Quando il santo buca il video

Pubblicato il 30-01-2013

di Flaminia Morandi

Non sono poche ormai le iniziative cattoliche nelle televisioni. Senza contare tutto l'universo delle trasmissioni religiose all'interno delle reti nazionali laiche. Tutto questo dice l'interesse attivo della Chiesa verso la televisione, a differenza della radio spesso guardata con un certo sospetto. O meglio, all'esordio della Rai negli anni cinquanta, il sospetto non c'era: la Chiesa incoraggiò da vicino i primi dirigenti Rai, tutti cristiani doc, credenti impegnati personalmente, gente di serio cammino spirituale. Per esempio, Pier Emilio Gennarini vice direttore o Filiberto Guala amministratore delegato. Non a caso poi Gennarini diventò catechista itinerante catecumenale e Filiberto Guala monaco trappista.
Padre Filiberto GualaDisse che dopo aver messo piede in convento, la televisione non l'aveva più guardata: forse perché era deluso di come era finita politica e clientelare una gestione che era cominciata spirituale.

Quella televisione di allora, travolta dalla politica, dal mercato e dalla globalizzazione, non c'è più. Oggi una tv “generalista” come quella di Stato degli anni cinquanta sarebbe anacronistica, impensabile. Ma una tv tematica, libera dal mercato, perché no? Se usata bene, conoscendola, sapendo prevenire le sue distorsioni, la tv può essere l'amplificatore dello Spirito Santo. Il discorso è semplice. La tv fa passare soprattutto la comunicazione non verbale: come nella comunicazione interpersonale, in tv il 70% delle parole va perduto. Al contrario, ciò che rimane nella memoria è il corpo di una persona, la sua fisicità. La tv è un medium piccolo, che lavora di dettagli e primi piani. Il montaggio può manipolare il contenuto di una notizia, ma non può cancellare un volto, uno sguardo, un gesto, una voce. Dal corpo, dalla fisicità espressiva, i telespettatori si fanno l'idea della persona, capiscono se dice la verità o no, simpatizzano o la rifiutano.

Per i Padri della Chiesa - ma già San Paolo lo diceva - l'uomo è fatto di tre dimensioni: il corpo, l'anima (la parte psicologica, la volontà, la memoria) e lo spirito, cioè l'immagine di Dio impressa nella persona umana dalla creazione e potenziata con il battesimo. La vita umana è un passaggio, un'occasione, un percorso dato all'uomo perché dall'”immagine” di Dio impressa nel cuore passi alla “somiglianza” con Dio (san Ireneo). Alle persone che vivono una profonda vita nello Spirito, succede che la luce interiore a poco a poco invada le altre dimensioni della persona: l'anima (e col tempo pensieri, sentimenti, volontà, gli stessi difetti diventano “spirituali”, purificati), e poi il corpo, che diventa anch'esso, anche se brutto, “bello”, “luminoso”, carismatico. Un corpo trasparente allo spirito, che lascia passare lo spirito.

Papa Benedetto XVI inquadrato su più schermiÈ il significato originario dell'aureola nei quadri dei santi. È il corpo trasparente allo spirito che rende significativi per tutti il papa e madre Teresa (anche per gli hindu e i musulmani, in barba ai “dialoghi interreligiosi” dei teologi). Il video dissolve le parole, ma rimane anche nel cuore di un distratto il corpo del papa, i capelli scomposti, il volto tra le mani, i solchi delle rughe di madre Teresa, i piedi accartocciati di chi non sa cosa vuol dire risparmiarsi. La televisione, sentina e veicolo di ogni genere di spazzatura, questo lo lascia passare: il corpo "santo", il corpo "trasfigurato", come il corpo del Signore sul Tabor.
Se succede che guardando dei testimoni credibili e autorevoli in tv a qualcuno viene la vocazione, qualcosa vuoi dire. Certo, nell'evangelizzazione non c'è niente di meglio della comunicazione personale: ma è straordinario, la televisione lascia passare la comunicazione del corpo santo, ed è di questo che un evangelizzatore televisivo deve approfittare.

Flaminia Morandi
NP novembre 1997

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