Lui si è scelto “l’altro”

Pubblicato il 14-09-2011

di laura e giancarlo

Deposizione di Cristo
Il lenzuolo della sindone ci rimanda a Gesù e Gesù ci rimanda al prossimo.

di Ernesto Olivero 
 

 
 
Se anche avessi la certezza che quel lenzuolo ha avvolto il corpo di Gesù - mi commuove che una traccia umana di Lui, quasi una fotografia della sua passione e morte abbia attraversato i secoli per continuare ad interrogarmi - tuttavia, non conterebbe nulla se poi non vivessi da cristiano. Mi viene incontro la frase che i due angeli dicono alle donne entrate nel sepolcro con gli aromi per portare a termine la sepoltura: He Qi, Egli è risorto“Non cercate tra i morti colui che è vivo” Lc 24,5. Gesù è vivo, è in mezzo a noi, mi sta ascoltando e spero che sia contento. “Non abbiate paura! Voi cercate il Nazareno, il crocifisso. È risorto non è qui” Mc 16,6. Mi chiedo perché ci ostiniamo a vivere in una cultura della morte, a cercare tra i morti colui che è vivo. Forse perché abbiamo paura che ci guardi negli occhi e ci chieda: “Mi ami tu?”. Forse perché temiamo di dover lasciare sicurezze, ricchezze e potere?

Se Gesù mi guardasse negli occhi non abbasserei certamente lo sguardo e sarebbero occhi di riconoscenza, perché lui mi ha dato la certezza della vita eterna. Mi ha dato la certezza che il male non vince, il dolore non vince, perché lui è morto e risorto. Gesù è vivo, è sempre in mezzo a noi visibile, palpabile nell’altro che ho davanti. È lui che si è scelto “l’altro” nel più povero, nel carcerato, nell’affamato, nell’assetato, nell’ammalato, nello straniero, in chi è senza lavoro, senza casa, senza vestito, senza speranza, senza amore, senza ideali. Amando l’altro, noi amiamo lui, amando l’altro amiamo lui e noi stessi e cresciamo nella fede.

Il nostro Dio non è una teoria, è un fatto concreto: si è fatto amore perché potessimo diventare amore. Amando il suo volto che si rispecchia nel carcerato e nell’affamato non incontriamo un ricordo, una sensazione, una paura, ma il Vivente. L’incontro con Gesù e l’incontro con il prossimo sono la chiave della vita eterna. E le migliaia di persone che ogni giorno bussano alla porta degli Arsenali, sono il nostro prossimo. Alla fine della vita il giudizio consisterà nella continuazione della vita che ci siamo scelti. Volontario aiuta un anziano senza fissa dimoraAbbiamo per amore soccorso quotidianamente? Saremo nell’Amore. Abbiamo pensato sempre a noi stessi? Non so se basterà invocare misericordia, misericordia!

La nostra epoca è particolarmente lontana da Dio. Ruberie, scandali e violenze coinvolgono anche monasteri, parrocchie, seminari. Questo è uno dei motivi per cui la nostra Chiesa è presa di mira: non ha amato la verità, ha preferito a volte nasconderla pensando che i panni sporchi si lavano in famiglia. No, certi panni sono talmente sporchi che non si possono lavare in famiglia. Di fronte a questo male noi cristiani non dobbiamo né coprire, né scusare, ma stando dalla parte delle vittime cercare quel rigurgito di sincerità, di verità e di santità che ci farà entrare nella simpatia di cui godevano i primi cristiani. Non cerchiamo nella cattiveria degli altri il motivo di questi attacchi, ma viviamo, pur con tutti i nostri limiti, 24 ore su 24 da cristiani. Un articolo che ho letto di recente preannunciava il declino della Chiesa. Mi ha fatto sorridere. Altro che declino se la Chiesa diventa santa, se risorge, se rinasce!

La gente che ci osserva deve poter dire: “Ho incontrato un cristiano, quindi ho incontrato Gesù”. Non è poesia, dovrebbe essere così. Ieri ho incontrato all’aeroporto il sorriso di una suora che veramente sprigionava Gesù e nello sguardo ci siamo salutati. La gente dovrebbe poter dire così: Suora missionaria che parla con un bambino“Ho incontrato un cristiano, ho incontrato la speranza, un buon consiglio, la generosità. Ho incontrato un cristiano e ho incontrato la chiave della vita che mi fa libero. Ho incontrato un cristiano che mi ha dato del tempo senza guardare l’orologio”.

Non cerchiamo tra i morti colui che è vivo. Il rinnovamento non sta in un nuovo Concilio o in una nuova serie di norme, sta nel desiderio di rinascere e di rientrare nel vangelo. Il cristiano che vive la presenza di Dio nel cuore non adora un lenzuolo, anche se è la fotografia di Gesù, ma fa vivere Gesù nella propria vita e lo testimonia semplicemente.

Ernesto Olivero

 

Sacra Sindone 
Nel 1978 desideravo che Madre Teresa venisse a Torino a parlare ai giovani: erano i mesi dell’ostensione della Sindone e avevo saputo che la Madre desiderava molto vederla. La invitai e l’andai a prendere in macchina a Roma.
La ricordo in ginocchio davanti alla teca di vetro, raccolta in preghiera. Dopo le domandai che cosa pensasse del lenzuolo e lei, indicandomi il tabernacolo, mi rispose: “Lì abbiamo Gesù!”
Se mai fosse dimostrato che la Sindone ha veramente avvolto il corpo di Gesù, cosa capiterebbe tra noi, chi si convertirebbe? Forse che con questa certezza noi cristiani saremmo più cristiani?
Gesù è vissuto sulla terra, eppure molti non gli hanno creduto. Molti lo hanno visto, lo hanno toccato, eppure non gli hanno creduto. Il Gesù vivo della Parola e dell’Eucaristia oggi ci interpella nuovamente e ci propone una vita nuova. Una resurrezione per noi che siamo apparentemente vivi, ma che spesso siamo morti dentro. E la vita nuova è aver incontrato Lui e permettergli di crescere in noi fino a lasciar morire il nostro io: “Ero un poco di buono, non perdonavo nessuno, avevo un mucchio di soldi, avevo prestigio; ho conosciuto Gesù e più nulla mi appartiene. Ero un uomo vecchio e sono diventato nuovo. Vedevo le cose con i miei occhi, non usavo misericordia a nessuno, il rancore mi prendeva, mi veniva incontro in modo suadente, mi faceva venire l’ira perché sentivo solo le mie ragioni, ora non è più così perché Lui è cresciuto in me”. Queste e tante altre cose mi dice “il lenzuolo”, senza pretesa di dimostrare se abbia o meno avvolto veramente il Corpo di Gesù. Se fosse malauguratamente andato distrutto nel suo lungo viaggio attraverso i secoli, per me nulla cambierebbe: la mia fede è in Gesù, che mi ha fatto conoscere il Padre, Tabernacolo della cappella dell'ospiteria dell'Arsenale della Paceche mi ha aperto alla potenza dello Spirito Santo, che mi accompagna con la dolce presenza di Sua Madre. Credo in questo Dio, che mi riporta ai dolori del mondo, alle lacrime che posso asciugare, a tutto ciò che posso fare perché altri uomini non abbiano più a soffrire. 
 
 
Ernesto Olivero
da editoriale NP 1998 n. 4
 
 

 

 

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