Il genio di Ignazio

Pubblicato il 02-05-2016

di Flaminia Morandi

Albert Chevallier-Tayler, Ignatius at Manresadi Flaminia Morandi – “Polvere sociologica” chiamava i cristiani incapaci di dare testimonianza coraggiosa e coerente con la propria fede il teologo ortodosso Pavel Evdokimov, tanto amato e citato dagli ultimi pontefici. Persone che hanno scambiato il loro battesimo con un’appartenenza sociologica che li fa sentire meno soli e spaventati, ma restano cristiani insignificanti e tiepidi. Come quelli che nell’Apocalisse il Signore dice di vomitare dalla sua bocca: perché non sono né freddi né ferventi, né atei né appassionati. La tiepidezza, il farsi un nido comodo, il piegare il vangelo ai propri interessi sono il cancro della testimonianza cristiana.

Ci sono tre tipi di persone, dice sant’Ignazio di Loyola, il fondatore della Compagnia di Gesù a cui appartiene papa Francesco dai suoi 17 anni. Negli Esercizi Spirituali racconta la storia di tre persone che hanno intascato disonestamente una mazzetta da diecimila ducati, pressappoco 160 mila euro attuali. Tutti e tre vorrebbero salvarsi in Dio e liberarsi dal peso dell’attaccamento al denaro disonesto, ma nello stesso tempo lo amano. Dentro di loro divampa un’aspra battaglia tra l’angelo del buio e l’angelo della luce: nella seconda settimana degli esercizi Ignazio suggerisce appunto la meditazione dei due vessilli che sventolano sul campo di battaglia tra i vizi e le virtù. Non ha dubbi: cupidigia per le ricchezze, vanagloria, superbia possono essere vinte solo da povertà, disprezzo di sé e umiltà, nello spirito di san Francesco d’Assisi.

Ma i nostri tre ladroni adottano ognuno una propria strategia. Il primo vuole salvarsi ma non usa i mezzi per farlo fino all’ora della morte. Il secondo vuole liberarsi dall’attaccamento senza perdere la mazzetta e con argomenti falsi pretende di trascinare Dio dove vuole lui. Apparentemente in questo qui il vizio dell’avidità sembra spento; in realtà resta vivissimo e campa indisturbato. Il terzo vuole sinceramente liberarsi dall’attaccamento, diventare indifferente sia alla perdita che al mantenimento del denaro e gustare finalmente la pace. Con ogni mezzo si sforza di strapparsi di dosso l’interesse personale, l’amor proprio, la paura del futuro. Prova a sopprimere il desiderio sia di tenersi la mazzetta che di mollarla e a cercare in ogni momento la volontà di Dio.

Anche se la lotta è destinata a non finire mai, solo il terzo può dirsi cristiano: ha capito che unicamente l’identificazione tra la volontà di Dio e la sua lo traghetterà nel mare aperto della libertà dall’ego e dalla paura. Solo lui oltrepassa quella che i nostri fratelli d’Oriente chiamano la porta della gnosi che apre alla visione trasfigurata della vita e del mondo e alla divinizzazione: cioè il passaggio dall’immagine di Dio alla sua realizzazione in ciascuno di noi e per ciascuno sempre diversa e inedita.



Rubrica di Nuovo Progetto

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