Tutte le facce del bio

Pubblicato il 22-08-2018

di Carlo Degiacomi

di Carlo Degiacomi - Ritorniamo su un tema importante per l’ambiente: il cibo. Anzi in particolare il cibo biologico. Il biologico è una pratica agricola e commerciale in sviluppo e interessante per l’ambiente in senso lato, compresa la nostra salute. È però anche un grande moda – in cui come ogni moda si esagera – dentro la quale è in crescita purtroppo anche la truffa. Si vendono prodotti bio che di biologico non hanno proprio nulla. Dipende dalla scarsa cultura dei consumatori, dalle norme non ancora chiare, dai controlli non così efficaci? Quanto l’espansione è dovuta al mercato e anche ai fondi di incentivazione europei e italiani? Sono tutti operatori di bio vero?

Gli interrogativi sono numerosi e complessi. Bisogna analizzare punto per punto.

1. Qual è la tendenza delle coltivazioni bio in Italia? In Italia le imprese inserite nel sistema di certificazione per l’agricoltura biologica sono circa 61mila. La superficie coltivata in Italia è di un milione e mezzo di ettari. Si parla di una crescita annua del 6-8%. Il biologico rappresenta circa il 12% del totale della superficie coltivata in Italia.

2. Si possono paragonare dal punto di vista ambientale e della salute l’agricoltura biologica e quella convenzionale? Non bisogna fare confusione: bisogna distinguere tra processo di coltivazione e produttivo da un lato e i prodotti che arrivano sulla tavola dall’altro.
a) L’agricoltura biologica vera garantisce con il suo processo di produzione un maggiore rispetto per l’ambiente (anche se l’agricoltura convenzionale usa meno terreno per produrre la stessa quantità perché ha maggiore resa); minori residui nella terra e nell’acqua di pesticidi e metalli pesanti, minore ricorso all’energia fossile, maggiore salvaguardia dell’ambiente e degli ecosistemi (biodiversità), a volte la salvaguardia delle varietà locali.
b) In Italia non è possibile certificare e commercializzare come bio un prodotto con più di 0,01 ppm di residuo di principi attivi non ammessi (pesticidi). Attenzione però, per quanto riguarda i prodotti che arrivano sulla tavola: tutti i prodotti agricoli in commercio, anche quelli da agricoltura convenzionale devono rispettare criteri di sicurezza per il consumatore al di là del processo di coltivazione.
c) Alcune ricerche dicono che il bio ha anche più valore nutrizionale, ma c’è una forte contestazione di questo dato e forti dubbi.

3. Che cosa è bio vero? I veri prodotti bio sono sottoposti a regole ben precise.
a) L’agricoltura biologica non fa uso di pesticidi di sintesi, ma di origine naturale. Prodotti come piretrine, spinosad, o solfato, idrossido di rame, oli minerali, zolfo… Alcuni possono avere un impatto ambientale.
b) Il logo europeo di riconoscimento del biologico è una foglia su sfondo verde con stelline bianche. Accanto al logo UE, la dicitura Italia (IT) garantisce che le materie prime bio alla base del prodotto siano state coltivate nel nostro Paese. Se i prodotti hanno provenienza mista, UE ed extra UE, si trova sulle confezioni una dicitura doppia, ad esempio “Agricoltura UE – Non UE”.

4. Il consumatore può davvero scegliere e distinguere il bio? La semplice dicitura “bio” sulla confezione, nel nome del prodotto o nella pubblicità non garantisce per nulla il consumatore. I prodotti che riportano le diciture “bio” o “biologico” in modo generico, senza la presenza di una etichettatura chiara, che segue le seguenti precise regole. Le etichette devono sempre riportare le informazioni del tipo:
a) Nome e indirizzo dell’operatore, del proprietario e del venditore del prodotto (può essere presente un unico nome se i soggetti in questione coincidono). Sui prodotti bio deve essere sempre presente il nome dell’ultimo operatore che ha maneggiato il prodotto, ad esempio produttore, trasformatore o venditore. Ciò vale per i prodotti confezionati. Se i prodotti non sono confezionati, il consumatore può chiedere all’azienda di fornire la certificazione che attesti che si tratti di un prodotto biologico certificato correttamente da un ente autorizzato.
b) Nome del prodotto, che deve essere accompagnato da un riferimento al metodo di produzione biologico nella denominazione di vendita per i prodotti con almeno il 95% in peso degli ingredienti di origine agricola bio, oppure da un riferimento al metodo di produzione secondo l’agricoltura biologica solo nell’elenco degli ingredienti se quelli bio sono inferiori al 95%.
c) Numero di codice. È il numero di codice attribuito dallo Stato all’organismo di controllo del biologico che ha effettuato le proprie verifiche sul produttore o sul più recente passaggio di trasformazione. Una dicitura indica il metodo di produzione, ad esempio “biologico” o “bio”, oppure “eco”; il codice numerico viene attribuito dal Ministero delle Politiche Agricole.

Un Paese l’Italia dove i controlli su qualsiasi cosa lasciano un po’ l’amaro in bocca.

Carlo Degiacomi
AMBIENTE
Rubrica di NUOVO PROGETTO

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