Web e tv

Pubblicato il 07-06-2018

di Michelangelo Dotta

di Michelangelo Dotta - Spazi protetti e proposte creative per bambini alle prese con l’uso eccessivo della rete.
Si chiama Olly, è un’applicazione gratuita facilmente scaricabile dal web ed è la creazione di due fratelli milanesi di 10 e 12 anni che, aiutati da un padre illuminato, hanno pensato di far nascere uno spazio protetto da offese ed insulti, un social network interamente dedicato a scambiarsi messaggi positivi.

Un click di segno diverso come risposta alla cultura dell’odio dei bulli cyber e non, di chi con la tastiera ferisce e infierisce riempiendo le bacheche di messaggi negativi. Messaggi positivi dunque come percorso di autostima, elementi di vicinanza e connessione, una piccola rivoluzione silenziosa nell’oceano agitato e colmo di insidie della rete dove ogni giorno oltre 175.000 bambini accedono per la prima volta, uno ogni mezzo secondo, e dove 2 ogni 5 sono connessi per più di 5 ore. In questo mondo parallelo che prende piede e rischia di scavalcare a breve quello reale, le difese contro fake news, bulli, pornografia e rischi vari, non possono che essere, prima di tutto, culturali.

È necessario imparare a riconoscere e discernere linguaggi e contenuti, a costruirsi una personale bussola per navigare senza esporsi a troppi pericoli evitando rotte insidiose e collisioni virtuali ma a volte fatali; un percorso che richiede specifiche competenze, preparazione, strategie mirate e investimenti per colmare una lacuna che rischia di generare danni irreparabili. Due i versanti per tentare di porre un argine all’uso indiscriminato della rete, la famiglia e la scuola, gli ambiti sociali in cui i bambini e gli adolescenti fanno quotidianamente palestra di vita, entrambi in evidente difficoltà quando si tratta di affrontare il mondo del web.

Stando ai dati diffusi da Doxa kids, tutti gli adolescenti hanno accesso agli smartphone dei genitori e in più della metà delle famiglie italiane si consente l’uso di questi dispositivi a partire dai due anni. Il risultato è scontato, una generazione abilissima a gestire uno schermo tattile e drammaticamente incapace di distinguere e scegliere tra i diversi contenuti. Secondo Roberto Cingolani, direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia, la scuola non sta meglio: «Ho tre figli, il primo è cresciuto con il pc, il secondo con la PlayStation, il terzo con lo smartphone. Eppure sui banchi hanno studiato esattamente le stesse cose che ho studiato io. C’è qualcosa che non va».

A scuola come a casa l’infanzia è lasciata in perfetta solitudine davanti ai display e il risultato è l’inevitabile esposizione a “pratiche predatorie”. Poi accendi la televisione e, tra gli infiniti break pubblicitari, uno spot cattura la tua attenzione; reclamizza una raccolta di figurine, i Cucciolotti in cui, tra le immagini da collezionare, puoi ritrovare i Parlottini, una sorta di messaggi da scrivere all’amico... pare cosa d’altri tempi, stenti a credere ai tuoi occhi quando perentoria una voce quasi ammonisce: «...roba vecchia i messaggini (SMS), consegna i Parlottini perché incontrarsi è più bello!». E allora ti trovi a considerare che forse la tv baby sitter non era così fuori luogo e sprovveduta.

Michelangelo Dotta
MONIITOR
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

 

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