All you need is love

Pubblicato il 22-11-2017

di Pierluigi Conzo

di Pierluigi Conzo - Qual è il segreto per avere una vita felice? Qualche anno fa sono stati pubblicati i primi risultati dello studio sulle radici della felicità più lungo del mondo.

Alcuni ricercatori di Harvard hanno seguito più di 268 maschi americani in età adolescente, intervistati ogni due anni dal 1938. Lo studio, chiamato The Grant study, è stato affiancato da una ricerca simile condotta su altri 456 adolescenti (The Glueck study). Pensate che entrambe le ricerche continuano ancora oggi a seguire le stesse persone del 1938!

Le dimensioni con cui si valuta se a 65-80 anni i rispondenti hanno una vita “ottima” sono dieci: carriera, salute mentale e fisica, matrimonio felice, amicizie, vicinanza ai propri figli, capacità di godere del proprio lavoro, dell’amore e del divertimento, e livello soggettivo di felicità. Per comprendere quali sono stati gli eventi di vita in grado di determinare punteggi più alti in questo “decathlon della felicità”, i ricercatori hanno avuto la brillante intuizione di analizzare le storie personali dei partecipanti.

I risultati sono sorprendenti. Innanzitutto, il quoziente intellettivo, la struttura fisica e i livelli di reddito e istruzione dei genitori da piccoli non sembrano avere effetto sulla felicità in età adulta. Invece, guardando al periodo dell’adolescenza, i fattori che predicono una vita felice hanno una sola cosa in comune: “le relazioni”. Essi includono: una maturata capacità di far fronte alle sfide (cioè rialzarsi dopo le cadute, essere pazienti con gli altri, avere il senso dell’umorismo dinanzi agli ostacoli…); una personalità resiliente, sociale e non eccessivamente suscettibile; godere di relazioni “calorose” da piccoli e tra i 37 e i 47 anni (con amici, con famiglia, in organizzazioni sociali…).

Secondo questi studi, il segreto del raggiungimento della felicità nelle dieci dimensioni di cui sopra è da ricercarsi nell’infanzia, in particolare nel tipo di rapporto avuto con i genitori. Un rapporto familiare “caloroso”, cioè ricco di amore e di supporto, è correlato con maggiore autostima, resilienza, autonomia e spirito di iniziativa in età adulta. Ma allora non c’è speranza per chi è più sfortunato durante la propria infanzia?

La risposta è no, una speranza c’è. Se da un lato è vero che le persone che hanno goduto di questo calore familiare da piccoli realizzano, oggi, punteggi più alti nel decathlon della felicità, è anche vero che chi è partito più svantaggiato e ha non potuto godere di tale calore lo recupererà più avanti nella vita. Egli, infatti, cercherà intimità e supporto nelle relazioni con il partner e con gli amici, e, quando avrà trovato il calore che gli è mancato da piccolo, raggiungerà gli stessi livelli di felicità in età adulta di chi, invece, è partito da condizioni più favorevoli.

Pierluigi Conzo
ECOFELICITA'
Rubrica di NUOVO PROGETTO

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