METANOEITE

Pubblicato il 30-01-2013

di Flaminia Morandi

Nella quaresima bizantina i quaranta giorni classici sono preceduti da una prequaresima di tre settimane, dove la lettura delle parabole del figliol prodigo e del fariseo e del pubblicano ricordano che solo l'umiltà Renzo Grazzini, Il figliol prodigoe la speranza segnano la ricerca di Dio, e l'ultimo giudizio e la caduta del paradiso servono a metterci faccia a faccia con la drammaticità della nostra condizione e a svelarci il ruolo di questo tempo liturgico: impegnare tutte le nostre energie per cambiare noi stessi e sfuggire a un tragico destino. Poi ci sono le sei settimane, i quaranta giorni della quaresima vera e propria, fino alla Grande settimana e all'esplosione di gioia della notte pasquale. Tempo del Triodon, sì chiama, dal libro del Triodon che raccoglie i testi di questo grande affresco liturgico.

Un lungo, graduale crescendo per dire che il cammino verso Dio è un'ascesi, una salita, verso una metanoia, un cambiamento profondo di mentalità e di vita, che implica fatica e dolore, anche fisico. La quaresima è un tempo per rientrare in se stessi, guardarsi senza ipocrisia, soffrire profondamente dei propri limiti e dei propri peccati fino a spezzarsi il cuore. Questo è il significato della contrizione: solo da un cuore spezzato sgorga il penthos, il pentimento, che rende possibile la trasformazione.
Tre settimane preparatorie per cominciare a levare gli occhi verso il cielo e staccarci dai sentimenti che ci legano alla terra, sei settimane per guardare la realtà con occhi sempre più spirituali, e infine per farci capaci di contemplare la Passione di Gesù e gioire della Santa Pasqua.

Bibbia illuminata dalla luce di una candelaIl corpo c'entra nell'ascesi, altrimenti il corpo resterebbe escluso dalla vita divina, invece è nel corpo che Dio si è messo a camminare accanto a noi. Ascesi del corpo vuol dire veglia: veglia notturna quotidiana leggendo il vangelo, dicono i libri liturgici. Ascesi vuoi dire digiuno: coloro che non mangiano muoiono, ma solo chi perde la propria vita la troverà, e non di solo pane vive l'uomo.
Con il digiuno rifiuto di sottomettermi alla necessità del cibo, controllo il mio desiderio e lo libero dal bisogno per trasformarlo in desiderio e bisogno di Dio, per interrompere il rapporto di morte tra l'uomo e il mondo, per vedere il mondo non più come una preda ma come un'eucaristia, per contemplare la natura come parola e profumo di Dio.

Il digiuno fa partecipare l'uomo alla fame profonda di tutta la creazione che solo lo Spirito può saziare. Solo lo Spirito da forza e motivo al digiuno. Il digiuno di cibo infatti è simbolo del digiuno spirituale, il digiuno da ogni male, dal potere e dalla gloria umana, da ogni peccato.
Il digiuno per morire a se stessi: la funzione della quaresima è come quella del deserto biblico, il luogo dove la battaglia è più difficile, ma anche il luogo da cui solo Dio può salvarci, dove è più evidente il suo potere. Nel deserto si guarda la morte in faccia, per morire e risorgere con Cristo.
Il digiuno bizantino arriva alla rinuncia dell'eucaristia, una caratteristica della spiritualità orientale a cui gli ortodossi sono molto fedeli. Una tradizione della Chiesa antica, quando l'eucaristia, evento di gioia, era riservata solo alle domeniche, alle feste e al sabato.

Icona di san Silvano dell'AthosLo stato d'animo della quaresima è l'opposto della gioia, è il "tieni il tuo spirito all'inferno e non disperare" di san Silvano dell'Athos, è la consapevolezza del peccato, è la presa di coscienza della devianza dell'io e della sua morte spirituale, degli inferi personali e collettivi da cui ci libererà solo Qualcuno che scenderà a sprigionarvi la luce. Finché questo non accade, lungo i giorni della quaresima, nell'oscurità della sera, a luci quasi spente, l'altare velato, con numerosissime e profonde metanie fino a terra, ci si comunica con il vino e il pane consacrati la domenica prima: la "liturgia dei pre-santificati".

Chissà cosa abbiamo fatto, noi occidentali, del digiuno e dell'ascesi? Chissà se crediamo ancora alla sua utilità? Magari ci sembra che l'ascetismo sia quasi una perversione, che l'autorepressione sia il contrario della crescita nella libertà, dell'apertura agli altri. La penitenza non trasforma automaticamente la gente in cristiani.

Ma di quale penitenza parla il Vangelo? Metanoeite, dice Giovanni Battista: cambiate vita. Ma la Vulgata ha tradotto poenitentiam agite, ed è la prima distorsione storica del significato della penitenza cristiana: "poena" in latino vuoi dire "punizione". Non era questo ciò che Giovanni intendeva. Monica Salvo, Se qualcuno vuole venire con me prenda la sua croce e mi segua"Se qualcuno vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua", dice Gesù.

Metanoeite rinunciando a voi stessi, prendendo le distanze da tutto ciò che è superfluo nella vostra vita che, a ben guardare, è quasi tutto.
Metanoeite: è il contrario del ripiegarsi su se stessi, del fare autodiscipline di penitenza. È aprirsi a una nuova vita, ed è l'invito della lunga Grande quaresima.
 
 

Flaminia Morandi
NP marzo 2000

 

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