Gli ultimi nella Bibbia (2/5)

Pubblicato il 10-09-2013

di Rinaldo Fabris

di Rinaldo Fabris - I profeti difensori dei poveri.

Gigi Vidris, Tempo di Pasqua nel ricordo dell'esodoLa seconda tappa di questa storia di liberazione che approda a Gesù è la storia dei profeti. La grande novità della storia biblica è già segnata e contenuta nell'Esodo. Verrà riletta nella storia dell'Esodo anche l'immagine del Dio creatore, un Dio che fa uscire il mondo dal caos, che stabilisce un rapporto di libertà con l'uomo, che chiama alla comunione: è la storia della prima coppia umana. Si tratta sempre di Dio che chiama alla libertà uscendo dalle sicurezze. Ma questa intuizione è nata dall'esperienza, storicamente datata, dell'Esodo.


LA DENUNCIA DELL'INFEDELTÀ

A questo cuore della Bibbia si richiamano i profeti. Quando nei secoli IX e VIII avanti Cristo si riproduce nella terra della libertà, il Paese bello e spazioso, che doveva essere per gli ebrei la terra della libertà nella comunione con Dio come condizione di comunione tra le persone liberate, quando in quella terra si riproduce l'esperienza faraonica – l'accentramento della ricchezza, una classe di militari e di amministratori che, fiscalizzando i prodotti dei campi dei piccoli commercianti, creano miseria – intervengono i profeti denunciano questa infedeltà all'Unico, che è ingiustizia e violazione dei rapporti umani. È impossibile dimenticare nella storia biblica questo rapporto con Dio che non sta nel tempio e nel palazzo, ma sta con quelli che hanno bisogno di capire la ragione del loro vivere, per attuare rapporti di giustizia e, nella giustizia, di libertà.

Amos era un castaldo, un fattore, e divenne ambasciatore di Dio, profeta, nel regno del nord. Era sovrintendente agli orti regali, conosceva dunque i meccanismi del rapporto perverso tra i grandi commercianti e i piccoli proprietari, il fiscalismo che opprimeva i lavoratori dei campi. Così scrive Amos: “Per tre misfatti d'Israele e per quattro non revocherò il mio decreto di condanna, perché hanno venduto il giusto per denaro e il povero per un paio di sandali” (Am 2,6). È il mercato della manodopera: la gente che veniva ipotecata per vivere. Continua lo stesso testo di Amos: “Essi che calpestano come la polvere della terra la testa dei poveri e fanno deviare il cammino dei miseri, e padre e figlio vanno dalla stessa ragazza, profanando così il mio santo nome” (Am 2,7). Qui si fa accenno all'orgia idolatrica, collegata con l'oppressione, il frutto della violenza usato per la strumentalizzazione del rapporto di amore. “Su vesti prese come pegno si stendono presso ogni altare e bevono il vino confiscato come ammenda nella casa del loro Dio” (Am 2,8). Per questo, avendo tradito il rapporto con l'Unico a causa della ingiustizia e della violenza, torneranno nella schiavitù; hanno creato una storia di anti-Esodo, che è antilibertà, pervertendo l'immagine di Dio. La falsa immagine di Dio crea un rapporto di perversione sociale: il dio della natura, il dio agricolo, prende il posto del Dio della storia che fonda rapporti di libertà.

La denuncia dei profeti, dunque, si richiama al tema dell'Esodo in un momento in cui viene snaturata l'esperienza di Dio nella terra che doveva essere la garanzia, la base storica e materiale di una libertà. Essa era fondata sul rapporto con Dio, l'Unico, il Signore che aveva preso a cuore la storia degli oppressi.
In questi secoli matura la speranza per i poveri, proiettata nel futuro. Dall'immagine di un'esperienza fallimentare (non basta cambiare posto per avere la libertà, non basta passare dall'Egitto alla terra di Canaan, non basta nemmeno cambiare il nome di Dio dal vecchio nome pagano al nuovo nome Yahweh) si comprende che l'essenziale è vivere rapporti nuovi con Dio. Anche le strutture politiche (anche la monarchia, che doveva essere segno di autonomia, di libertà) non bastano per garantire la libertà per i poveri.


LA SPERANZA DI GIUSTIZIA PER I POVERI


I profeti intuiscono che Dio può far ripartire la storia nel futuro con i poveri. I miseri, convocati attorno al Signore, saranno il nucleo di una comunità nuova: il resto fedele, portatore delle speranze messianiche. Nei testi che esprimono questa grande speranza, della quale si farà interprete il falegname di Nazareth diventato profeta e guaritore, è chiaramente affermato che i destinatari di questa speranza che riguarda il futuro sono il resto di Israele formato dai poveri.
Uno dei testi che venivano recitati nella sinagoga e che esprimevano questa speranza del re ideale, è il Salmo 72, dove si invocano da Dio le qualità per il buon governo. I miseri possono aspettare la giustizia solo da un re giusto. Non possono farsi giustizia da soli.

I ricchi possono farsi giustizia da sé, non hanno bisogno del magistrato o del re. Ma un re giusto potrà far giustizia ai poveri: “O Dio, affida al re il tuo diritto, al figlio del re la tua giustizia; egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia e i tuoi poveri secondo il diritto” (Sal 72,1-2); allora ci sarà pace, ci sarà giustizia: “Le montagne portino pace al popolo e le colline giustizia. Ai poveri del popolo renda giustizia, salvi i figli del misero e abbatta l'oppressore” (Sal 72,3-4); “Egli libererà il misero che invoca e il povero che non trova aiuto” (Sal 72,12). Qui risuona la speranza dell'Esodo, che era stata sfigurata e calpestata nell'esperienza politica e sociale che doveva invece garantirla.

Il re ideale, il figlio di Davide, sarà un re che attuerà la giustizia per i miseri, per i poveri. C'è un testo di Isaia che parla di un re che ha tutte le qualità per poter rendere giustizia: allora ci sarà uno shalom, una pace, un benessere, una felicità che trasformerà anche il mondo fisico; ci sarà come riverbero la pace anche nel mondo animale. Il mondo ritroverà l'equilibrio originale: non la violenza, non la sopraffazione, ma rapporti di convivenza e di armonia, come afferma Is 11,1-9: “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio. La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi. Il lupo dimorerà insieme con l'agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l'orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà a mano nel covo del serpente velenoso. Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare”.

da NP, marzo1984

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