Fast Fashion

Pubblicato il 27-03-2018

di Redazione Sermig

di Elisa D'Adamo - Moda a basso costo e sfruttamento.
Anche in Italia, da qualche anno, si usa l’espressione inglese “fast fashion” per indicare quelle aziende di abbigliamento che producono e vendono capi alla moda ed economici, Tra i marchi più famosi ci sono Zara e H&M. La storia della “moda veloce” ha origini lontane.

Fino alla Seconda Guerra Mondiale molte donne continuavano a cucirsi da sole i vestiti in casa mentre le più agiate si rivolgevano agli atelier. Negli anni Cinquanta la moda cambiò veste: le donne della classe media e i più giovani preferivano acquistare i capi di abbigliamento già pronti nei negozi.

In questo periodo nacquero alcune piccole realtà, che sarebbero diventate importanti marchi della moda per il grande pubblico. Nel 1947 lo svedese Persson aprì il suo primo negozio H&M nella città di Vasteras. Inizialmente battezzato Hennes, che in svedese significa “le cose di lei”, proponeva con successo abiti economici e alla moda.
Zara fu fondata nel 1975 a La Coruña, in Spagna, al termine della dittatura di Francisco Franco. In un primo momento questa azienda si limitava a realizzare copie economiche di modelli di firme famose. Poi, negli anni ’80, sperimentò con immediato successo la cosiddetta “moda istantanea”, grazie ad una squadra di stilisti che disegnava nuovi capi ed accessori in tempi molto rapidi, basandosi sui trend visti in passerella.

Il termine “fast fashion” fu utilizzato per la prima volta sul New York Times nel 1989, all’interno di un articolo che raccontava come bastassero solo 15 giorni affinché un capo di abbigliamento passasse dalla mente di un designer alla vendita in negozio.
Questo nuovo modello produttivo è considerato, dai più, un processo di democratizzazione della moda che ha permesso a molti di vestirsi bene spendendo poco. La massiccia produzione in serie, puntando soprattutto sulla quantità e sulla velocità, ha però portato molte aziende del settore ad appaltare parte della produzione in Paesi dove il costo del lavoro è molto basso ed esiste un alto rischio di sfruttamento.

Elisa D'Adamo
USI&COSTUMI
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

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