Quel percorso che porta a Dio

Pubblicato il 18-05-2018

di Gian Mario Ricciardi

di Gian Mario Ricciardi - Superare la frenesia e le distorsioni del quotidiano non basta a farci vivere meglio. C’è una dimensione “altra” da scoprire.
Vent’anni fa, chi correva lo faceva per sport, chi camminava per necessità e rischiava pure d’essere giudicato “originale”, anche un po’ “picchiatello” se si ostinava a fare lo stesso tragitto sempre. Il jogging era dei ricchi, degli attori, dei presidenti, dei leader, oggi corrono e camminano tutti. E lo fanno con una naturalezza ed uno stile che impressiona. Lo fanno per salute.

Quanto sono cambiati i nostri paesi e le città. Il sabato e la domenica è un’esplosione di footing, marce nei boschi, percorsi ginnici e ciclabili. La domenica per i più c’era la messa della festa, il caffè o il bicchiere di vino in osteria, i crocchi sulla piazza dove scambiarsi i pettegolezzi, le notizie, i prezzi dei prodotti, le fiammate politiche ma nessuno si sarebbe mai sognato di mettersi in tasca un contapassi e partire. Ora sì. Si cammina piano, forte, a ritmo sostenuto, si chiacchiera, si sente musica, si fischia, a volte si canticchia.

Muoversi, muoversi, muoversi. Un passo in avanti che cozza però con la vita frenetica dei nostri giorni: le donne che si truccano in auto, nelle soste forzate delle code o dei semafori o saltano dal metrò al bus con i bimbi in braccio da lasciare al nido; gli uomini che aprono gli occhi al mattino e come forzati si precipitano al lavoro bruciando le tappe. Un ritmo folle che soffoca le relazioni, spegni i sorrisi, intristisce la vita.

Si torna alla natura, finalmente. Ed è bello immergersi nei suoi colori che accompagnano le stagioni. È bello ammirare il verde, leggere la storia degli alberi e della foglie, scrutare il cielo, contare i cirri o le stelle la sera.

Tutto avviene mentre un “lupo solitario” a Las Vegas che viveva in un villaggio modello per ultrasessantenni e aveva una Santa Barbara da mafioso, uccide e ferisce, mentre a Torino, per noia si sparano aghi sui passanti. Contraddizioni di una società in violenta ed anche irrazionale metamorfosi.

Si torna all’uomo. La Chiesa lo ha rimesso al centro, la crisi l’ha spogliato del superfluo e lo sta cambiando. Dopo anni di parole rare, ora gli uomini tornano a parlare e parlarsi. I week end straboccano di incontri, camminate, corse, revival perché la voglia di stare insieme sta crescendo. Quella di mangiare poi… La recessione, mai così lunga, ha raschiato via la crosta e che, a volte, ci ha impedito di sognare. Sì, siamo tornati a camminare, cantare, sognare.

L’illusione è che dopo aver riscoperto noi stessi, le paure, le gioie, le difficoltà, riscopriamo anche la dimensione “altra” della vita: quel percorso che porta a Dio. L’anno della misericordia che papa Francesco ci ha appena donato ha provocato una nascita senza precedenti di idee, una fantasia benedetta che un po’ dovunque ha moltiplicato gli slanci di generosità, ha rinvigorito associazioni, creato gruppi, rinverdito la dimensione sociale del credere, messa a dura prova dal grande ed inarrestabile esodo migratorio che sta rimescolando nazioni, continenti, Paesi, famiglie. Il sinodo dei giovani sta dando forma allo step successivo.

Abbiamo ritrovato noi stessi, riscopriremo la freschezza delle spinte giovanili, faremo progredire la purificazione del cuore: l’uomo, la natura, gli altri, la pace del cuore. E sarà festa!

Gian Mario Ricciardi
TODAY
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

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