La porta del cielo

Pubblicato il 11-08-2012

di laura e giancarlo

di p. Michele Pio Sardella, comboniano - Erano circa le quattro del pomeriggio. Ero partito di buon mattino e facevo ritorno dalla visita alle comunità di Mitekete, uno degli otto centri che costituivano la nostra missione di Phalombe, in Malawi.

Vetrata illustrante l'unzione degli infermiSulla porta di casa intravidi uno dei responsabili di Nambiti, una cappella a cinque chilometri circa dalla missione, di nome Chapenda e il catechista Bwanaissa. Immaginai subito che avevano qualche problema da sottopormi. Li salutai ed essi mi spiegarono di che si trattava. Un anziano della comunità, di nome Mathias, era gravemente ammalato e chiedeva di vedermi per ricevere i sacramenti. Il tempo di bere un po dacqua, prendere lEucarestia e lolio degli infermi e partimmo. Lasciai il pick-up ai piedi della montagna e su a piedi verso labitazione dellammalato. In linea daria sembrava vicina, ma non fu così. Le nostre montagne di Phalombe apparentemente sembrano un blocco unico, ma in realtà sono un susseguirsi di saliscendi tra montagne e montagnole varie, che mettono a dura prova le gambe. Dopo unora di questo camminare, arrivammo alla capanna. Una capanna malandata tra varie altre, costruite su una specie di piattaforma naturale sui pendii del monte Mulanje ( foto)Il monte Mulanje.

Era davvero malandato, avvolto in una vecchia coperta. Quel che più ricordo di lui è il brillare dei suoi occhi quando mi vide. Forse aveva pensato che  data lora  non sarei arrivato. Lo accarezzai con dolcezza come la realtà più bella che avessi di fronte in quel momento. Si confessò, ricevette leucarestia e la consolazione dellolio sulla fronte, sulle mani e sui piedi. Assieme pregammo il Rosario e cantammo alcuni bei canti; mi intrattenni anche con quelli del clan, quindi cominciai a congedarmi da loro. Proprio mentre salutavo, Mathias fece cenno di volermi parlare e mi sussurrò con voce flebile: Bambo, mwanditsegulira khomo la kumwamba - Padre, mi hai aperto la porta del cielo.
Quella parole (la porta del cielo) mi ricordarono che il monte Mulanje è chiamato anche lisola del cielo. Su quella montagna, lisola del cielo, eravamo stati strumenti di un grande evento di gioia: il cielo si era aperto su Mathias, lo aveva abbracciato e i suoi antenati ne avevano gioito.

Scendemmo da quel pezzo di cielo, zigzagando tra dirupi e fiumiciattoli e scambiando tra noi pensieri ed emozioni, soprattutto sulle ultime parole dellanziano.
Il sole era ormai al tramonto e tornai a casa che era quasi buio. Ero stanco, ma la fatica della giornata mi sembrò nulla paragonata alla luce gioiosa di quegli occhi. Pregai, ringraziai Dio, mentre risuonavano nel mio cuore quelle sue parole:
«Ecco la dimora di Dio con gli uomini!
Egli dimorerà tra di loro
Ed essi saranno il suo popolo
Ed egli sarà il Dio con loro.
E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte,
né lutto, né lamento, né affanno,
perché le cose di prima sono passate». ( Ap. 21, 3-4)

Avevo visto la sua dimora su quel monte, in quella capanna. Egli stesso tergerà ogni lacrima dai loro occhi, trasformerà il loro lutto, lamento e affanno in gioia, perché egli fa nuove tutte le cose.
Ho ricordato lepisodio di Mathias, perché oggi festeggiamo lAssunzione della Madonna in cielo, una festa che ci parla dellincontro tra cielo e terra, Gregge di pecorecome fu già annunziato dagli angeli ai pastori: gloria nei cieli e pace sulla terra.
La tradizione cristiana dona a Maria il bel titolo di Porta del Cielo, la porta della nostra casa presso il Padre. Anche un proverbio del Malawi dice:  la porta di casa è la madre.

Maria è assunta in cielo in anima e corpo: anche per il corpo cè posto in Dio. Il cielo non è più per noi una sfera molto lontana e sconosciuta. Nel cielo abbiamo una madre. È la Madre di Dio, la Madre del Figlio di Dio, è la nostra Madre. Egli stesso lo ha detto. Ne ha fatto la nostra Madre, quando ha detto al discepolo e a tutti noi: "Ecco la tua Madre!" Nel cielo abbiamo una Madre. Il cielo è aperto, il cielo ha un cuore.

Nel Vangelo ascolteremo il Magnificat, questa grande poesia venuta dalle labbra, anzi dal cuore di Maria, ispirata dallo Spirito Santo. È un canto meraviglioso in cui si riflette tutta lanima, tutta la personalità di Maria.
Esso comincia con la parola "Magnificat": la mia anima "magnifica" il Signore, cioè "proclama grande" il Signore. Maria desidera che Dio sia grande nel mondo, sia grande nella sua vita, sia presente tra tutti noi. Ella sa che, se Dio è grande, anche noi siamo grandi. La nostra vita non viene oppressa, ma viene elevata e allargata: proprio allora diventa grande nello splendore di Dio.
Solo se Dio è grande, anche luomo è grande. Con Maria possiamo cominciare a capire che è così. Non allontaniamoci da Dio, ma rendiamo presente Dio; facciamo sì che Egli sia grande nella nostra vita. È importante che Dio sia grande tra di noi, nella vita pubblica e nella vita privata. Se Dio entra nel nostro tempo, tutto il tempo diventa più grande, più ampio, più ricco. Siamo dei comuni cristiani; lavoriamo in svariate professioni; tutta la nostra attività scorre lungo binari ordinari; tutto si svolge secondo un ritmo abituale, senza sorprese. I giorni sembrano tutti uguali tra di loro, perfino monotoni. Ebbene, questo schema di vita, in apparenza così consueto, ha un valore divino; è qualcosa che riguarda Dio stesso, perché Cristo vuole incarnarsi nelle nostre occupazioni e animare dal di dentro anche le azioni più umili.
Maria Magdalena Hafenscheer, La Madonna esorta alla conversioneIl Magnificat è un "tessuto" fatto totalmente di "fili" dellAntico Testamento, fatto di parola di Dio.

Maria era, per così dire, "a casa" nella parola di Dio, viveva della parola di Dio, era penetrata dalla parola di Dio. Nella misura in cui parlava con le parole di Dio, pensava con le parole di Dio, i suoi pensieri erano i pensieri di Dio, le sue parole le parole di Dio. Era penetrata dalla luce divina e perciò era così splendida, così buona, così raggiante di amore e di bontà. Maria vive della parola di Dio, è pervasa dalla parola di Dio. E questo essere immersa nella parola di Dio, questo essere totalmente familiare con la parola di Dio le dà poi anche la luce interiore della sapienza. Chi pensa con Dio pensa bene, e chi parla con Dio parla bene. Ha criteri di giudizio validi per tutte le cose del mondo. Diventa sapiente, saggio e, nello stesso tempo, buono; diventa anche forte e coraggioso, con la forza di Dio che resiste al male e promuove il bene nel mondo.
E, così, Maria parla con noi, parla a noi, ci invita a conoscere la parola di Dio, ad amare la parola di Dio, a vivere con la parola di Dio, a pensare con la parola di Dio. Maria è assunta in corpo e anima nella gloria del cielo e con Dio e in Dio è regina del cielo e della terra. È forse così lontana da noi? È vero il contrario. Proprio perché è con Dio e in Dio, è vicinissima ad ognuno di noi. Quando era in terra poteva essere vicina solo ad alcune persone. Essendo in Dio e con Dio, è vicina ad ognuno di noi, conosce il nostro cuore, può sentire le nostre preghiere, può aiutarci con la sua bontà materna e ci è data  come è detto dal Signore  proprio come "madre", alla quale possiamo rivolgerci in ogni momento. Come il Figlio, questa Madre ha conosciuto le prove e i dolori della vita: stava ai piedi della croce.

E continua a restare ai piedi e accanto ai tanti crocifissi e poveri cristi di questo mondo& come Madre, come porta del cielo spalancata sullumanità, come maestra di attenzione e sollecitudine fattiva per i più bisognosi tra gli uomini e donne che incontriamo sulla nostra strada.
A tutte le persone che incontro in Chiesa, nelle case e nei tanti incontri, ripeto sempre: seminate umanità nuova, donate pezzi di cielo a chi incontrate.

Tante sono le situazioni dei nostri giorni che chiudono il cielo sulle vite umane. Purtroppo, mille rumori ci frastornano, a volte hanno il timbro della protesta, spesso si connotano di pianto, ancor più spesso sono lamenti forti e continui: i lamenti delle vittime delle guerre, dei malati, dei bambini torturati, uccisi, delle persone seviziate, abbandonate, dei perseguitati, di chi ha perso un lavoro, di chi attende un figlio, di tutte quelle voci che invano gridano verso il cielo.
Roberto Alabiso, AssuntaLi sentiamo, ma spesso non li ascoltiamo, non li accogliamo. E forse non sapere ascoltare questi lamenti è anche il non saper ascoltare il nostro lamento, di persone sazie, annoiate, risentite, incapaci di vedere oltre lorizzonte del nostro minuscolo mondo, incapaci di interrogarci, di affrontare le grandi domande e di accettare il timore che, da esse, inevitabilmente deriva. Anzi cè chi arriva a ripetere che Dio non può esistere perché permette il male degli innocenti e questo assunto li placa, li quieta, li mette dalla parte della ragione, proteggendoli dall'insonnia delle notti e dall'angoscia straziante del dolore del mondo. Quanti orrori  e quanti errori  derivano da questa falsa immagine dellonnipotenza di Dio.
Forse il pianto di tutti i milioni di vite innocenti che ogni giorno in modi diversi, da che mondo è mondo, vengono stritolate dal male, proprio quel pianto che si alza verso il cielo senza ottenere risposta, ci suggerisce che il passaggio, la vera liberazione  la vera risposta  è unaltra. Sapere che lonnipotenza di Dio e il cielo che contempliamo oggi sono frutto di un Dio che nel suo Figlio, nato da Maria, fatto Agnello immolato, condivide la stessa nostra disperata fragilità. E solo su quest'idea  sull'idea che condividiamo la fragilità, che le tue lacrime sono le mie e le Sue sono le nostre  si può immaginare un mondo che non scricchioli più sotto il delirio dell'onnipotenza umana ma che si incammini nella costruzione di una vera, nuova umanità, dove su ogni casa, su ogni tetto il cielo sarà aperto.

di p. Michele Pio Sardella
comboniano

 

 
 

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