Signore, posso prestarti il sepolcro?

Pubblicato il 24-10-2011

di Michele

La Resurrezione di Cristo squarcia il buio dei nostri sepolcri e riempie di vita vera noi, la società, il mondo.

di Michele Pio Sardella


Ramo coperto di gemmeHo appena terminato un altro giro di benedizione delle famiglie della nostra parrocchia e delle loro abitazioni. Davanti al Signore, con gli occhi che mi si chiudono dalla stanchezza, cerco di meditare e pregare su tante cose ascoltate, dette, viste, immaginando vie di soluzioni e sognando il meglio per chi mi circonda e mi chiede aiuto. Ma penso anche alla terra che amo di più, l’Africa, e al mondo intero. Ci sono volti di nuove povertà, di emarginati, di malati, di sofferenti, di socialmente marchiati, di feriti nell’anima, di quanti sono costretti ogni giorno a divorare solitudine. E ci sono anche tante realtà belle che non fanno notizia.

Mentre prego, benedico il Signore per tutto il bene e bello che si sta sviluppando in molte coscienze, sorgenti di enorme speranza e serbatoi viventi di vita per gli altri. Penso ai giovani, a tutti gli operatori di giustizia e pace vera, Bambina vestita da angeloai tanti punti luce sparsi nei condomini e nella società, aiuto sempre presente per gli smarriti in cerca di riferimento e senso di vita. Sono realtà di ascolto e condivisione che scandiscono ogni giorno il diario dell’amore di Dio per tante persone.

A Lui non nascondo, allo stesso tempo, che sono preoccupato per l’onda di freddezza fra gli uomini che sta invadendo le strade, i luoghi della vita comune e familiare. C’è un crescendo di insofferenze e di sofferenze che lacerano le persone e fanno crescere nuove fasce di indigenza materiale e spirituale. La lista è lunga, dall’infanzia alla vecchiaia: genitori con bambini colpiti da malattie rare, bimbi in età scolastica che oggi sono più in difficoltà affettiva di come dovrebbero essere, adolescenti che si aprono alla vita frastornati dall’oggi, l’enorme bacino della gioventù attenta ma anche tanto distratta, le solitudini e le sofferenze dei calunniati, delle donne sfruttate e oppresse, delle mamme e dei papà trafitti da lutti e perdite insostituibili, dei tanti amori finiti, dei morti di aids, Alunni della scuola media Ugo Foscolo di Taranto, I bambini diventano le prime vittime della guerradelle vittime della fame e delle guerre, dei senza lavoro e senza casa, dei perseguitati a motivo della loro fede, …

In un crescendo di sofferenza interiore, metto ai suoi piedi lo sgomento delle famiglie che non riescono a far quadrare il bilancio a fine mese, le vittime dei terremoti, chi sta perdendo il lavoro, chi è stanco di vivere e grida ‘aiuto’.
Mi son detto: “Voglio fare qualcosa di bello per Te e per gli altri questa Pasqua”.

Allora ho pensato: “Ecco, quest’anno desidero prestarti il mio, il nostro sepolcro, perché tu vi entri. Voglio che la morte diventi una Pasqua, un passaggio. Desidero che la morte partorisca la vita. Sogno per un istante che la terra diventi un grembo e il sepolcro una culla. Tu sei disceso nel regno della morte e oggi ti chiedo di scendere anche nel regno delle mie, delle nostre ombre, delle mie paure, delle paure di questa nostra umanità. Hanna Varghese, L'angelo sposta la pietraTi chiedo di prendere per mano la morte che è in me, in ciascuno di noi, di riportare tutto alla luce, risvegliandoci alla vita. Con te vorrei seppellire i torti subiti, le occasioni mancate, il bene che avrei potuto fare e non ho fatto.

Vorrei poterti parlare anche a nome di Monica, sotterrata da sentimenti di colpa, a nome di Sonia oppressa dai dubbi, di Luciano sicuro di sé e tanto fragile, di Stefano che ha deciso di smettere di bere, a nome delle vittime delle continue liti in famiglia, degli incidenti stradali, del mio amico senegalese Kevin isolato e rigettato perché nero, di tante persone immerse nella depressione e tentate di suicidio, di tutti quegli individui forzati a vivere in una rete di centri di detenzione arbitraria in nome della sicurezza e del terrorismo.
Di tutte queste tombe, Signore, vorrei farne un grande sepolcro, pronto per Te, a tua disposizione.

Molti, Tu lo sai, preferiscono o sono costretti a rimanere nella tomba della propria paura e rassegnazione, delle proprie delusioni e ferite. Si sono sistemati nella tomba perché hanno paura della vita. Alzarsi costa loro fatica, dolore, significa esporsi di nuovo alla vita che li ha già feriti. Di questo hanno tanta paura. Così, preferiscono rimanere distesi.

Il Padre, però, ha voluto che per la tua Resurrezione gli esseri umani siano benedetti e percorrano una nuova via. Quanta gente hai tirato fuori dal sepolcro della loro malattia, di abitudini di vita di persone piegate su se stesse. Persone a cui tu hai dato il coraggio di sciogliersi dalle catene della propria paura, di Icona di Gesù che guarisce il paraliticonon lasciarsi più incatenare al letto dei propri blocchi, ma ad alzarsi, prendere il proprio lettuccio e camminare. In ognuno di essi hai operato la resurrezione. Sono nati a vita nuova.

Dì anche a me e a tutti quelli oberati dalla vita quelle liete parole che indirizzavi agli ammalati, alla peccatrice, a quelli che hai risuscitato. “Alzati, vieni fuori e cammina”.
Scendi nella nostra oscurità, perché nel nostro cuore si faccia più luce, perché il sole di Pasqua risplenda e scacci ogni tenebra. La tua luce penetri in tutti gli angoli del nostro cuore, porti il calore della vita nel freddo interiore, la vitalità in ciò che in noi è rigido, la fiducia nella paura.
Pasqua è la festa della vita. Celebriamo il superamento della morte per mezzo della vita. Tu hai vinto la morte, in Te la vita è più forte della morte e non ha più fine. Questa è la vita che celebriamo a Pasqua! Il sepolcro diventa una culla, come la mangiatoia di Betlemme: Tu nasci e risorgi da due culle date in prestito.

E così si rinnova il mistero del Natale: a Betlemme Ti ho prestato una mangiatoia perché Tu nascessi, ora Ti offro un sepolcro perché Tu rinasca con noi tutti a nuova vita.
Da quel tuo sepolcro, diventato culla di vita nuova, parte una lunga catena di testimoni della Pasqua che con l’Angelo annunciano: “Peter Von Cornelius, Le tra Marie al sepolcroNon è qui, è risorto”. È la lieta novella di Dio per gli smarriti di cuore. Nessuno è destinato a restare nel sepolcro. Di qui sento partire una sfida per me e per noi tutti: diventare annunciatori-testimoni di uno stile di vita pasquale. Pietro e Giovanni lo saranno per il paralitico al tempio: “Non abbiamo né oro né argento, ma tutto quello che abbiamo Te lo doniamo: nel nome di Gesù risorto, alzati e cammina”.

Con Te risorto ci facciamo compagni di viaggio di ogni sofferente, di ogni cercatore di verità, di ogni ferito dall’esistenza terrena, per gustare insieme la beatitudine della resurrezione: “Abbiamo visto il Signore”!
Buona Pasqua, dunque, a tutti gli annunciatori e servi di speranza e di gioia pasquale, cellule vive di resurrezione!

di p. Michele Pio Sardella
comboniano

 
 
 

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok