Scopri dove sono

Pubblicato il 10-01-2019

di Michelangelo Dotta

di Michelangelo Dotta - Genitori e figli e le nuove forme di controllo.
Se l’inarrestabile mondo dei social mostra segni di cedimento per una fascia di giovani che in numero crescente si dichiarano meno attratti dalla costante esposizione mediatica della loro esistenza, l’interesse degli adulti per questo universo parallelo è in continua crescita.

Spinti di fatto dal buon proposito di controllare i figli adolescenti nella loro navigazione solitaria, molti adulti non solo hanno imparato ad conoscere e usare lo strumento, ma ne sono stati letteralmente affascinati fino ad introdurlo nella pratica quotidiana dei rapporti sociali come di lavoro. Il gruppo di genitori che attraverso le app segue gli spostamenti dei figli, ne legge corrispondenza fotografica e messaggi, verifica tempi di permeanza sulle diverse piattaforme, scopre gusti e tendenze che verbalmente mai sarebbero state rivelate, ha lentamente costruito una rete di rapporti e di amicizie virtuali che nel nome del bene comune della prole, si è rivelata ricca dispensatrice di sconosciute possibilità.

Condividere la quotidianità tra genitori è diventato cool, si scoprono esigenze e problemi affini, si celebrano ricorrenze collettive, ci si consulta in diretta ed in ogni luogo o momento, pronti ad intervenire singolarmente o in gruppo laddove il pericolo è in agguato. I benedetti figli, sempre più di frequente “smettono” di usare i social, un po’ per moda, un po’ per troppa assuefazione, forse per noia, ma i loro padri e le loro madri, cresciuti tecnologicamente alla loro scuola, stanno sviluppando nei confronti della rete e delle su e infinite possibilità, un vero e proprio innamoramento.

Complici senza dubbio alcune applicazioni che sembrano garantirli e tranquillizzarli sulla condotta dei propri rampolli; il compromesso di essere costantemente geolocalizzati in cambio del permesso di un’uscita un po’ dubbia o il rientro ad un’ora esageratamente tarda, per esempio, fa felici apparentemente entrambe le parti con buona pace dell’intera famiglia ma tant’è... un’occhiata sul pallino rosso che dallo schermo di mamma segnala lo smartphone della figlia sulla mappa stradale, sembra chetare i campanelli d’allarme dall’ora impossibile ma, per non rovinare fragili equilibri e demolire all’istante certezze illusorie… «non voglio essere invadente fino a questo punto»… nessun genitore azzarda una chiamata.

Potrebbe non ricevere risposta e cadere di fatto in uno stato d’angoscia… «ma dove sarà finita?»… o più semplicemente sentire una voce sconosciuta (il detentore temporaneo dello smartphone delle figlia che nel frattempo è in tutt’altro luogo da quello pattuito) rispondere in maniera evasiva abbozzando improbabili scuse. Già, perché il telefonino geolocalizzato rivela le coordinate del luogo in cui fisicamente si trova (quello concordato per tranquillizzare mammà e prolungare l’uscita fino a notte fonda) ma non l’identità di chi in quel momento lo detiene (l’amico compiacente). Come dire… tanta evoluzione tecnologica per tornare al punto di partenza.

Michelangelo Dotta
MONITOR
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

 

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