Matilde di Aleppo

Pubblicato il 12-05-2018

di Annamaria Gobbato

di Annamaria Gobbato - In Siria sulle orme di don Bosco. Siria 1922. Quando Matilde Chelhot, 18 anni, sposa l’imprenditore Georges Salem, di 34, sembra il coronamento di una favola: “e vissero insieme felici e contenti”.

Lei è bella, ricca e ammirata, lui è determinato e intraprendente. Oltre l’amore, li unisce anche una fede convinta. Invece la vita le riserva anni complicati: Georges è geloso, possessivo, autoritario, la mancanza di figli acuisce le difficoltà, affrontate comunque con l’affetto dei primi tempi. Non basta: la morte improvvisa di lui la rende vedova a 40 anni.

Matilde non si risposerà più, fedele alla sua memoria e all'impegno che le ha lasciato: Georges aveva fondato una scuola professionale per i lavoratori cristiani, un ospedale, una chiesa, un asilo e case per gli operai. Un’opera notevole, quasi un villaggio, che assorbe tempo e cure quotidiane. Per perfezionarle e avere suggerimenti, Matilde si reca a Torino, a Valdocco, e chiede ai salesiani di don Bosco un aiuto nella gestione.

Grande è la sua gioia quando quattro sacerdoti dell’ordine la raggiungono ad Aleppo. Diventa con loro la “mamma” del complesso, accudendo personalmente i figli dei lavoratori.

Non fa distinzione fra cristiani e musulmani, presente in parrocchia, nelle Conferenze di San Vincenzo, nelle colonie estive per i ragazzi poveri. Vicepresidente della Croce Rossa, sostiene gruppi di beneficenza islamica e progetti per i giovani carcerati. Queste opere di carità costano, e alla sua morte, dovuta ad una malattia incurabile, non è più padrona neanche della propria casa. Nel 1995 è stata avviata l’inchiesta diocesana per la sua beatificazione.

Annamaria Gobbato
#TERRA&CIELO
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

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