre, tra cui diverse icone per il monastero della Santa Trinità fondato da san Sergio di Radonez, in cui sembra aver iniziato gli studi e la preparazione alla vita monastica e all’iconografia.

Le sue opere sono ben riconoscibili perché armoniche, di grande equilibrio, semplici e delicate nei colori e dei visi, esprimono un grande fervore spirituale. Di lui non si sa molto altro, se non che fosse prima di tutto un monaco, sapiente e umile, capace di un’arte sacra piena di armonia, trasparenza e pace che riesce a dipingere le verità eterne con la sensibilità della spiritualità esicasta, che si andava diffondendo nella Russia del suo tempo, con la nascita di numerosissimi monasteri.

Icona di Cristo Ci vollero parecchi secoli (sarà canonizzato solo nel 1988 dalla Chiesa Ortodossa) perché fosse ricordato anche per la sua vita spirituale. La sua opera maggiore, divenuta in seguito modello di ortodossia, riguarda un dogma molto discusso nel suo tempo perché ancora non chiarito nella chiesa, quello della Trinità. Resta un esempio grandissimo di uomo che ha saputo vivere ed esprimere il profondo legame che c’è tra la bellezza e la vita spirituale.

Ecco cosa dice di lui Pacomio il Serbo (1445) nella Vita di Nikon, (Nikon era igumeno della chiesa della Trinità del monastero di san Sergio): “Nikon radunò dei pittori che erano uomini di consumata virtù, uno chiamato Daniil, il suo compagno Andrej e altri con loro (…) abbellirono considerevolmente quel luogo con molti dipinti che ancor oggi possono colmare di meraviglia tutti coloro che li contemplano (…). Dopo aver portato tutto a compimento vissero ancora per un breve periodo, poi all’improvviso l’umile Andrej lasciò questa vita per raggiungere il Signore e il suo compagno Daniil fece lo stesso (…) quando Daniil si preparava a liberarsi dai vincoli del corpo, vide improvvisamente Andrej che lo chiamava a sé nella gioia. Vedendo questo, che egli desiderava, fu ricolmo di esultanza e annunciò ai fratelli che gli erano intorno la venuta del suo amico. Assistendo alla loro morte i fratelli compresero che se Nikon si era affrettato a far affrescare quella chiesa fu perché aveva compreso che questi uomini spirituali stavano per morire, e per questo motivo nutrirono per lui grande riconoscenza”.

Chiara Dal Corso
UOVA E COLORI
Rubrica di NUOVO PROGETTO

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