Il mondo come sacramento

Pubblicato il 06-01-2017

di Flaminia Morandi

di Flaminia Morandi - Anche se una persona fugge da Cristo più velocemente che può e va verso ciò che sente vero, in realtà corre tra le braccia di Cristo, diceva Simone Weil. Nella lunga storia delle religioni sono state rivelate molte verità su Dio, come una musica ricca e meravigliosa suonata da un’orchestra completamente fuori tono: fino a che il cristianesimo ha segnato la fine di tutte le religioni, scrive Alexander Schmemann (foto), grande teologo dalla Chiesa ortodossa d’America. Il libro è denso come il suo titolo: Per la vita del mondo. Il mondo come sacramento. Gesù lo dice chiaramente alla Samaritana (Gv 4, 19-23): “Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre…

È giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori”. La religione è necessaria quando c’è un muro di separazione tra Dio e l’uomo. Ma Cristo, che è insieme Dio e uomo, ha abbattuto il muro tra l’uomo e Dio. Cristo ha inaugurato una vita nuova, non una nuova religione. Per questo i primi cristiani non sentivano il bisogno di templi, non avevano culti specifici riconoscibili come tali, ma una semplice cena fraterna, non manifestavano nessun interesse particolare per i luoghi dove aveva vissuto Gesù e non usavano fare pellegrinaggi. La Chiesa in Gerusalemme per loro non aveva importanza: la Chiesa stessa era la nuova Gerusalemme.

Non ricordavano Cristo, erano certi che Cristo era con loro. Essendo sempre presente era molto più significativo dei luoghi dove aveva vissuto. In tempi di culti fastosi e misteriosi il loro comportamento era talmente insolito, che i pagani accusavano i cristiani di ateismo. È un libro indispensabile per raccontare l’essenza del cristianesimo al cristiano occidentale ignorante o confuso: talmente abituato a pensare il sacramento opposto alla Parola, dice Schmemann, da collegare la missione alla Parola e non al sacramento. E anche talmente abituato a considerare il sacramento come una parte o un’istituzione o un’azione della Chiesa e all’interno della Chiesa, che non vede la Chiesa stessa, comunità dei credenti, come sacramento della presenza e dell’azione di Cristo.

La questione fondamentale è: di che cosa siamo testimoni? Cosa abbiamo veduto e toccato con le nostre stesse mani? Di che cosa siamo diventati partecipi? Che cosa, chi abbiamo da dare agli uomini? Il punto è tutto qui: il peccato non è avere trascurato i doveri religiosi, è avere smesso di vedere tutta la vita come un sacramento di comunione con Dio, è avere pensato a Dio in termini di religione, cioè opponendolo alla vita. Il dramma dell’uomo non è aver preferito il mondo a Dio, ma non averlo trasformato in vita in Dio, pieno di Spirito e di significato.







Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

 

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